Verdi e Verdini
Due giorni fa il coordinatore nazionale del PdL Denis Verdini, indagato per corruzione e associazione segreta, facendo seguito ad una nota di Napolitano dichiara: «Noi sappiamo delle prerogative del capo dello Stato, ma ce ne freghiamo». L’arroganza e la strafottenza di queste parole dimostrano, oltre al legittimo nervosismo dei falchi del Partito dell’Amore, l’ennesimo scriteriato attacco alla Costituzione e alle regole democratiche, che nell’eventualità di una crisi prevedono un preciso e collaudato iter istituzionale. Il Presidente della Repubblica ha infatti il dovere, visto che la nostra è una Repubblica Parlamentare, di verificare se in seno alle Camere esista un’altra maggioranza e – in caso affermativo – di affidare l’incarico di formare un nuovo governo a chi la rappresenta. Nelle stesse ore a Padova il consigliere provinciale della Lega Pietro Giovannoni afferma «Basta soldi pubblici alla Maratona di Sant’Antonio perché a vincere sono sempre atleti africani o comunque extracomunitari in mutande», mentre alcuni suoi colleghi di partito a Milano si oppongono all’assunzione di infermieri stranieri, anche se in Lombardia mancano circa 8mila infermieri, e di italiani se ne trovano sempre meno. Due fra i tanti segnali di intolleranza xenofoba e ottusa discriminazione di cui il Carroccio si fa triste portatore e che ben rappresentano l’altra faccia della protervia dell’asse berlusconi-bossi.