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Categoria: masi

Il Grande Carnevale

Il Grande Carnevale

Ho sempre più difficoltà a commentare i fatti della nostra politica, senza provare un forte senso di disgusto, rabbia, vergogna e stanchezza. Incapaci di pianificare alcunchè, viviamo come dentro un grande carnevale mediatico [il riferimento al capolavoro di Billy Wilder non è puramente casuale] in cui tutto è emergenza e tutto si strumentalizza. La grave crisi di Lampedusa in cui migliaia di migranti si trovano come animali ammassati l’uno sull’altro, ottiene da un lato la volgare risposta di Bossi “fuori dalle balle” e dall’altra la demogagica e cialtronesca trovata di berlusconi di candidare l’isola siciliana al Nobel per la Pace. La televisione è sempre più al centro del discorso politico. Si prova – fortunatamente senza al momento riuscirvi – ad imbavagliare le trasmissioni di approndimento politico ancora libere in vista delle prossime elezioni, si licenzia Masi perchè incapace di far chiudere Annozero, si specula persino sul sisma dell’Aquila, inventandosi una finta terremotata che a Forum ringrazia in diretta il Governo per quanto fatto dopo la catastrofe, si trasforma infine la presenza del Cavaliere al Palazzo di Giustizia in una furba mossa propagandistica da reiterare sui TG di regime per provare al popolino che lui ai processi ci và.

Tutto questo mentre il premier accelera senza la minima vergogna – nonostante le assicurazioni che non si sarebbe più ricorso a leggi ad personam – al fine di far approvare in tempi brevissimi la prescrizione breve, che oltre a presentare tratti di dubbia costituzionalità mette incidentalmente a rischio migliaia di processi.

Un assurdo burlesque

Un assurdo burlesque

«Non siamo più – da tempo – dei sani che si occupano di un malato. Siamo parte di quella malattia, in quanto suoi elettori o in quanto suoi incapaci oppositori, in quanto conduttori televisivi e in quanto pubblico, in quanto sessanta milioni di italiani inchiodati allo spettacolo folle [sì: folle] di un singolo individuo che monopolizza i pensieri, i progetti, le angosce di un paese intero». Così scrive qualche giorno fa Michele Serra. E’ davvero un assurdo burlesque quello che ha portato una sola persona a possedere di fatto una nazione nel suo insieme, popolazione compresa. Citando Nanni Moretti, è legittimo sostenere che berlusconi sarà ricordato come colui che ha cambiato la testa degli italiani. Non siamo più quella gente che in un’esplosione di indignazione costrinse Craxi a fuggire in Tunisia nel 1993. Ora siamo soltanto i rassegnati figuranti di uno spettacolo di ordinaria follia.

Uno spettacolo in cui il premier sta portando l’assalto finale ad ogni suo avversario. La televisione libera viene aggredita da deliranti telefonate dello stesso berlusconi o del suo zelante servitore Masi [il quale riesce nella ridicola impresa di sostenere che Annozero viola le regole del Codice di autoregolamentazione, salvo correggersi dopo due soli minuti utilizzando il condizionale]. Altrettanto grotteschi e al tempo stesso barbari sono gli attacchi a Fini e alla Boccassini. Una disgustosa macchina del fango montata a beneficio dell’elettorato del PdL, sempre più turbato dall’ennesimo scandalo che coinvolge il Presidente del Consiglio. La crisi del berlusconismo fa precipitare l’Italia in una condizione di scontro istituzionale senza precedenti. Il senso di responsabilità non esiste più: poco importa se il Paese è allo sbando, con gravissimi problemi che attendono da mesi d’essere affrontati. Ancora meno interessa se il nostro sistema democratico sta per collassare. La legislatura si avvia alla fine. Una fine terribile a cui tutte le forze responsabili saranno chiamate a rispondere con fermezza.

Nemmeno nello Zimbabwe

Nemmeno nello Zimbabwe

Quest’ultima settimana, in uno straordinario crescendo rossiniano, berlusconi ha dimostrato di quale spregio delle regole democratiche e di quanto tracotante abuso di potere sia capace. Dapprima, cosa priva di precedenti in una democrazia, ha cambiato le norme elettorali senza una discussione parlamentare, grazie ad un decreto legge evidentemente anticostituzionale, che è stato subito dopo sconfessato dal Tar del Lazio. Quindi ha fatto approvare il cosiddetto legittimo impedimento, ossia l’ennesima abietta legge ad personam, fatta ad hoc per consentirgli di non rispondere alla Magistratura delle accuse che lo riguardano. Poi, tra mille ingiurie rivolte agli organi istituzionali, ha spudoratamente mentito per coprire gli errori commessi dai suoi in merito alla vicenda dell’esclusione della lista del PDL a Roma, montando un sistema di accuse contro gli avversari politici, le toghe rosse, la burocrazia e la libera stampa.

Infine alcune intercettazioni telefoniche hanno comprovato le sue esplicite pressioni su Giancarlo Innocenzi [ex deputato PDL], commissario dell’Autorità per le Comunicazioni Agcom, che dovrebbe essere il massimo organo di garanzia della pluralità e della trasparenza dell’informazione, e su Augusto Minzolini, il direttore del TG1. Durante queste conversazione berlusconi avrebbe chiesto la chiusura di Annozero di Michele Santoro e la realizzazione di alcuni servizi per screditare il pentito di mafia Spatuzza ed alcuni magistrati “politicizzati”. Inoltre il presidente del consiglio si sarebbe lamentato della presenza del direttore de La Repubblica Ezio Mauro e di Eugenio Scalfari a un’altra trasmissione da lui odiata, Parla con me, condotta da Serena Dandini. «Nemmeno nello Zimbabwe» si sarebbe lagnato il direttore generale della RAI, quando – alla vigilia di una puntata di Annozero riguardante la vicenda Mills – gli telefonò Innocenzi per imbavagliare Santoro. Subito dopo però Mauro Masi avrebbe illustrato il sistema per chiudere Annozero, in futuro però, perchè per farlo la sera stessa ci sarebbe voluto un golpe.