Prometheus
L’astronave Prometheus atterra su un remoto pianeta alla ricerca dei misteriosi Ingegneri, una razza superiore di umanoidi che hanno fatto nascere la vita sulla Terra. L’incontro con la civiltà aliena avverrà, ma nulla sarà come previsto.
Prometheus, che segna il ritorno alla fantascienza di Ridley Scott dopo trent’anni, è un film riuscito a metà. Dalla sua, l’imponenza dell’impianto visivo e degli effetti speciali che regala allo spettatore suggestioni e momenti spettacolari, rimandando direttamente alla mitologia di Alien, di cui il nuovo lavoro del settantacinquenne regista inglese è il prequel. Ciò che invece non convince è la sceneggiatura che presenta diversi snodi irrisolti, passaggi prevedibili ed altri inverosimili, nonchè personaggi dallo scarso approfondimento psicologico, connotando la pellicola con una fastidiosa sensazione di incompiutezza. Fascino tecnologico a parte, Prometheus vacilla nella costruzione dello script tutt’altro che solido e calibrato, facendo perdere al film quell’equilibrio cercato fra una fantascienza filosofica che si occupi di temi come l’origine della vita e le basi della religione, ed un più banale monster movie. Riguardo al cast, su tutti svetta Michael Fassbender, perfettamente elegante ed ambiguo nei panni del robot cinefilo David che cerca di somigliare in tutti i modi al Peter O’Toole di Lawrence d’Arabia.