Una condanna esemplare
«I sette anni di condanna inflitti a Berlusconi nel primo grado del processo Ruby -uno in più di quanto richiesto dalla pubblica accusa- sarebbero toccati a chiunque altro avesse tenuto simili comportamenti e avesse cercato di avvolgerli in una nuvola di menzogne prendendo in giro il Parlamento e i Tribunali della Repubblica. L’interdizione a vita dai pubblici uffici di un uomo che cerca il sesso a pagamento con delle minorenni, appare a sua volta un provvedimento minimale di precauzione della collettività. Di fronte a una mole schiacciante di riscontri e di prove documentali, Berlusconi ha come al solito opposto la sfacciataggine con cui si dichiara perseguitato. Ma il processo Ruby chiarisce, se mai ce ne fosse ancora bisogno, la sua assoluta incompatibilità con incarichi da uomo di Stato. Un evasore fiscale puttaniere è meglio che giri al largo dalle istituzioni». Così Gad Lerner sul suo blog.
Spiace non ritrovare lo stesso provvedimento di precauzione della collettività nè in Grillo che, al di là dei proclami di facciata, ha portato berlusconi nuovamente al centro della scena politica, nè tantomeno in Letta che, da una parte ha indotto il ministro Idem alle dimissioni dopo le polemiche sull’Imu non pagata, mentre dall’altra ha addirittura spianato la strada all’ex premier per la riforma costituzionale! Non resta che sperare che questa sentenza esemplare, che colpisce il Caimano per entrambi i reati di cui era imputato: concussione e prostituzione minorile, dia finalmente la misura politica di un personaggio che tutto deve continuare ad essere tranne che un uomo di governo intento a revisionare la massima legge dello Stato.
Larghi disaccordi
E così, alla fine, il Presidente Napolitano è riuscito a far bere al PD il calice amaro di un esecutivo col PdL. L’ipotesi tanto invisa sia all’elettorato del Partito Democratico che a tanti suoi esponenti si è materializzata al termine di uno stallo di due mesi. Più che di larghe intese però, si potrebbe parlare di larghi disaccordi, visto che berlusconi e Letta hanno espresso posizioni alquanto distanti, sia rispetto alla durata, che alla natura, che al programma, che alla composizione del Governo.
Un’operazione che ascrive berlusconi come il vero vincitore. Il Cavaliere finalmente ottiene ciò su cui aveva puntato fin dall’indomani delle elezioni, rappresentando il suo partito come forza responsabile e coesa a fronte della frantumazione del PD. Piazza Angelino Alfano allo strategico Ministero dell’Interno, e Quagliarello alle riforme, quindi anche a quella della giustizia e a quella elettorale. Le caselle riempite dal PdL sono diverse e pesanti e quelle non a suo appannaggio non sono comunque sgradite, come ad esempio la Cancellieri che va alla giustizia, offrendo una certa qual rassicurazione sul tema dei processi a carico di berlusconi. Poi naturalmente vince anche Grillo, che dopo aver denunciato da anni che PdL e PDmenoelle erano della stessa pasta, ora se li trova insieme al Governo, in uno scenario che gli permette di ricompattare il suo elettorato con affermazioni come questa: «Il governo che sta nascendo è un’ammucchiata degna del miglior bunga bunga. Tutti passivi tranne uno che di bunga bunga se ne intende». Il perdente? Naturalmente ancora una volta il PD, che si è mosso senza un minimo di dibattito che legittimasse una scelta tanto importante, incapace di motivare con chiarezza e convinzione il proprio cambio di linea.
Il ritorno
Le voci sono state confermate. Il ritorno alla guida del centrodestra è dato per sicuro. Otto mesi dopo le rovinose dimissioni, silvio berlusconi torna alla ribalta della cronaca, candidandosi per la poltrona di Presidente del Consiglio alle prossime elezioni politiche, con tanto di immancabili proclami sull’abolizione dell’IMU e la riduzione di tutte le tasse. E siccome dalle sue parti non si fa mai nulla senza prima avere il conforto di sondaggi favorevoli, è un dato di fatto che questa ennesima “discesa in campo” del settantacinquenne Caimano venga considerata positivamente.
E questo non solo – com’è presumibile – presso l’elettorato di destra, visto lo scarsissimo appeal di Angelino Alfano, ma persino dall’insospettabile vicesegretario nazionale del Partito Democratico Enrico Letta, il quale – ricevuta la notizia – si è subito affrettato a dichiarare che è meglio votare per berlusconi piuttosto che per Grillo. A parte il fatto che da un alto dirigente di partito mi aspetterei che non si avventurasse in sciocche ed inutili affermazioni da “Bar dello Sport”, mi domando se Letta abbia capito perchè i sondaggi danno un PDL in netta ripresa con berlusconi al timone. Sarà forse perchè dall’altra parte non si è organizzata ancora un’alternativa forte e convincente? Un alternativa in cui magari ci si arrischi persino ad affermare che è meglio votare per il PD che per gli altri?