Posto fisso? Che noia, che barba, che noia!
E così è arrivata anche la seconda dichiarazione infelice in una settimana. E’ un brutto segnale, tanto più brutto perchè il protagonista di questa nuova gaffe è il Presidente del Consiglio in persona, che – invitato mercoledì a Matrix – ha affermato: «Che monotonia il posto fisso». Una frase “forte” che si va ad aggiungere a quelle sull’articolo 18 che non dev’essere più considerato un tabù. Affermazioni che se fossero state fatte da berlusconi [in effetti lo stile ricorda proprio quello di certi proclami dell’ex premier], avrebbero portato alla sua crocefissione. Quanto detto da Monti svilisce qualcosa che per tanti è un punto di arrivo e per troppi è soltanto una pia illusione. Basti pensare ai milioni di precari: è di pochi giorni fa la stima dell’ISTAT per cui un giovane su tre è senza lavoro. Si pensi anche ai cinquantenni che, una volta estromessi dal mercato del lavoro, non sono più in grado di rientrarvi. Per non parlare poi delle banche che certamente non concedono mutui a chi non ha una posizione stabile, o dei mille stage gratuiti e senza prospettive con cui le imprese si garantiscono lavoro a costo zero.
L’elogio alla flessibilità fatto da Monti in realtà nasconde l’invito a rassegnarsi ed accettare una società ingiusta, in cui i “monotoni” in questione vengono chiamati a districarsi fra periodi più o meno lunghi di disoccupazione e fra un lavoro precario e l’altro, senza diritti nè sbocchi. Ed è proprio questo che è più inaccettabile della dichiarazione del Premier, rilasciata da chi – invece – dovrebbe per primo dare l’impulso perchè emerga finalmente una nuova Italia.