«Caro Saviano, ho avuto il piacere di conoscerla attraverso la sua opera ammirando il coraggio nel denunciare le organizzazioni criminali della sua città e di seguire con preoccupata partecipazione i problemi che da quel coraggio sono derivati, le minacce che ha dovuto subire e che la costringono a subire limitazioni nella sua vita quotidiana». La lettera che il ministro dei Beni Culturali scrive a Roberto Saviano prosegue con una considerevole serie di complimenti. Bondi sa perfettamente che l’autore di Gomorra è una delle pochissime personalità a godere di una popolarità larga e trasversale, quindi in questo caso preferisce evitare un attacco frontale e sprezzante. Uno di quelli che il ministro e la sua parte politica hanno già riservato a molti. Qui chiaramente occorre agire d’astuzia [!!!].
«Lei, caro Saviano, è onesto ed entusiasta. E penso che sia stato proprio questo sincero entusiasmo a spingerla a proporre una sorta di petizione sul quotidiano la Repubblica contro il decreto legge per il cosiddetto Processo breve. Credo assolutamente nella sua buona fede e nella sua volontà di fare qualcosa di buono per il Paese, e rispetto le sue idee anche se possono essere diverse dalle mie. Ma vorrei, proprio per questo, rivolgermi a lei chiedendole se non ritiene possibile trovare nuove vie di espressione rispetto alla propensione degli intellettuali italiani a farsi partito e farsi impadronire dal demone della politicizzazione e della partitizzazione della cultura. […] Non diventi anche Lei uno dei tanti scrittori che si identificano di fatto con una parte politica, anche se non è la sua intenzione. Uno dei tanti intellettuali che finiscono per presumere di dare voce all’Italia civile contro l’Italia corrotta e incolta». Ma come? Il ministro prima dice di rispettare le idee altrui, ancorchè diverse dalle proprie e poi, subito dopo, conclude affermando qualcosa di altamente irrispettoso nei riguardi dello scrittore napoletano. Lo accusa in sostanza di essere al soldo di un partito, di essere – cioè – intellettualmente disonesto. In sintesi in Italia si è onesti fino a quando non si critica berlusconi. Se invece si decide di varcare questo ideale Rubicone, ci si trova improvvisamente parte di quel culturame politico che il degno compagno di merende di Bondi, il ministro della Pubblica Amministrazione Brunetta, sostiene stia organizzando un proditorio colpo di stato. Quella elite di merda [sempre per citare il poeta] che, proprio perchè politicizzata, va vilipesa, discreditata e – come in questo caso – più o meno sottilmente minacciata.