Quest’ultima settimana, in uno straordinario crescendo rossiniano, berlusconi ha dimostrato di quale spregio delle regole democratiche e di quanto tracotante abuso di potere sia capace. Dapprima, cosa priva di precedenti in una democrazia, ha cambiato le norme elettorali senza una discussione parlamentare, grazie ad un decreto legge evidentemente anticostituzionale, che è stato subito dopo sconfessato dal Tar del Lazio. Quindi ha fatto approvare il cosiddetto legittimo impedimento, ossia l’ennesima abietta legge ad personam, fatta ad hoc per consentirgli di non rispondere alla Magistratura delle accuse che lo riguardano. Poi, tra mille ingiurie rivolte agli organi istituzionali, ha spudoratamente mentito per coprire gli errori commessi dai suoi in merito alla vicenda dell’esclusione della lista del PDL a Roma, montando un sistema di accuse contro gli avversari politici, le toghe rosse, la burocrazia e la libera stampa.
Infine alcune intercettazioni telefoniche hanno comprovato le sue esplicite pressioni su Giancarlo Innocenzi [ex deputato PDL], commissario dell’Autorità per le Comunicazioni Agcom, che dovrebbe essere il massimo organo di garanzia della pluralità e della trasparenza dell’informazione, e su Augusto Minzolini, il direttore del TG1. Durante queste conversazione berlusconi avrebbe chiesto la chiusura di Annozero di Michele Santoro e la realizzazione di alcuni servizi per screditare il pentito di mafia Spatuzza ed alcuni magistrati “politicizzati”. Inoltre il presidente del consiglio si sarebbe lamentato della presenza del direttore de La Repubblica Ezio Mauro e di Eugenio Scalfari a un’altra trasmissione da lui odiata, Parla con me, condotta da Serena Dandini. «Nemmeno nello Zimbabwe» si sarebbe lagnato il direttore generale della RAI, quando – alla vigilia di una puntata di Annozero riguardante la vicenda Mills – gli telefonò Innocenzi per imbavagliare Santoro. Subito dopo però Mauro Masi avrebbe illustrato il sistema per chiudere Annozero, in futuro però, perchè per farlo la sera stessa ci sarebbe voluto un golpe.