Siate soltanto seri e sarete poco seri
Il postino, La famiglia, La terrazza, La donna della domenica, C’eravamo tanto amati, In nome del popolo italiano, Riusciranno i nostri eroi, Straziami ma di baci saziami, Il buono il brutto e il cattivo, L’armata Brancaleone, I mostri, La marcia su Roma, Il Mafioso, Risate di gioia, Tutti a casa, La grande guerra, I soliti ignoti, La banda degli onesti, Totò e Carolina, Totò sceicco, Totò le Mokò. Questi sono solo alcuni dei film scritti da Furio Scarpelli. Scorrendo brevemente questa lista, ci si rende subito conto dell’enorme importanza dello sceneggiatore romano, la cui scomparsa, avvenuta ieri all’età di 90 anni, lascia il Cinema italiano e tutti noi un pò più poveri e soli. Il periodo più intenso è quello degli Anni 50 e 60, quando Scarpelli – in coppia con Age – fa parte di una squadra di straordinari talenti che ci consegna – attraverso la lente della cinepresa – un ritratto lucido, spietato, ironico, disincantato, puntuale di questo nostro piccolo grande Paese e dei suoi fondamentali snodi storici. Tra i compagni di strada dei due scrittori, artefici di molti dei più rappresentativi capolavori della Commedia all’Italiana, vi sono registi come Monicelli, Risi, Scola, Comencini e Petri ed attori quali Sordi, Gassman, Manfredi, Tognazzi, Mastroianni e Totò. La commedia, più di ogni altro genere, deve molto alla scrittura, alla parola scritta e parlata, ai dialoghi. In questo senso Age e Scarpelli si affermano come gli inventori di un nuovo linguaggio, capace di cambiare completamente il panorama del cinema popolare, innestando per la prima volta la sensibilità dell’impegno e della denuncia, sul modello di un intrattenimento leggero.
Mi piace ricordare Furio Scarpelli con alcune parole che scrisse in occasione della morte di Alberto Sordi, perchè credo possano valere anche per lui: «Alberto non si limitava a riferire, spietatamente, romani e italiani, occidentali insomma, ma era anche la voce della loro parte più nascosta, forse della loro coscienza. Sapeva che sottraendo l’ironia al reale, si commette reato di falsità. Siate soltanto seri e sarete poco seri».