Come può uno scoglio arginare il mare?
C’è una notizia che da una settimana apre tutti i telegiornali e campeggia dalle prime pagine dei quotidiani: il naufragio della Costa Concordia. Certo, in un Paese in cui fino a pochi giorni fa ad affondare erano soltanto i barconi dei migranti, vedere colare a picco una nave da crociera con più di 4ooo passeggeri ha dell’incredibile. Ma ciò che più ha colpito l’immaginario nazionale è la figura del Comandante Schettino ed in particolare la sua esplosiva telefonata con il Capitano De Falco della Capitaneria di porto di Livorno. Quel «Torni a bordo, cazzo» rivolto da quest’ultimo al Comandante della Concordia – il quale attinge a piene mani al solito scusario dell’italietta berlusconiana per giustificare l’incidente prima e la sua repentina fuga poi – è diventato il manifesto di quegli italiani che vorrebbero chiudere per sempre con i tanti cialtroni che rivestono, senza meritarlo, un posto di comando. In un Paese in cui non è mai colpa tua, in cui splendide case vista Colosseo ti vengono intestate senza che tu ne sappia niente, e dove – se una nave affonda – è colpa di uno scoglio che stava lì ad insaputa tua e delle carte nautiche, uno come De Falco, che si è limitato a fare il proprio lavoro con coscienza e scrupolo, pare davvero un supereroe con mantello e calzamaglia.
E così, grazie allo sciagurato Schettino e alla fin troppo facile e schematica riconducibilità della sua figura ad un Italia priva di responsabilità e coraggio, una terribile tragedia è diventata un farsesco evento metaforico, un reality show a puntate sul Titanic nostrano che ha coinvolto media e social network. Naturalmente con tanto di stuoli di esperti che rilasciano pareri tecnici, plastici a Porta a Porta, gruppi su Facebook, rimandi a Love Boat e pruriginose interviste a ballerine moldave.
27 pensieri riguardo “Come può uno scoglio arginare il mare?”
Già, e un po’ ci si dimentica delle vittime, come quel musicista disperso che ha ceduto il suo posto sulla scialuppa a un bimbo.
Buona domenica Rear
La cosa triste della nostra società è che tutto, ma proprio tutto finisce in reality show, nell’ipocrisia e incoerenza più assurda!
nemmeno io potevo esimermi dal fare un post sull’avvenimento, anche se mi sono scagliato contro chi ha strumentalizzato a proprio favore la disgrazia…con la solita frase SIAMO ITAGLIANI…
ennesima dimostrazione del pressapochismo e dell’ignoranza che il nostro popolo trasmette al mondo intero, ed ecco che tutti i media del mondo si divertono a sbertucciarci, come d’altronde è giusto che sia…non ho visto il plastico da Vespa, ma lo scoop del medico coniglio…senza parlare delle trasmissioni-gossip vomitevoli che invadono le nostre tv…le magliette..e adesso uscirà pure un disco con il tormentone dell’anno: TORNI A BORDO CAZZO!!!
è inutile, non cambieremo mai…mai…
@Maude
Appunto… lo sconcerto deriva proprio da quest aspetto. Pare che non ci si ricordi più dei morti… siamo tutti dentro questo gigantesco reality, frullati insieme a ballerine moldave e a fin troppo facili metafore sugli italiani per bene e quelli per male…
@Laila
Infatti! L’ipocrisia regna sovrana e quegli stessi che solo una settimana prima difendevano strenuamente Cosentino dalla richiesta di incarcerazione della Magistratura, sono quelli che ora vogliono la testa di Schettino…
@Luigi
Infatti… è proprio quello che condanno anch’io… il plastico fa da simbolo alla peggior TV che si è occupata della vicenda come se fosse una soap opera…
Una storia che ha solo aspetti negativi.
1) la vicenda in sè, con un capitano che va contro ogni suo dovere e contro ogni barlume di professionalità;
2) la difesa dei concittadini di Schettino : vergognosa;
3) la tv e il trasformare tutto in spettacolo;
4) facebook e tutti quelli che si sentono in dovere di dire la loro in maniera banale, frettolosa, “politicamente corretta”;
5) la magistratura che lo manda subito ai domiciliari
6) il ruolo dell’azienda.
Sono davvero schifato
@ipitagorici
Sono d’accordo su tutti i punti e sul senso di schifo che ne deriva. Fai benissimo, in particolare, a sottolineare il ruolo di Costa Crociere, che ovviamente era a conoscenza di tutte le pratiche pericolose in cui erano coinvolte da molto tempo le sue navi e che ora si sfila dalle sue belle responsabilità, scaricando ogni colpa su Schettino.
condivido la tua riflessione: di nuovo, un evento tragico è stato ridotto ad una serie di stereotipi (almeno ne facessimo un modello edificante!).
colpisce soprattutto la perfetta distinzione sui modelli dell’ “eroe” e del “villano” fra i due capitani: più ripenso a De Falco, più mi ricordo di Brecht (“beato quel popolo che non ha bisogno di eroi”)… noi abbiamo addirittura bisogno di elevare ad eroe uno che ha fatto solo (ed egregiamente) il suo dovere.
la dice lunga sul nostro stato…
il “villano”, specularmente, diventa un comodo capro espiatorio per la società intera (da Costa Crociere a tutti i comandati coi loro ‘inchini’ andati lisci). quasi apprezzo di più il suo paese che lo difende “onestamente”, ammesso che ne conoscano la colpevolezza: almeno si schierano sinceramente e convintamente dalla parte del torto.
poi, immancabile, lo spettacolo della tragedia: Vespa, Facebook ed ogni commentatore da bar in piazza. tutti con la loro interpretazione, con l’ultimo dettaglio. che squallido gusto del farsi gli affari altrui
anche qui se ne discute: http://giovannacosenza.wordpress.com/2012/01/18/due-pensieri-sulla-telefonata-de-falco-schettino/#comment-14370
Fra l’altro io ho alcuni conoscenti che lavorano in azienda. Amicizie di Facebook. E tutti hanno messo come immagine del profilo una ciminiera (sempre la stessa) dell’azienda (penso che non sia una casualità, fra l’altro, questo cambio di immagine personale).
Questo aziendalismo è una delle cose che peggio sopporto in assoluto, è solo un lavoro non è la tua vita, ma probabilmente mi sta già venendo la mentalità da libero professionista…
vero, questa tragedia è diventata la metafora del nostro Paese e, forse, di tutta l’Europa…
@redpoz
Grazie del link. E’ vero quello che si dice nel post. L’italiano è un popolo che ha sempre avuto bisogno dell’uomo forte… di quello che prende le decisioni anche per te… ecco anche perchè la figura di De Falco, che si è limitato a fare il suo dovere, è stata così idealizzata…
@Bruno
Sono perfettamente d’accordo. La vita è altrove. Non è al lavoro…
@MonsieurVerdoux
Non so se di tutta l’Europa (i cui media hanno peraltro colto la palla al balzo per tornare a canzonarci), ma di questo Paese senz’altro si…
Mi è piaciuto leggere l’intervista di De Falco, che si defila dal ruolo di eroe, e fa menzione degli uomini che avevano affrontato fisicamente il pericolo, ma effettivamente, persone che svolgevano il loro difficile, coraggioso lavoro. Eroe puà essere classificato il musicista… Penoso lo Schettino che cade nella scialuppa… però l’accanimento mi ha infastidito, nel senso che se ne era parlato e se ne parlava troppo, ma d’altra parte la libera espressione della rete è meglio che ci sia.. Certo, è utile quando serve a smascherare, a denunciare, a creare cultura, movimenti… come lapidazione virtuale, un po’ meno, mi chiedo se ne abbiamo il diritto, se siamo a conoscenza dei fatti tutti, e se Schettino sicuramente è venuto meno ai suoi doveri, c’è anche da dire che qualcuno ce lo ha messo, in quel ruolo, ritenendolo idoneo. Insomma, non è facile, ma ognuno ha diritto di dire la sua.. siamo tanti, diventa un tormentone, cose dette e ridette…. Sono le onde di Facebook, io le chiamo così… poi si placano, in attesa della successiva indignazione. Forse, si potrebbe invece entusiasmarci per qualcuno di positivo, che accantona se stesso per il prossimo, chessò, il musicista, invece che vivere sempre di opposte fazioni… DeFalco verso Schettino, uomini che stavano svolgendo il loro lavoro. (non rileggo…).
Questa è l’epoca del commentismo armato e opinionismo selvaggio.La eccessiva democratizzazione di facciata della libertà di parola,si traduce nel nostro paese e non solo ,in un continuo scrivere e dire la propria come se fosse una qualsiasi verità rivelata.Anche inconsciamente,anche senza un desiderio esibizionista alla base.
La Concordia è anche una potentissima metaforo sull’occidente dei regimi liberaldemocratici e delle loro popolazioni.In crisi totale del sistema siamo in crociera su una nave guidata da un folle,il quale è usato da un potere menefreghista.Altro che eroi,ci accontentiamo anche di ritrovare degli uomini..normali,dignitosi
Se se ne parla – troppo, a vanvera, a proposito, con o senza plastico – è perchè agli spettatori/lettori o quel che è, tutto ciò piace moltissimo.
Del resto, come omettere un racconto del genere? In questa storia c’è spazio per ognuno, tra metafore tirate per i capelli, schieramenti, identificazioni, scandalizzazioni – ivi compresi quelli che si scandalizzano per l’eccesso di scandalo o di copertura – c’è persino chi ha aperto la filiera : tutto ciò succede per un tipo di turismo incolto, da parvenus, da allegri trenini in maschera.
Ufficiale e gentiluomo, Codice d’onore e la filmografia completa di Alberto Sordi, Carlo Verdone e Christian De Sica, come non amarli per avercene raccontate a mille di queste storie.
A qualcuno interessa il fatto che c’è un’inchiesta in corso? Macchè.
Infine questa resta sempre la società dello spettacolo, un problema esiste se va a finire in televisione o sui giornali.Diversamente è il dimenticatoio.
@tiptop
E’ il rovescio della medaglia di una società che fa dell’informazione uno dei suoi aspetti centrali e globali. L’informazione che arriva sino a noi viene a nostra volta veicolata… e questo non sempre aiuta in termini di capacità d’analisi e d’approfondimento
@davide
Sono assolutamente d’accordo… “commentismo armato” è una definizione che mi piace moltissimo! Una volta questo era il Paese dei mille allenatori, adesso ci sentiamo in dovere di dire la nostra su tutto, anche quando non ne sappiamo poi granchè…
@sed
Infatti è proprio così. Naturalmente mi rendo conto che anche io, col mio insignificante post, mi sono cacciato dentro questo “grande carnevale” (per dirla con Billy Wilder), ma – come dici tu – è una di quelle storie che lascia spazi enormi per tutti. Persino chi critica l’eccesso di sensazionismo, finisce per farne parte, suo malgrado…
Sed… è dimenticatoio lo stesso. Chi parla più della foresta dell’Amazzonia? Ci sono le onde…. tormentone, e poi via nel cassetto, pronti al nuovo. Ma poi… i problemi nati, suscitati, scorti… sono stati risolti? Credo che resteremo pronti ad un altro Concordia (sia chiaro che non lo dico per fare Cassandra, è che è costume italico fare casino, e poi le cose si lasciano lì come stanno)
Infatti la visibilità non ha diretta attinenza con la risoluzione del problema, per quello ci vorrebbe un’opinione pubblica che non si accontenta solo di “sapere”.
Tuttavia questo modo di intendere l’informazione non è del tutto ininfluente ai fini dei comportamenti, basti pensare a quanto di spettacolarizzazione hanno acquisito i movimenti di protesta ( sulle gru,sui tetti etcetc ..oramai manco più il blocco stradale d’antàn sortisce l’effetto di sedersi ad un tavolo di trattativa) ovvero quanto la copertura possa generare confusione in settori strategici quali i processi.
Ad un certo punto per Avetrana, i periti e gli avvocati che sproloquiavano in televisione, sono divenuti attori principali nel processo stesso, impossibile non servirsi di tutto quel materiale ( o blob) per tirare fuori una strategia difensiva o farsi un’opinione al di là delle nude e crude ( e noiosissime) ” carte”. ( infatti non ci si capiva nulla) Ecco, questo andrebbe evitato.
@tiptop
Questo è vero specie in Italia, dove solitamente la memoria storica è qualcosa che scarseggia…
@sed
In effetti non riesco a capire se è l’opinione pubblica che è così a causa del tipo di informazione che subisce o è l’informazione che segue l’opinione pubblica, oppure se infine – forse più probabilmente – c’è un cortocircuito in cui si è causa ed effetto allo stesso tempo…
Propendo per il corto circuito…
Penso che sia un tutto, che interagisce gasandosi a vicenda… E comunque “informarsi” cioè discernere, è sempre più difficile
Ma questa non è informazione, semmai “intrattenimento” in cui fatti,opinioni ed elementi classicamente narrativi si mischiano e si alimentano e dove se la notizia non c’è o non è più sufficiente a riempire il format, semplicemente…la si inventa.
@tiptop
Eh si… ci si gasa eccome!!! :) Forse per informarsi davvero, occorre attingere ad un vasto numero di fonti e poi riuscire a fare un lavoro di sintesi, buttando alle ortiche i fronzoli…
@sed
Già… ma allora l’informazione vera in Italia esiste ancora? E se si, dov’è?
Ah ma in questo tutto il mondo è paese,anzi noi siamo agli albori, mentre tedeschi, inglesi e americani hanno addirittura giornali che sfornano quotidianamente vera e purissima spazzatura.
Basti pensare allo scandalo che ha coinvolto un giornale di Murdoch qualche mese fa.Con buona pace del contegnoso aplomb informativo britannico.
Ma per tornare a bomba … è più innocuo un giornale dichiaratamente schierato che uno che finge “indipendenza”.
L’importante è interrogarsi sempre,non bersela.,nella cattiva informazione i conti non tornano quasi mai.
Come nel caso della nave da crociera e per quanto il comandante non abbia fatto molto per essermi simpatico, sono fermamente convinta che certi guai non li combina mai uno solo.
@sed
Beh… una volta tanto che non siamo i peggiori!… :)
Tu hai ragione. Non sono sicuro però che siano poi così tanti i connazionali che sanno distinguere fra buona e cattiva informazione… del resto berlusconi su questa cosa ci ha creato il suo impero! :))
Concordo anche io sul cortocircuito fra media e pubblico: noi abbiamo sempre avuto il gusto del pettegolezzo, i giornali (specie alcuni- vedere “Videocracy”) ci hanno ben marciato sopra.
In fin dei conti, la logica della contrapposizione d’immagine fra Schettino e DeFalco è la stessa che si è impiegato in politica per anni….
Ogni notizia infine è un prodotto che “si vende” ed è ovvio che chi la propone studi il “mercato” ,il cortocircuito è in qualche modo indotto e finché il consumatore non si stufa….
Per esempio la notizia di oggi sulla nave è la scarsità di misure di sicurezza, domani uscirà che il piano di evacuazione era campato per aria e che chi ha selezionato il personale era un inetto. Il facile vaticinio porta diretto al fatto che la Costa crociere non è poi questa organizzazione così perfetta.(clandestini compresi, bella roba non sapere il numero esatto dei dispersi)
Ma sono giorni e giorni che ciò trapela tra un inchino e una metafora.
Ma al solo nominare la legge 626 ,il telespettatore medio cambia canale..( tutti i torti nemmeno ce l’ha) salvo che sulla faccia dei media non esista un operatore capace di imbastire un racconto anche con le sfinenti leggi dello Stato (oops)
@redpoz
Infatti è anche per quel motivo che la vicenda Schettino-De Falco ha appassionato così in tanti. Per la fin troppo facile (e superficiale) divisione fra il bene ed il male, il partito dell’amore e quello dell’odio e via così fino a guelfi e ghibellini, coppi e bartali, e chi più ne ha…
@Sed
Vero… vero che la notizia verrà spremuta fino ad esaurimento (del consumatore) e vero che la posizione di Costa peggiora giustamente ogni giorno…
Io quel “vada a bordo cazzo” l’ho attaccato sul pc, è un ordine, è un “basta pugnette è ora dei fatti”, ma soprattutto è ora che, non solo chi sbaglia paghi, ma se ne addossi le responsabilità… perchè se Schettino fosse rimasto sulla nave a coordinare i soccorsi e i suoi ufficiali, fosse rimasto fino a che l’ultimo tranne lui stesso non fosse stato messo in salvo, allora Schettino sarebbe stato solo un comandante che ha grossolanamente sbagliato una manovra, invece è un codardo e punto!
La cosa che mi ha fatto di più raccapricciare sono stati i primi commenti dei lettori agli articoli pubblicati dai giornali on-line: molti lo giustificavano con la banale domanda “ma se fossi stato al suo posto in quella tragedia, tu cosa avresti fatto?”
E’ ovvio che la risposta banale “avrei fatto il mio mestiere e quello che mi hanno insegnato a fare” non basta; se ognuno ha il proprio e diverso mestiere lo deve svolgere al massimo e al meglio delle sue possibilità. Non possiamo tutti diventare degli Schettino, bearci quando tutto va bene e defilarci quando ci sono i problemi, in questa maniera la nostra Italia non si rialzerà mai più.
Noi dobbiamo evidenziare e far in modo di allontanare nei ns ambienti di lavoro questi personaggi che livellano verso il basso la qualità lavorativa di uffici, enti, società, etc.
Mi sono dilungata, scusate, ma sono momenti in cui ho il dente avvelenato…
@Trinity
Hai perfettamente ragione. Nel nostro piccolo dobbiamo impegnarci ad essere responsabili e professionali. E’ una piccola/grande rivoluzione che deve cominciare da noi!