Non è Chance il giardiniere
Nel 1990 Sergio Mattarella si dimise da ministro della Pubblica Istruzione in segno di protesta contro l’approvazione della legge Mammì, che – unica al mondo – consentiva ad uno stesso soggetto privato di detenere più di due reti televisive nazionali. Fu tra i primi ad intuire il gravissimo azzardo di una legge che di fatto spianò la strada all’ascesa prima economica e poi politica di silvio berlusconi. Qualche anno dopo, in qualità di dirigente del Partito Popolare, definì «un incubo irrazionale» l’ingresso di Forza Italia nel PPE. Ecco perchè il Cavaliere, che è uomo che non dimentica gli sgarbi ricevuti, non ha gradito la sua candidatura al Quirinale. Chi fra i Cinque Stelle in questi giorni ha criticato la proposta di Renzi, contesta al neo Presidente quantomeno di non essere stato sufficientemente tempestivo – come Ministro della Difesa – nel denunciare l’estrema pericolosità dell’uso dell’uranio impoverito durante la Guerra del Golfo, come queste dichiarazioni di Occhetto rilasciate 15 anni fa e rivolte al Governo D’Alema fanno intendere. Ma al di là delle speculazioni dell’ultim’ora di cui certe formazioni politiche non sanno proprio fare a meno, Mattarella – autentico coniglio dal cilindro per il premier – è persona degna di considerazione. Bene ha fatto Renzi a seguire il consiglio di Bersani e a non puntare su Chance il giardiniere, ma su una figura di alto profilo, ferma ed indipendente, che sappia difendere la Costituzione e la legalità, e sia libero da logiche di partito.
Rinunciando al suo importante dicastero, 25 anni fa, Sergio Mattarella dimostrò un attaccamento non comune ai propri principi ed ideali. Il suo percorso è quello di un uomo delle Istituzioni schivo e discreto, ma tutt’altro che pavido e certo non manovrabile da alcuno, in grado di interpretare il suo ruolo in autonomia e con misura. Il nuovo Presidente ha sempre fatto dell’impegno nella lotta contro la mafia e di un lavoro rigoroso al Parlamento, al Governo e alla Corte Costituzionale la sua cifra caratteristica. Oggi riesce nella titanica impresa di mettere d’accordo quasi tutti: da Vendola ad Alfano, da Civati a Casini, dai fittiani ai fuorisciti grillini. Fra polemiche, malumori, strappi e dimissioni, gli altri è bene che se ne facciano una ragione.