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Verdi e Verdini

Verdi e Verdini

La settimana politica è stata indubbiamente segnata dalle rivelazioni di Wikileaks, che hanno dimostrato – al di là delle dichiarazioni di facciata – la sfiducia profonda che la diplomazia americana nutre nei confronti di berlusconi. Io però voglio concentrarmi su tre altri avvenimenti, diversi fra loro, che tuttavia sono pienamente esemplificativi della cifra autoritaria ed illiberale di questa destra governativa.

Due giorni fa il coordinatore nazionale del PdL Denis Verdini, indagato per corruzione e associazione segreta, facendo seguito ad una nota di Napolitano dichiara: «Noi sappiamo delle prerogative del capo dello Stato, ma ce ne freghiamo». L’arroganza e la strafottenza di queste parole dimostrano, oltre al legittimo nervosismo dei falchi del Partito dell’Amore, l’ennesimo scriteriato attacco alla Costituzione e alle regole democratiche, che nell’eventualità di una crisi prevedono un preciso e collaudato iter istituzionale. Il Presidente della Repubblica ha infatti il dovere, visto che la nostra è una Repubblica Parlamentare, di verificare se in seno alle Camere esista un’altra maggioranza e – in caso affermativo – di affidare l’incarico di formare un nuovo governo a chi la rappresenta. Nelle stesse ore a Padova il consigliere provinciale della Lega Pietro Giovannoni afferma «Basta soldi pubblici alla Maratona di Sant’Antonio perché a vincere sono sempre atleti africani o comunque extracomunitari in mutande», mentre alcuni suoi colleghi di partito a Milano si oppongono all’assunzione di infermieri stranieri, anche se in Lombardia mancano circa 8mila infermieri, e di italiani se ne trovano sempre meno. Due fra i tanti segnali di intolleranza xenofoba e ottusa discriminazione di cui il Carroccio si fa triste portatore e che ben rappresentano l’altra faccia della protervia dell’asse berlusconi-bossi.

Appunto!

Appunto!

Il berlusconismo è entrato nella sua fase terminale. Una fase che verrà ricordata per Bertolaso, Scajola, Brancher e le rispettive cricche e – siccome non ci si vuol far mancare nulla – anche per le sue belle logge massoniche deviate. Ecco quindi che si scopre come il coordinatore del PdL Denis Verdini si sia impegnato – insieme al faccendiere piduista Flavio Carboni, al senatore amico dei mafiosi Marcello Dell’Utri, al sottosegretario all’Economia in odore di camorra Nicola Cosentino e ad altri stimati compagni di merenda –  nel mettere in piedi un sistema occulto di potere, allo scopo di condizionare i giudici della Consulta chiamati a decidere sul lodo Alfano, fare pressioni su componenti del Csm per la nomina a cariche direttive di alcuni magistrati graditi e promuovere ispezioni nei confronti di quelli considerati ostili, manovrare i PM dell’inchiesta sul G8, fabbricare falsi dossier ai danni degli avversari dentro il Popolo delle Libertà, e spartirsi malaffari di vario tipo.

Questo ennesimo scandalo è stato scoperto proprio grazie a quelle stesse intercettazioni telefoniche che il nostro beneamato premier vorrebbe pesantemente limitare. Guarda a volte la coincidenza! Non c’è niente da fare: le cose ultimamente per berlusconi stanno girando per il verso sbagliato, ed ora – dopo il Dipartimento di Giustizia americano – contro la cosidetta Legge Bavaglio interviene anche l’ONU, che chiede al governo di «abolire o modificare il disegno di legge sulle intercettazioni, perché se adottato nella sua forma attuale può minare il godimento del diritto alla libertà di espressione in Italia». Quando si dice la sfiga! Capezzone ha replicato suggerendo all’ONU di dedicare il proprio tempo a contrastare le dittature. Pare che da Bruxelles abbiano risposto: «Appunto!».