Lega ladrona?
Fatto salvo il famoso principio della presunzione di innocenza fino a giudizio emesso, l’indagine per corruzione a carico del presidente del Consiglio Regionale della Lombardia, il leghista Davide Boni, è una bella tegola in casa del Carroccio. Se l’accusa finale fosse di colpevolezza, infatti, dimostrerebbe nel modo peggiore che anche il partito di Bossi, nato vent’anni fa come reazione al sistema politico centralista, fatto di ruberie e corruttele, è ormai pienamente organico al regime di malaffare messo in piedi dal PdL e che, perlomeno in ambito milanese, ha visto coinvolto anche un esponente di punta del PD.
Ciò che dispiace sono le prime reazioni del Senatur e di gran parte della dirigenza del partito, che – nel miglior stile berlusconiano – parlano di ritorsioni e complotti orditi dalla magistratura. Se poi si nutrisse ancora qualche dubbio sull’idea di trasparenza e democraticità in seno al Carroccio, basta leggere il suo organo ufficiale di informazione, La Padania, che per il secondo giorno consecutivo omette di parlare della vicenda, preferendo – evidentemente – concentrarsi su notizie sicuramente più importanti, come la sagra della polenta taragna col cotechino a Brembate di Sopra.