Meglio coglione che puttaniere
Così Gad Lerner due giorni fa sul suo blog: «I 314 deputati che quest’oggi si sono dichiarati convinti Berlusconi abbia agito “nell’esercizio delle funzioni” di Presidente del Consiglio telefonando la notte del 27 maggio 2010 alla Questura di Milano per sollecitare il rilascio di Ruby, si sono ricoperti di vergogna e disonore. Sono protagonisti attivi del degrado morale di una nazione. Così i posteri li ricorderanno». Io aggiungo solo che tra i colpevoli di tale infamante degrado vi saranno anche coloro che alle prossime elezioni voteranno ancora per PdL e Lega.
La pistola fumante
Sta proprio qui la novità di questa ennesima disavventura giudiziaria di berlusconi: nel fatto che la Magistratura, per la prima volta, abbia fra le mani una pistola fumante. Ossia una quantità di prove documentali inconfutabili, tali da non lasciare spazio a posizioni innocentiste e rendere impossibile contestare l’evidenza dei fatti persino ai berlusconiani più convinti.
Bunga bunga?
Sinceramente, qualche anno fa, prima che la parabola berlusconiana conoscesse il suo punto più geriatricamente basso, tutto mi sarei aspettato tranne che i titoli dei quotidiani nazionali fossero costretti ad occuparsi di un rituale d’origine africana chiamato “bunga bunga“. Tratterebbesi di una pratica che il premier ha mutuato dal caro amico Gheddafi [una volta ci si rifaceva a De Gasperi o a Gramsci… ma anche questo è un segno dei tempi], secondo la quale il padrone di casa, dopo una cena conviviale, invita le ospiti più disponibili ad una allegra orgietta. Saremmo [il condizionale è d’obbligo, visto che i contorni della vicenda sono tuttora da chiarire] nuovamente dalle parti di vecchi bavosi e minorenni, di favoreggiamento della prostituzione ed intrecci fra politica e tv, di lelemoraemiliofede ed abusi di potere. Quello che parrebbe già accertato [una ragazzina marocchina amica del Premier, fermata dalla Polizia per furto, viene fatta rilasciare da Palazzo Chigi che la spaccia per la nipote di Mubarack] è già di per sè di una gravità inaudita e segna lo sfacelo di uno Stato violentato [e qui si torna al bunga bunga] da una cultura del malaffare, della corruzione, dell’impunità e dei soprusi, e da un potere abietto che via via sta trasformandosi in grottesco burlesque.