E’ il Cinema che è diventato piccolo
“Quo Vado” si avvia a diventare il maggior incasso nella storia del cinema italiano. Come se non bastasse, ai primi 5 posti dell’elenco dei film che hanno guadagnato di più si trovano altri due lavori di Checco Zalone. Ci troviamo di fronte al nuovo Alberto Sordi? Mah… poco probabile. Più verosimilmente non è il comico pugliese ad essere grande… è il nostro Cinema che è diventato piccolo.
Zalone realizza film leggeri e divertenti, calati in un contesto sociale riconoscibile, in cui tutti, chi più chi meno, si possono ritrovare. Conosce bene il nostro Paese ed è abile a mettere alla berlina malcostumi, vizi e debolezze di molti connazionali, senza per questo avere pretese di denunce sociali o di voler far riflettere ad ogni costo, senza cioè dare lezioncine, puntare il dito o salire in cattedra, ma ponendosi unicamente l’obiettivo di divertire. In altri periodi storici questo Cinema avrebbe rappresentato il minimo sindacale, oggi invece – inserito in un panorama asfittico e desolante – non può che svettare. L’ultima generazione di comici degni di questo nome (tutti molto popolari, alcuni grandi altri meno) risale ormai alla fine degli Anni 70 ed oggi è praticamente finita. Troisi ci ha lasciato troppo presto. Nuti sta male da tempo. Benigni non fa più film (comparsata con Woody Allen a parte) da oltre 10 anni. Moretti nell’ultima parte della sua carriera si è allontanato dalla dimensione comica degli inizi. Resta Verdone, dal quale però, per mere questioni anagrafiche, non ci si possono attendere particolari novità. Se la vera alternativa a Zalone si riduce quindi ai Soliti Idioti, a Lillo e Greg, all’ennesimo cinepanettone scandito da scorregge e turpiloqui, a Pieraccioni che ripete lo stesso film da 25 anni, alla solita commediola sentimentale di rara inconsistenza alla Federico Moccia, allora diventa più chiaro come il buon Checco – sorretto perdipiù da uno sforzo produttivo e distributivo straordinario – riesca nell’impresa di sembrare un gigante. Ecco perchè il tweet del Ministro della Cultura che, ringraziando il comico, sostiene che il suo successo fa bene a tutto il Cinema italiano è – nella migliore delle ipotesi – alquanto ingenuo. Un’ industria cinematografica tutt’altro che florida ha bisogno di ben più del successo di uno per potersi riappropriare di una vitalità che – specie sul piano culturale – manca da troppo tempo.