For the love of Ella
Il 21 novembre di 75 anni fa una timida ragazzina di colore fa il suo debutto sul palcoscenico dell’Harlem Apollo Theatre, durante la serata dedicata agli artisti dilettanti. La giovane si presenta come ballerina, ma una crisi di nervi le impedisce qualunque movimento. Il presentatore la implora di darsi da fare e lei comincia a cantare. Nonostante l’insicurezza vince il primo premio. Il suo nome è Ella Fitzgerald. Quella sera stessa viene notata da Chick Webb, che la vuole come cantante della sua band. È l’inizio di un percorso luminosissimo. Ella ottiene successi leggendari con una carriera durata 60 anni. Migliaia di registrazioni, magici duetti, tredici Grammy Awards ed una laurea honoris causa. La sua vita personale è meno fortunata di quella professionale. La sua infanzia è di estrema povertà e viene trascorsa in un orfanotrofio prima e in un riformatorio poi. Ha 4 mariti ed un solo figlio. Storie complicate e senza fortuna. Chi non si innamora della sua voce di eterna ragazza? Ma poi il vivere quotidiano, la tensione continua per i suoi concerti, quel suo corpo goffo con i cento e rotti chili che si porta addosso rendono tutto difficile. In età adulta è vittima di una grave forma di diabete che la tormenta fino alla fine, facendole perdere la vista e l’uso delle gambe che le sono amputate a tre anni dalla morte.
Ci lascia un mare di meravigliose canzoni, scritte dai più grandi compositori americani, come Harold Arlen, George Gershwin, Irving Berlin, Cole Porter, Jerome Kern e Duke Ellington, nonchè dal maggiore musicista brasiliano: Carlos Anton Jobim. Brani immortali il cui ascolto ci conduce immancabilmente lontano dalle brutture di questa vita e ci fa sorprendere una volta di più della bellezza cristallina e travolgente di una voce senza tempo. Un vero e proprio strumento musicale che con inventiva e fantasia riesce sempre a ragalarci una nuova emozione, anche cantando per la milionesima volta lo stesso brano.