La crisi della Stampa è oramai irreversibile. Negli Stati Uniti, che anticipano l’economia europea di qualche anno, gli introiti pubblicitari dei giornali sono diminuiti del 23% negli ultimi due anni. Diversi giornali sono in bancarotta, altri hanno perso all’incirca tre quarti del loro valore, e dal 2001 quasi un giornalista della carta stampata su cinque ha perduto il proprio posto di lavoro. La causa principale di tutto ciò è Internet, cioè la massiccia migrazione dell’audience verso la Rete, che l’anno scorso ha prodotto una crescita del 27% del traffico dei primi 50 siti di news. In Italia la crisi ha molteplici cause. Dapprima la scarsa credibilità culturale dei quotidiani, sempre più asserviti a logiche di potere e connotati da superficialità, sensazionalismo e partigianeria. Poi la posizione centrale di cui gode la televisione nel nostro paese. Media per eccellenza [ahinoi] per quel che riguarda la creazione di un’identità collettiva. Infine il fenomeno della free press, ossia dei quotidiani che vengono distribuiti gratuitamente nelle stazioni delle metropolitane e delle ferrovie, i quali stanno vivendo un grosso successo grazie ad un formato snello, leggibile in pochi minuti, privo di orpelli e con un ampio spazio dedicato alle notizie locali. A tutto questo si aggiunge la concorrenza sempre più forte di Internet, i cui investimenti pubblicitari sono in continua ed inarrestabile crescita. il Web si sta facendo protagonista di una vera rivoluzione. E’ infatti l’unico media capace di interpretare l’attuale complessità del mondo dell’informazione in cui tutto è interconnesso, ed è quello che meglio garantisce la pluralità dell’informazione stessa. Non è pertanto casuale che la nostra politica stia cercando di imbavagliarlo.
In ordine di tempo l’ultimo tentativo è di Gabriella Carlucci, responsabile cultura e spettacolo (!!!) del PdL, la quale ha recentemente presentato un fumoso progetto di legge in cui si mira a vietare di immettere in Rete anonimamente contenuti di qualsiasi tipo. Dimenticandosi [o forse no] che chi scrive sul Web è già quasi sempre identificabile. L’ex soubrette intende inoltre equiparare ogni blog alla Stampa, per ciò che concerne i reati di diffamazione, con le nefaste conseguenze che ognuno di noi può facilmente immaginare!