…ma quasi sempre ci si azzecca, diceva Andreotti. Certo, è difficile sostenere che l’intervento militare occidentale in Libia sia in linea di principio sbagliato, però non si può non stigmatizzare l’evidente natura doppiopesista della risoluzione delle Nazioni Unite con cui si legittima l’utilizzo della forza, al fine di imporre una no fly zone sui cieli libici. Viene infatti da chiedersi perchè in Cecenia, in Darfur, in Ruanda o in Tibet – teatri di gravissime crisi internazionali in cui qualsiasi dissenso è stato regolarmente soffocato nel sangue – si è invece dimostrata un’assoluta indifferenza. Vuoi vedere allora che dietro alla decisione dell’ONU, fortemente voluta da Francia e Stati Uniti [ma ad Obama non è appena stato dato il Nobel per la Pace?], non c’è tanto la preoccupazione per i ribelli massacrati dall’aviazione libica, quanto piuttosto le mire sui giacimenti di petrolio e di gas di Gheddafi?
Quanto al Governo Italiano, sorprende l’imprudenza con cui si è schierato a fianco degli alleati interventisti, senza minimamente considerare le ragioni di chi, come la Germania, si è opposta all’operazione. Forse, vista la posizione particolare che l’Italia aveva assunto in questi anni nei confronti del Rais, sarebbe stato auspicabile tentare perlomeno la carta della mediazione. Certamente si resta ammutoliti dal fatto che il nostro Paese sia passato dalla più totale sottomissione al Governo Libico [firma del trattato di amicizia e baciamano compresi] al protagonismo in prima fila, che ha trasformato quella che fino a ieri era una guerra civile interna alla Libia, tra le forze ribelli e i sostenitori di Gheddafi, in una pericolosa guerra globale, vista in modo molto critico anche dalla Lega Araba.