Votare secondo incoscienza
Poco fa la Camera si è nuovamente espressa, dopo un anno e mezzo, contro l’arresto del deputato del PdL e coordinatore del partito in Campania, Nicola Cosentino. Il risultato è stato possibile anche grazie ai voti della Lega, che – seppur spaccata al suo interno – si è ancora una volta sottomessa ai diktat di berlusconi. Certo fa piacere che gli uomini vicino a Maroni abbiano assunto una posizione contraria alla linea dettata da Bossi, resta soltanto da domandarsi come può il Senatur pensare di continuare a tuonare contro la mafia del Sud, e poi opporsi ogni volta alle richieste della Magistratura? Di quale credibilità ritiene possa ancora godere il suo partito? Quando si viene chiamati a decidere su questioni importanti come questa, si dovrebbe farlo indipendentemente dall’opportunità del momento. L’autorizzazione a procedere nei confronti di un politico di spicco, su cui pesano gravissime accuse di collusione con organizzazioni criminali, non può certo essere negata od accordata sulla base di alleanze o convenienze partitiche.
Così, il tentativo dei “maroniani” di smarcarsi da berlusconi sulla questione della legalità non è riuscito. La Lega continua ad andare a traino del PdL, che si configura sempre più come il partito dell’impunità, accampando l’abusato teorema dei complotti bolscevichi ad opera della Magistratura o, in alternativa, la solita panzana del fumus persecutionis. La scorsa settimana si è persino spinto a mettere in dubbio l’opportunità di operazioni di verifica fiscale come quella di Cortina. Evidentemente anche gli evasori fiscali sono perseguitati dalla legge! Fino a quando la maggioranza parlamentere sarà in mano al Partito della Libertà e ad uomini come Cicchitto, che aveva minacciato di compromettere il quadro politico nel caso Cosentino fosse stato arrestato, sarà difficile per questo Paese uscire dalle sacche del berlusconismo.
L’unità che divide
Ora, fingiamo di non ricordare che fino a qualche giorno fa ci avevano raccontato che il nostro Paese era fra quelli che in Europa aveva meglio reagito alla crisi economica. Fingiamo ancora di non considerare l’evidente malafede di chi si richiama alla Costituzione oggi, quando ieri non vi si è mai riconosciuto. Però il tentativo del Carroccio di motivare la propria posizione con questioni di ordine economico è davvero troppo indecente per non sentirsi presi in giro! Non sarebbe invece più leale dichiarare, senza nascondersi dietro l’ipocrisia di false spiegazioni, che per il Carroccio l’Unità dell’Italia non solo non rappresenta un valore da festeggiare, ma è qualcosa contro cui si è sempre schierato? Di cosa ha paura Bossi? Di incrinare la propria alleanza col PdL in un momento già così delicato per la maggioranza? Resta comunque l’infamia di un Governo che non riesce neppure ad avere una posizione condivisa su un bene assoluto come l’Unità nazionale, in spregio a tutti coloro che hanno lottato, arrivando persino a sacrificare la propria vita, per quest’ideale di libertà.
Vieni via con me
Il merito di Vieni via con me, che – come sottolinea Maltese – «a differenza di altri programmi proibiti non conduce battaglie politiche, ma sociali», è quello di aver «ricondotto alla platea Rai un pubblico giovane e colto che da tempo aveva abbandonato disgustato le reti pubbliche». Questo tentativo di contrapporsi all’egemonia aculturale del regime videocratico di berlusconi non poteva però non scatenare una reazione scomposta e violenta da parte di coloro che di tale regime sono i servitori, i quali – nel più puro stile berlusconiano – sono avvezzi discreditare ed aggredire chi osa muovere critiche al Governo. Ed ecco che così Roberto Saviano, reo di avere raccontato a nove milioni di telespettatori i rapporti tra mafia e politica al Nord tirando in ballo la Lega, viene inopinatamente attaccato dal Ministro dell’Interno, pur avendo fatto affermazioni risapute e confermate dalla Direzione Investigativa Antimafia. Come se non bastasse, proprio come aveva già fatto con Fini, Il Giornale – infastidito dalla popolarità trasversale dello scrittore casertano che contrasta un potere fortemente compromesso con le organizzazioni criminali – promuove una raccolta di firme contro di lui perchè lo ritiene responsabile di una campagna denigratoria del Nord [SIC!]. Tristi colpi di coda di un sistema ormai morente, che però è ancora in grado di fare molto male.
Anno nuovo governo vecchio
Intanto Maroni, l’unico Ministro dell’Interno al mondo ad essere stato condannato per aver morso la caviglia di un agente di polizia, ci dimostra che siamo tutti troppo buoni. La vicenda di Rosarno – dice – è figlia dell’eccessiva tolleranza nei confronti degli extracomunitari. Visto che quest’ultimi, come ricordato dal leader del suo partito, Umberto Bossi, ammazzano i cristiani, noi siamo del tutto legittimati non solo a fare a meno di legalità e solidarietà, ma anche ad essere un pò più burberi ed incazzosi. Magari – se scappa – pure un filo piduisti e razzisti. Ma si. Che vuoi che sia. Siamo o non siamo il Partito dell’Amore?