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Categoria: rodotà

La disfatta del PD

La disfatta del PD

«Proporre oggi Giorgio Napolitano è una fuga dalla realtà per il Partito Democratico. E in corso la tessitura delle larghe intese. Vince l’ipotesi restauratrice rispetto al rinnovamento. Ha vinto Berlusconi».  Così poco fa Nichi Vendola, che riferendosi a Grillo aggiunge: «Chi parla di golpe sbaglia drammaticamente, quella in corso è un’altra cosa. E’ un rinchiudersi nel palazzo, sprezzanti rispetto a quella domanda di cambiamento che sta scuotendo l’intera società italiana. E’ una clamorosa sordità quella che il Parlamento sta dimostrando». Il leader di SeL è durissimo col PD che esce inopinatamente disfatto da questi tre giorni di elezioni presidenziali. Incapace di dimostrare lo stesso coraggio e lo stesso senso di innovamento che solo un mese fa aveva portato Boldrini e Grasso alla presidenza delle Camere. Incapace di esprimere una linea politica chiara e coerente, partendo dal netto rifiuto di ogni ipotesi di larghe intese, passando poi per un accordo discusso con il PdL, terminando infine con la proposta del candidato più inviso a berlusconi. Incapace di spiegare al proprio elettorato perchè non si sia voluto appoggiare una personalità di sinistra, eminente come Stefano Rodotà. Incapace di trovare una sola figura condivisa fra le proprie fila. Incapace di risolvere antichi dissidi, contrasti, contrapposizioni tutte interni al partito, che hanno drammaticamente fatto precipitare la situazione fino alla dimissioni del Presidente e del Segretario. 

Affidarsi ad un uomo di 88 anni, che a fine mandato ne avrà 95, forzando la sua volontà di ritirarsi a vita privata, dà la misura esatta della crisi disperata in cui è piombata la politica italiana che non ce la fa più a garantire la governabilità e la funzionalità democratica. Da domani il centrosinistra dovrà avviare un profondo processo di rinnovamento e rifondazione, pena la consegna del Paese ai grevi populismi di Grillo e berlusconi.

No, Marini no!

No, Marini no!

«Le istituzioni non sono solo funzioni. Sono anche simboli. L’Italia ha bisogno di competenza, lucidità, finezza politica e conoscenza dei meccanismi dello Stato. Ma anche di un segnale fortissimo di novità rispetto alla convinzione diffusa, giusta o sbagliata che sia, di essere soffocati da una nomenclatura immobile e autoconservativa». Così ieri il giornalista Marco Bracconi sul suo blog.

Solo un mese fa il PD pareva aver perfettamente appreso la lezione che era arrivata dalle urne. Aveva rifiutato qualsiasi intesa con berlusconi, aveva messo in difficoltà Grillo chiedendo a gran voce una sua assunzione di responsabilità e aveva accantonato l’idea di collocare alla Presidenza delle Camere due figure come Franceschini e Finocchiaro, degnissime persone ma troppo legate alla gerarchia del partito. Con Boldrini e Grasso il PD era ripartito nel miglior modo dopo la “non vittoria” elettorale, dando l’impressione di essere finalmente in linea con le istanze di rinnovamento espresse dall’elettorato. Ecco perchè la scelta di portare al Quirinale il pur rispettabile Franco Marini, secondo una logora e consunta logica conservativa, rappresenta oggi un errore terribile. In un colpo solo allontana nuovamente il partito dai desiderata della società e ridà fiato e forza ai proclami qualunquisti del M5S che nelle ultime settimane era in costante calo di consensi. Ciò che è difficile da digerire è che Bersani si sia incapponito nel cercare un’intesa con berlusconi, finendo per votare un sindacalista democristiano della Prima Repubblica, già candidato alla Presidenza della Repubblica nel 1999, mentre dall’altra parte i Cinque Stelle [corteggiati fino al giorno prima in funzione governativa] esprimevano la candidatura di un’eminentissima figura della sinistra come Stefano Rodotà, che – nonostante l’età – incarna sicuramente una scelta più coraggiosa ed innovativa. Se poi – come ha ammonito Nichi Vendola – questo accordo PD-PdL costituisse la prova d’orchestra di un governissimo, significherebbe fare i conti con pesantissime ripercussioni sul futuro della coalizione di centrosinistra.