Oscar è mio zio!

Oscar è mio zio!

Ho visto gli 8 film candidati agli Oscar 2015 che verranno assegnati domenica prossima. Nessun capolavoro, almeno tre buoni film e qualche autore sopravvalutato è il risultato complessivo. Di seguito riporto alcune brevissime considerazioni su ognuno dei lavori in questione, partendo da quello che più è piaciuto, per scendere via via fino a quello meno convincente.

The Imitation Game di Morten Tyldum
Pellicola dall’impianto classico, ben confenzionata seppure un pò convenzionale. La vicenda narrata – quella del matematico Alan Turing, uno dei padri del moderno computer, che durante la Seconda Guerra Mondiale salvò di fatto la vita a milioni di persone – è talmente interessante che riesce a far dimenticare i difetti del film. Un cast affiatato di attori inglesi, su cui primeggia Benedict Cumberbatch, fa il resto. Teso e coinvolgente.

Selma di Ava DuVernay
E’ la ricostruzione fedele di una delle pagine più importanti della recente storia Americana: le tre marce organizzate da Martin Luther King nel 1965 per la rivendicazione del diritto di voto ai neri. Un ritratto asciutto e rigoroso degli eventi, privo di inutili spettacolarizzazioni, con incursioni interessanti nella vita del reverendo King, con i suoi dubbi, le sue frustrazioni e la sua tenace determinazione. Ottimo il protagonista David Oyelowo, come tutto il cast di primissimo ordine al suo fianco. Solido e accorato.

Whiplash di Damien Chazelle
Racconta il gioco al massacro fra due personaggi estremi: un giovane che è disposto a rinunciare a tutto – sanità mentale e fisica comprese – pur di diventare il miglior batterista del mondo ed il suo sadico professore di musica (uno strepitoso J. K. Simmons). Schema già visto altre volte, ma trattato con una certa originalità. Intenso ed onesto.

Boyhood di Richard Linklater
Decisamente innovativa l’idea di girare per dodici anni consecutivi con gli stessi attori, una manciata di giorni ogni anno, per testimoniare i cambiamenti, anche fisici, di un bambino che diventa adolescente e della sua famiglia nell’America di oggi. Peccato che la sceneggiatura non sia altrettanto originale, ma si limiti a descrivere un susseguirsi di ordinarie scenette familiari,  poco avvincenti. La durata eccessiva poi non aiuta. Esperimento non del tutto riuscito.

Birdman di Alejandro González Iñárritu
Un film in cui lo stile sovrasta la storia. Un mix, freddo e logorroico, fra Viale del Tramonto, The Wrestler e Il Cigno Nero. Non si riesce a provare empatia per nessuno dei personaggi, tutti un pò sopra le righe anche se ben interpretati. Pretenzioso.

La Teoria del Tutto di James Marsh
Un lavoro di caratura televisiva. Il personaggio di Stephen Hawking – cumunque ben interpretato da Eddie Redmayne – viene trattato con la grana grossa di chi non sa trovare spazi per sfaccettature o approfondimenti. Piatto.

American Sniper di Clint Eastwood
Eastwood decide di  raccontare la vera storia di Chris Kyle, il più temibile cecchino americano della guerra in Iraq.  Il film però si limita ad essere una stanca ripetizione di missioni militari e scontri a fuoco, a cui si alternano le banali e appena abbozzate dinamiche familiari e personali di Kile di ritorno a casa dopo ogni missione. Ne deriva un lavoro monoespressivo, troppo schematico e superficiale, non esente da una certa retorica patriottica a stelle e strisce.

Grand Budapest Hotel di Wes Anderson
Anderson evidentemente non riesce a realizzare film che non siano infarciti di personaggi stralunati, inquadrature ardite e colori pastello. Il risultato è un lavoro autoreferenziale e fine a se stesso che risulta noioso oltre il lecito. Operina compiaciuta tutta ghirigori, ma senza sostanza.

Oscar 2015

110 pensieri riguardo “Oscar è mio zio!

    1. Sì, numericamente è indubbiamente così. Forse il mio giudizio è stato influenzato dal fatto che le “stroncature” riguardano film particolarmente pubblicizzati o celebrati come “American sniper” o “Gran Budapest Hotel”.

  1. Non ho visto i film in concorso, ma ti lascio il commento che mia figlia ha postato sul film di Eastwood:

    “Ti trovi negli USA quando al cinema a vedere American Sniper partono fischi e applausi ad ogni tiro a segno del cecchino. — guardando American Sniper presso Edwards Long Beach 26 & IMAX.”

  2. Eh ma è Oscar, né Sundance, né Tribeca , tanto per rimanere negli USA.Diciamo che quest’anno il cinema ha dato di meglio ma il meglio per l’Academy è il prodotto artistico.E pazienza se l’arte qualche volta latita.
    Una volta andava anche peggio,ad ogni buon conto trovo ingeneroso il giudizio su Wes Anderson (che amo) e graaaaaavissima le omissioni di Wenders ,di Still Alice, dell’Amore bugiardo (bello da morì) e di Due giorni e una notte (nonostante la presenza di Marion).
    Insomma devi ancora vedè…

  3. @Luigi
    Ah ah ah… il commento di tua figlia mi sembra assolutamente perfetto…

    @Sed
    Quanto ad Anderson, beh… evidentemente io e lui abbiamo un’idea di Cinema diversa. Anche I Tenenbaum, per dire, che è considerata una commedia intelligente e riuscita a me non ha scucito alcuna emozione. Che ce vo’ fà… questione di sensibilità diverse. Quanto piuttosto all’Amore Bugiardo… nooo… a me è piaciuto fino a poco più di metà, poi ha iniziato a sbracare arrivando sino ad un finale davvero inverosimile…

    1. Certamente l’inverosimile finale preceduto da mille perplessità, peripezie, dubbi e supposizioni è l’attrattiva del film.
      Cose mai viste è il mio criterio preferito, nel senso che l’inquadratura precedente non deve raccontare mai nulla di quella successiva.Altrimenti mi rassicuro e dunque mi rompo.
      Quanto ad Anderson siamo alla minuziosa declinazione del suo mondo – ma questo vale per tutti i registi magari un po’ meno pedanti e color pastello – l’intelligenza non c’entra e manco la sensibilità c’entra invece cosa vuoi da un film.Certo il divertimento, che devi andarti a cercare tra le pieghe di mille riferimenti o sorprese.Certo la riflessione, che non è mai un processo immediato (guardo dunque rifletto) ma che procedendo dall’immagine rimbalza sull’inconscio che rifiuta il due più due quattro.
      .Air de Panache , insomma.Il famoso profumo che poi vuol dire : aria di casino (in senso lato)

  4. Severissimo!
    Al momento ho visto solo Anderson, Iñarritu e Eastwood. Mi sono piaciuti tutti e tre.
    Ho preferito quello di Eastwood, un signore di cui mi sorprende spesso l’intelligenza e il coraggio di affrontare temi non ovvii usando una narrativa non ovvia.
    È un film che forse si presta a più letture, ma me ne sono reso conto solo dopo quando ho appreso del largo dibattito. Infatti tu stesso ne dai un giudizio negativo descrivendolo in un modo che lì per lì non mi sarebbe mai venuto in mente.

    Tra i fuori lista di cui parlate, mi è piaciuto anche Gone Girl. Mi è piaciuto ancora di più dopo aver letto la porcheria di libro da cui è tratto. Statene alla larga se potete.

  5. @Sed
    Per me il Cinema è il racconto di una storia. Hitchcock diceva che è come la vita ma senza le parti noioise. Quindi l’imprevedibilità è una qualità, ma l’inverosomiglianza no… anche perchè trovare soluzioni inverosimili è facile.

    @Matteo
    Non mi pare di essere stato così severo. Ho promosso ben 3 film… :-)
    Quanto al film di Eastwood, non so… tu in che modo lo descriveresti? Come dicevo anche a Sed, Gone Girl non mi è piaciuto… ho trovato il finale un pò “sbracato”…

    1. Lo descriverei come un film che si pone di fronte ad alcune criticità contemporanee con umiltà, ma con sicurezza narrativa.
      Da una parte porta avanti l’interesse per la propaganda (e soggetti e oggetti della stessa stessa) che Eastwood aveva iniziato con i due film su Iwo Jima. Dall’altra Eastwood conferma un’umanità forte nel trattare i suoi personaggi.
      Kyle è un eroe perché in un qualche modo ha una “fede” e istintivamente sa di non dover lasciare spazio al dubbio (in macchina, dopo il funerale del compagno ucciso, diventa “vocal” quasi controvoglia e dice forse l’unica frase un minimo complessa che gli esce di bocca in tutto il film). Tuttavia, se riesce a tenere insieme un pezzo di sé con la fede, inevitabilmente ne perde altri e si arrangia come può (mi ha fatto pensare ai santi).

      Mi è piaciuto come è scritto e come è interpretato, mi sono piaciuti i dialoghi. Eastwood ha dimostrato ormai ampiamente di saper scrivere, non mi è venuto da pensare che i dialoghi fossero stupidi o le scenette di vita famigliare fossero banali o appena abbozzate per difetto di sceneggiatura. Penso che lui volesse che Kyle e la moglie dicessero quelle cose perché sono cose che persone come loro dicono e Eastwood li rispetta. Si sono conosciuti, piaciuti, amati, sopportati e non, aiutati, mandati al quel paese, sono entrati in crisi personale e fra loro dicendosi quasi solo frasette semplici e banali, scambiandosi battute poco divertenti, parlandosi per luoghi comuni. Orribile? Noioso? E perché? Se non fossero così, avrebbero potuto diventare l’eroe e la moglie dell’eroe in maniera così perfetta? E posto che sono così, sono irrealistici? O mancano di profondità? Probabilmente non conoscono parole migliori, o magari non vengono loro in mente o si vergognano ad usarne altre che non sono le loro. Ma diresti che il film non mostra la loro umanità, i loro sentimenti, le loro sofferenze o paure o ancora i loro sogni, progetti, soluzioni?
      Ho letto anch’io che alcuni vi hanno visto retorica patriottica, un film che esalta non si sa bene cosa: della sua squadra muoiono quasi tutti (scusate lo spoiler) nel modo che vediamo, lui fa la fine che fa, la/e famiglia/e lo hai visto bene in due ore che spasso.
      Magari ogni tanto è stato anche felice in vita sua, ma faresti a cambio?
      Con tutto ciò lui è un eroe nazionale, un esempio motivatore per tutto l’esercito, gli fanno i funerali di Stato.
      Insomma, io ‘sto patriottismo e ‘sta propaganda militare non ce li ho proprio visti.
      Peraltro stavolta con un bel po’ di mezzi in più che in Hereafter o J. Edgar, che magari andavano anche bene, ma poi ti arrivava un effetto speciale low cost o il trucco e parrucco del discount e ci rimanevi male.

      1. mi sono piaciuti anche gli altri due
        gli altri pian pianino li recupero, magari Boyhood che è uscito anche in DVD. Sono sempre in giro in ‘sto periodo

  6. @Matteo
    Detto che Eastwood non ha scritto i dialoghi e che avrà avuto sicuramente più mezzi che in passato, ma il nenonato che è un bambolotto di plastica nun se pò vedè… :), ci sono – a mio avviso – almeno due dati:
    1) è un film noioso (anche se mi rendo conto che questo è soggettivo): funziona per accumulo senza un vero e proprio sviluppo di un plot o un reale approfondimento. Dopo un pò lo sbadiglio è dietro l’angolo…
    2) credo che un conflitto come quello iracheno avrebbe meritato una lettura un pò più complessa e sfaccettata di quella rappresentata dalla logica che divide gli uomini in “pecore, lupi e cani da pastore”. Dubito cioè che il punto di vista di Kyle sulla guerra in Iraq (che è materia recente e fresca di dibattito) sia il migliore possibile e dubito che nella scelta di guardare la guerra con i suoi occhi non c’entrino anche le convinzioni politiche di repubblicano convinto di Eastwood…

    1. Su roba come il bambolotto mi trovi sempre d’accordo: anch’io preferisco non ci siano distrazioni di quel tipo.

      1) sì in effetti è soggettivo: nonostante le due ore, io non mi sono annoiato
      2) non credo sia un film sul conflitto iracheno nello specifico (come i due su Iwo Jima non credo fossero su WWII), né credo che Eastwood si identifichi con Kyle. Mi pare che il punto di vista sia quello di Eastwood che guarda Kyle. Attento a non confondere Eastwood con altri a Hollywood: Eastwood è impegnato politicamente da una vita, ma non è un repubblicano “convinto” (se capisco bene cosa intendi). Per esempio è sempre stato pubblicamente contrario all’intervento in Iraq.
      Mi pare abbia dichiarato di considerare il suo un film contro la guerra. L’ho letto più tardi, ma dopo la visione mi pareva proprio un film critico.

  7. Ne ho visti tre (Birdman, Grand Budapest Hotel e Boyhood).
    Per Anderson condivido tutto, tanto per far contenta Sed, e anche su Inarritu ci troviamo d’accordo.
    Non su Boyhood, per me film dell’anno del 2014. Grandissima scrittura e un film impossibile da perdere per chi ama la settima arte. Ecco perchè.

    1. Anche a me è piaciuto Boyhood visto e rivisto una seconda volta mi ha convinto (ma non mi devi far contenta, a me piace insultarti e maltrattarti tipo Emme piantala ma vedi i film seduto composto come tutti gli altri
      Ovviamente per farti piacere Eastwood ti dovrei spaccare la testa,parlarti dei repubblicani perbene – no tea party – tutti secondo emendamento e concettualmente contrari alla guerra – che però quando ce vo ce vo – ricordarti Gran Torino e di quanto Walt Kowalski sia Clint stesso assiso sulla veranda in mezzo ad un delirio di lattine nella postura esatta dell’ Abramo Lincoln del Campidoglio.Troppo articolato il suo pensiero,troppo scorticata l’anima autenticamente americana di un grande yankee.

      1. Ma che stai a dì, Sed? A me Clint mi piace soprattutto perchè è un conservatore, ma uno di quelli tajati come dite a RRRoma. in verità, sono abbastanza all’opposto del contestatore sinistrorso tutto d’un pezzo…Sono religioso, ferrettiano, tradizionalista, minchione, ecc ecc…

        1. Ho appena visto forse l’unico di Clint -a parte l’ultimo- che non avevo visto, il molto grazioso Debito di sangue…Uè, stai attenta a quel che dici, che parli con un fan di Callaghan!

          1. Sarà l’età che avanza o la nostalgia dei gruppi di autocoscienza e autocritica che purtroppo quand’ero giovane io non c’erano quasi più?

            1. Eccerto è arivato er pupo.
              Autocoscienza in senso stretto non i gruppi coi cavoli loro all’ordine del giorno.
              Sempre a distorcere la realtà tu.

  8. @Matteo
    E’ vero: Eastwood ha dichiarato di essere stato contrario alla guerra in Iraq. Ed è vero pure che abbia affermato che il film è contro la guerra. Però, che te devo dì… nun se capisce… almeno io non l’ho capito. Non mi pare cioè che AS si possa facilmente includere fra i film che condannano l’uso della guerra… semplicemente perchè la sua narrazione – come ho detto prima – è unilaterale e straordinariamente di parte…

    @Emmeggì
    Letto, ma non sono d’accordo. Io invece sono dell’opinione che quest’esercizio di realismo esasperato inseguito dal regista, al termine delle quasi 3 ore di proiezione risulta un pò fine a se stesso. Il Cinema dopotutto è finzione, fantasia ed immaginazione ed è proprio grazie a queste caratteristiche che è sempre riuscito a farci comprendere con maggior chiarezza la realtà che ci circonda.

    1. Ohi Rear ma non ti piacevano le storie senza la parte noiosa e col finale scontato? E che c’entra adesso la fantasia e l’immaginazione?
      Sei proprio un conservatore.
      Ed è per questo che ti meriti Renzi e pure Peppa Pig…ah si

    2. Rear, il cinema di Eastwood è sempre ambivalente, prendi J Edgar gran puzzone universalmente riconosciuto e figlio di buona donna di cui vengono mostrati sin gli aspetti più miseri e deplorevoli ma…..contestualmente elogiandone il senso dello Stato.
      Così col cecchino che fa il lavoro sporco ma… come dice bene Nathan R. Jessep in Codice d’onore ” Figliolo, viviamo in un mondo pieno di muri e quei muri devono essere sorvegliati da uomini col fucile. Chi lo fa questo lavoro, tu? O forse lei, tenente Weinberg? Io ho responsabilità più grandi di quello che voi possiate mai intuire.
      A ben pensarci si fa presto a dire sono pro o contro qualcosa,per esempio Eastwood è
      Iscritto alle liste repubblicane e sostenitore dei matrimoni gay.Così come è contrario alla guerra – non solo quella in Iraq – ma assolutamente convinto del ruolo degli Stati Uniti del mondo. Ed è questa sofferenza ad essere centrale nel suo cinema.

      1. @Sed
        Ma io apprezzo il Cinema di Eastwood. Non sto qui a fare l’elenco dei suoi film che ritengo notevolissimi, ma non sono pochi. L’ambivalenza in questo caso mi è sembrata decisamente assente. Il film è monolitico perchè ingabbiato dentro il punto di vista del protagonista e autore dell’autobiografia da cui è stata tratta la sceneggiatura… il punto sta tutto qui…

        1. In effetti molti riportano quanto dici, Rear. Non ho ancora visto il film e quindi non so giudicare se si tratta di un film granitico e propagandistico o un film in cui l’ambivalenza e la sofferenza ci sono ma sono più difficili da cogliere del solito Eastwood

          1. Non mi pare una rappresentazione molto celebrativa.Che te doveva fà? ‘Na conferenza?
            Le cose che si vedono sono talmente orribili che non c’è bisogno di dirlo.
            Certo non è The hurt locker della Bigelow ,più esplicito, ma c’era una sceneggiatura e soprattutto un punto di vista da rispettare. E a lui quanto je piace calarsi nei panni altrui… per esempio in quelli del nemico con Lettere da Iwo etc
            Orsù, signori della birra,Eastwood beve Budweiser.Datemi un giudizio.

  9. @Sed
    Beh… ma fare un film dal taglio realistico non significa non usare finzione e fantasia (e viceversa naturalmente). Si pensi – restando a Hitchcock – a Frenzy: che gioiello di realismo e di “costruzione” filmica. Ora invece si vuol far credere (come dicono Gli Spietati citati dal buon Emmeggì) che Boyhood è un capolavoro perchè non rappresenta la vita, ma è la vita stessa e – postilla – come la vita stessa è noioso e stereotipato. Ah beh…

    @Emmegi
    Eh già… qui siamo alla parata dei paradossi! :-)

    1. Il capolavoro qui non c’entra, Boyhood è la buona rappresentazione dell’epopea di una famiglia disfunzionale che cerca di tirare avanti con dignità emendandosi dagli errori.
      Il fattore tempo qui gioca un ruolo fondamentale, tanto fondamentale che l’hanno girato in una dozzina d’anni.Di qui una definizione esatta di contesti e personaggi.
      Può non interessarti il tema, preferire altre storie ma definire noioso questo film mi pare una più una questione di gusto personale che di valutazione oggettiva.
      Se il film ha una sceneggiatura coerente,una recitazione appropriata e una buona regia ma non tocca le corde della tua sensibilità non è detto che debba essere stroncato. Nemmeno a me piace sempre Hitchcock e francamente non capisco la musica di Stockhausen ma è un problema mio, nè di Alfred né di Karlheinz

  10. @Sed
    Certo, il fattore tempo gioca un ruolo fondamentale. Ma può un’unica idea sostenere un film quando la storia è vista già mille volte e piena di sterotipi? Pensa ad una cosa: se lo stesso film fosse stato tutto girato in un anno ed interpretato da attori fatti invecchiare truccandoli ed il ruolo del bambino fosse stato interpretato da più attori, ognuno per ogni fase della sua crescita, staremmo qui a parlarne? Ergo: l’idea è originale e curiosa, ma dietro ci sta un pò pochino… ecco perchè parlo di esperimento non del tutto riuscito…

    1. Non ho il tempo per argomentare come vorrei, perchè credo che un film come Boyhood lo meriti, segnando un passaggio riuscito e molto importante per la storia del cinema. Giuste le parole di Sed rispetto al contenuto in relazione al personale coinvolgimento emotivo, aspetto che in un film come questo (e ricordiamoci che parliamo di un bel tipo quando parliamo di richard l.) può anche passare in secondo piano, in favore di un attenzione dello spettatore al lavoro sul ritmo della narrazione e al linguaggio “meta”cinematografico. Mentre guardavo il film non erano tanto le vicende a colpirmi, quanto la magia della scorrevolezza narrativa in relazione al fattore tempo. Questo però non toglie che abbia trovato convincenti per scrittura, interpretazione e regia pure le vicende e l’intreccio.
      Credo, al contrario di quanto dici Rear, non sia sempre necessario imbastire “er dramma” pesante (alla Haneke) o sorprendente (alla Hitchcock) per dire qualcosa di significativo e toccante; ci sono narrazioni del quotidiano (per Boyhood si potrebbe parlare di “quotidianità decennale”, che se si mettesse Matteo me la conierebbe in inglese very good sound) che risplendono per la capacità di cogliere il dettaglio, lo sguardo, l’incontro spesso non drammatizzabile di alcune dinamiche umane e…terrestri. Mi viene in mente, mentre scrivo, un altro piccolo grande film che secondo me riesce nello stesso intento (italiano e che racconta di tutt’altro mondo, forse più vicino al mio), Le quattro volte di M. Frammartino
      La vicenda umana e famigliare di Boyhood a me è piaciuta molto per com’è e come viene raccontata; non ho trovato forzature, ma una storia di una famiglia potenzialmente “difficile” perchè separati e squattrinati che invece si svela (verbo che trovo particolarmente azzeccato) presente affettivamente e educativamente, al contrario di come forse uno spettatore può essere portato a pensare all’inizio della visione.
      Ecco, Boyhood mi ha fatto riflettere sul senso dei giudizi, come uomini, cittadini, genitori ed educatori; spesso così assoluti, così incentrati sul momento e incapaci di avere un orizzonte più ampio (virtù che invece l’avanzare dell’età può concedere, come forse qualcuno qui potrà confermarci). Boyhood fa pensare come nello “spettro dei colori” emotivo/temporali dell’esistenza di ognuno tutto passi e tutto scorra. Come quando dopo una stagione immersi nei vicoli di Napoli sali un pomeriggio alla Mergellina o sul Vesuvio e un po’ per volta ti rendi conto che tutto, da lontano, sembra diverso e meno incombente.

      1. Buona notte Emme.Io cerco di piazzare Boyhood e tu te ne esci con Frammartino campanaro con le sue capre.
        Ecchecavolo un film più semplice non ce l’avevamo?
        Allora tanto valeva citare Tulpan.Sempre greggi erano – quantunque kazake – sempre Cannes (nostalgia canaglia) sempre che non succede un cavolo di niente.O poca roba
        Però…meraviglia e capolavoro.Respiro del grande cinema.
        E mo vado a fare il post su Berlino.Così mi fucilano definitivamente

        1. Meraviglia e capolavoro senza una parola…se ho capito bene anche a te è piaciuto il film di Frammartino…ma io Tulpan non lo conosco! devo?

    2. Nel corso del tempo ad Ethan vengono i capelli bianchi,Patricia ha un po’ di pancetta e Ellar è pieno di brufoli – gli amanti dei neonati veri al posto di Cicciobello, apprezzino, prego – ma non è tanto questo,quanto il cogliere le ambientazioni e l’aria che tira così come sono.
      Vedi campagna di Obama.
      In pratica è il ricorso alla ricostruzione che qui viene eluso.Il che va benissimo per un racconto di formazione (quindi lungo) con la novità che la sceneggiatura impone allo sforzo collettivo di correggere gli errori (penso alla madre ma anche al padre) non finto ed esemplificato e soprattutto non sempre nella direzione giusta.
      Il luogo comune avrebbe voluto il fallimento ovvero lo splendido successo.Invece qui abbiamo piccoli risultati.Che poi è quel che succede.
      Personalmente ho trovato la visione istruttiva anche se poco spettacolare. di sentimenti e vicende.Magari è questo che non ti è andato a genio.

  11. Confermo: quest’anno sei severissimo!
    Ieri sera ho visto Boyhood (l’alternativa era aggiustarmi la barba), mi è piaciuto pure quello :-)

    Rileggendo le tue brevi recensioni nel post e le tue spiegazioni qui nei commenti mi è venuto da pensare che quel carattere forte e quella costruzione solida dell’intreccio che ti piace e di cui mi pare soprattutto lamenti la carenza nei candidati di quest’anno forse oggi la si ritrova più nelle migliori serie TV.
    A me piacciono molto (ora sto guardando The Fall di BBC) però non mi dispiace andare al cinema e farmi offrire alternative sia di narrativa che di linguaggio.

    Devo riuscire a vedere gli altri che ti sono piaciuti di più :-)

  12. @Sed e @Emmeggì
    Non so… io ho trovato la storia raccontata piuttosto ordinaria e convenzionale. Per citare un esempio di un film recente sui sentimenti e sulla quotidianità che mi ha toccato e commosso, Amour con Trintignant. Boyhood al contrario non mi ha lasciato granchè, se non la curiosità di vedere crescere sotto i miei occhi un bimbo di 8 anni fino a suoi 20…

    @Matteo
    Forse come dice Sed, al Cinema sono conservatore… ma amo le storie. Non è un caso se i film che mi sono più piaciuti fra gli 8 candidati all’Oscar raccontino delle storie solide. Certo non sono portatori di novità o bizzarrie come nei casi di Birdman o Boyhood. Hanno un impianto classico (in The Imitation e in Selma è più evidente), ma io ho spesso la sensazione che è proprio quando non si ha granchè da raccontare che ci si lancia in virtuosisimi stilistici e trovate registiche. Sono anche d’accordo con quanto dici sulle serie. Ad esempio, House of Cards, che amo molto, gode di una scrittura eccellente e di un intreccio avvincente… ed i tempi dilatati delle serie aiutano sicuramente ad approfondire personaggi, dinamiche e situazioni.

    1. Ma quello è Haneke …siamo in Europa e come se non bastasse Austria dove o fondi un Impero o diventi il regista più genialmente sconsolato del mondo oppure finisci al Prater a mangiare cioccolatini Mozart e Sacher.
      Non ti puoi aspettare le stesse cose da un europeo che porta sulle spalle sfracelli di crisi esistenziali,sensi di morte,delitti, castighi etc e un americano che al più si trastulla con la perdita dell’innocenza, da Pochaontas a Iraqui freedom passando per l’assassinio di Kennedy – ma quante innocenze c’hanno questi? –
      Vabbè ma non devi pensare che se non la raccontano come vuoi tu è perché non hanno niente da dire.
      House of cards? Molto bello.Piace moltissimo a Renzi a Tocci e a Obama.

    2. Ehssì dicevo prima Haneke e Hitchcock (Matteo avrebbe conciso in h&h)…ma non è che si ferma lì. A’sto punto devi guardà Frammartino, Rear, e farci sapere che ne pensi!
      House of Cards a me non ha appassionato, quello sì che lo trovo prevedibile e piatto…Ma si sa che siam diversi!
      Notevole serie appena vista è Orange is the new black.
      Comunque Sed (parlo di quanto hai scritto qui sotto) lo spiegone storico-geoesistenzialista non mi convince del tutto…

        1. Okkei, mo vengo da te e insieme a Rear e Matteo e ce spariamo ner tuo cinema privato li peggio film de Haneke, tipo Er tempo dei lupi, che m’aveva messo n’angoscia che nemmeno i risultati de grillo alle elezioni…Poi vediamo cosa ne esce…

          1. Solo se mettiamo un metal detector all’entrata e io mi siedo in ultima fila vicino all’uscita.
            Voi tre siete strani e la prudenza non è mai troppa.

            1. Se vi va bene, ai sopravvissuti alla visione di Haneke, Sed spiegherà brevemente il contesto geopolitico per cui un italiano fa una fiction come “La meglio gioventù” pensando di essere al cinema e di fare una lezione di storia nazionale da portare nelle scuole (elementari) mentre uno zingaro franco-algerino come Tony Gatlif fa documentari musicali bellissimi ma che non si caga nessuno

              1. Haneke è un maestro, brutto somarone, con tanto di visione disperata della vita dove al peggio non c’è fine e alla fine non c’è soluzione.E te lo becchi com’è.
                Altri paragoni mi sembrano impropri e non so dare spiegazioni quantunque la geopsicanalisifilmica di massa sia il mio cavallo di battaglia, molto apprezzato dai buyers di tutto il mondo.Ragazzo,lasciami lavorare.

          2. Non c’ho il cinema privato ma solo un televisore normale. Ammetto di avere qualche film sugli scaffali ma per una visione decente bisogna trovà ‘na sala.
            La visione core a core col telefono che squilla, un bacio alla fidanzata e una carezza al pupo, la lascio ai coltivatori di broccoli che abitano lontano dai centri civilizzati.Intorno a casa mia una quindicina di schermi e un cinema occupato nel raggio di cinquanta metri avvertono che siamo nel cuore del divertimentificio.Non parliamo poi cosa ti aspetta se passi il ponte.

            1. Hai ragione su tutto (a proposito, a breve i pupi diventeno dui) tranne na cosa. L’unico telefono che squilla è il tuo, con tutte e’mejjior che te cercano! Io so pure senza internet sur cellulare.

              1. ‘e meggior in questo momento nun rompono : sono tutte impegnate nell’arruffianamento dei membri dell’Academy Particolarmente gettonati i vecchietti delle lussuose case di riposo californiane per artisti
                E allora daje a visite de’ papaveri a braccia ingombre di bottiglie di champagne, fois gras e roba varia .Secondo me ogni anno ne muore uno di indigestione.

    3. Haneke ha diretto Amour ma appena prima aveva fatto Il Nastro Bianco che magari di impianto classico non lo definirei e qualche bizzarria molti tra il pubblico potrebbero avercela trovata, mentre stavano nel buio totale perché lo schermo diventava nero e si andava dietro a qualcuno che percorreva corridoi nere di case vuote in orribili villaggetti tedeschi nel tardo pomeriggio invernale.
      È che uno che racconta storie, vivaddio deve pur decidere come raccontarle ed è tutta lì.
      U. Eco dice che sono pochi quelli che sono sinceri quando dicono che la trama non conta. Però le vicende della Bovary le conosciamo tutti. Te le racconto io, te le racconta la lattaia, te le racconta Flaubert e non viene mai uguale.
      A quel punto mettici sopra che al cinema si parla per immagini, luci, colori e suoni, a quel punto la gamma delle possibilità è infinita.
      Gli autori hanno ben diritto alle scelte e alle alternative e così il pubblico.
      I candidati che ti sono piaciuti poco secondo me non mostrano debolezza del racconto o uso della storia a pretesto di esperimenti. Forse hanno fatto scelte che ti toccano meno, ecco.

      House of Cards (HoC, per la gioia di Emmeggì :-) ) piace a tutti.

      1. @Matteo
        Ah beh… per me la cosa principale è la storia. Ricordo questo mio post di 4 anni fa, quando raccolsi un pò di insulti sostenendo per l’appunto che l’essenza del Cinema è raccontare per immagini.
        E comunque, parlando ancora di esperimenti e “bizzarrie”, anche Hitchcock fece un film con un unico piano sequenza finto ben 70 anni fa, però che storia che c’era sotto!!!

        1. Bizzarie…Rope, se di questo si tratta, era un bel pezzo di cinema sperimentale data l’epoca.
          Chissà i Rear del 1948 con le scarpe bicolori e le fidanzate ricciolute che storcimenti di naso ” Cara, ma andiamo a vedere Adam’s rib il nuovo film con Spencer Tracy,quella sì che è una storia, no quella di questi due degenerati assassini occultatori di cadaveri e malati di mente.Ah dove andremo a finire…”

          1. @Sed
            Ah, ah, ah… no io sarei stato hitchcockiano anche nel 1948!!! E poi anche Adam’s Rib non è niente male. Manco a dirlo entrambi fanno parte della mia collezione di DVD!!! :)))

        2. Disgraziatamente ce lo ricordiamo tutti quel tuo post di quattro anni fa, ce lo riproponesti poco tempo fa non mi ricordo più se perché impermalito dall’ultimo Malick o dall’ultimo LVT. E anche lì, inevitabilmente, gazzarra.
          E’ che fai tanto quello bravo e buono che sta a Genova, ma sotto sotto sei un provocatore incendiario.

    1. Eh sì a voi intrigoni di politica che frequentate il blog di Rear, in effetti, HoC non può che solleticarvi le meningi per benino ;P

  13. @paolo
    ma è il personaggio che pensiamo tutti !! (Signora compresa…)
    è il nostro buon Matteo Renzi…e non mi arrabbio, lo sai, e nemmeno faccio dell’ironia spiccia come qualcuno..:))

  14. @tutti
    Non so se avete notato, ma fra tutti i film che abbiamo citato nei vari commenti non c’è nessuna commedia. Qualcuno sa suggerirmi qualche commedia divertente non realizzata per un pubblico di liceali dementi, uscita in questi ultimi anni? Tranne qualche eccezione naturalmente, mi pare che il Cinema Americano abbia perso una certa dimistichezza con questo genere. Il Cinema Italiano lo frequenta anche troppo, anche se i buoni risultati sono davvero molto pochi. Forse il Cinema francese – che conosco meno – ha una produzione media più di qualità… non so. Che mi dite?

    1. Se non l’hai visto, a me era piaciuto “cena tra amici”, nella versione francese (“le prenom”).
      Ora l’abbiamo rifatto anche in Italia con Papaleo-Gassman, ma non so come sia….

    2. Eccomi tornato. Alla fine ha vinto Birdman, mezza Parigi ricoperta del manifesto del film (non quello a sfondo rosso che ho visto qui, ma quello con il ritratto colorato di Keaton).
      I film di Anderson mi sembrano commedie divertenti, inclusa Grand Budapest Hotel, ma Moonrise Kingdom mi è piaciuto di più. Un paio di film di Ozon sono molto divertenti. Alcuni musical (Mamma Mia!) e alcuni cartoni animati mi fanno ridere.
      La Venere in Pelliccia di Polanski forse non è una commedia, ma mi sono divertito moltissimo.

      1. @Matteo
        Grazie per le segnalazioni. I cartoni, si… alcuni hanno davvero toni da commedia di qualità che quelle che dovrebbero essere le vere commedie per adulti se li scordano. Polanski l’ho visto quasi tutto ma il film che citi no, rimedierò. Stesso dicasi per Ozon di cui invece non ho visto nulla. Mamma mia carino, ma niente di più per me. Su Anderson ho già detto…

        1. Ozon lo vedo sempre molto volentieri.
          Peraltro sta per uscire con la trasposizione di una novella di Ruth Rendell (A New Girlfriend), autrice che in Francia è evidentemente più nota che da noi, ricordo (e così segnalo pure) che anche Chabrol ne trasse La Cérémonie da A Judgement in Stone con la Huppert e la Bonnaire.
          (e così siamo finiti a parlare di morti e disgrazie varie. Niente, per la commedia non sono portato…)

  15. Bridesmaid Le amiche della sposa
    The Secret Life of Walter Mitty di Ben Stiller
    Big Wedding di Zackham
    Le week end di Roger Michell
    And so is goes Mai così vicini di Rob Reiner

    A braccio mi vengono in mente queste, ma ce ne sono di più, escludendo i liceali e le notti del museo e di Las Vegas .
    Atteso che i generi non usano più e in certe schede trovo scritto : commedia drammatica horror thriller sentimentale per descrivere un unico film, si tratta di prodotti dignitosi, ben confezionati, qualcuno pure con cast stellare.
    Certo, non è Wilder non è Cukor e nemmeno Allen ai tempi d’oro.. ma tant’è.
    Restano i francesi con una vasta produzione tipo Le prénom da cui l’Archibugi ha ricavato una bella commedia o Alceste à bicyclette o i riusciti Bienvenue chez les Ch’tis (Giù al nord)
    Strano che però pochissimi passino il confine – come sempre accade con prodotti troppo francesi,troppo italiani o troppo inglesi –

  16. @Sed
    Dei francesi ho visto Giù al Nord ed in effetti è carino. Degli americani ho visto solo Big Wedding e devo dire che, nonostante adori Robin Williams, l’ho trovato un pò fiacchetto, pur con un cast di primissimo piano. Sempre con Williams mi sento di consigliare una vera e propria scoperta: Il Papà Migliore del Mondo, a mio avviso uno dei 3/4 film migliori della sua carriera ed una delle commedie più intelligenti e caustiche degli ultimi 15 anni. Detto questo, gli altri cercherò di vedermeli tutti e ti saprò dire. Grazie :-)

    1. Dimenticavo due note nazionali di pubblicità progresso :
      A fine marzo esce ( copia restaurata) finalmente il DVD di Todo Modo di Elio Petri mentre raccomando assolutamente La sedia della felicità di Carlo Mazzacurati anche questo in DVD.
      Ultimo film, ben sapendo che sarebbe stato l’ultimo, tratto da un romanzo russo degli anni 60 che il cinema ha abbondantemente saccheggiato.Lui ne fa,al solito, una storia veneta, alterna momenti comici,racconta con la consueta lucidità le cose della sua terra addirittura con caute venature ottimistiche,chiama a raccolta tutti o quasi i suoi attori per brevi parti e ci offre un’ultima inquadratura (sono montagne) piena di rimpianto.Vedere, vedere…

  17. Dato che il multisala dalle mie parti è chiuso da quasi un anno, non ho una gran conoscenza del cinema attuale, anche sto tappando le lacune del cinema dei decenni passati (dagli anni 30 fino ai 90).
    Ho visto “Grand Budapest Hotel” e devo dire che mi è piaciuto.
    Ma non sei andato a vedere “Italiano medio” di Maccio Capatonda? Io no però sarei andato…..
    Ciao!

    Ps proprio sabato pomeriggio ho visto “Rushmore” di Wes Anderson e non mi è particolarmente piaciuto; probabile che abbia un suo stile che piace o non piace…

  18. @Sed
    Leggo che questo romanzo russo è lo stesso da cui Mel Brooks ha tratto Il Mistero delle 12 Sedie che conosco e apprezzo… mi incuriosisce questa declinazione veneta… :-) Todo Modo lo vidi da ragazzo e mi rimase un pò indigesto… però penso sia venuta l’ora di una seconda visione in età più matura… tanto più che in questo periodo sto approfondendo il Cinema di impegno civile degli Anni 70…

    @Giampaolo
    Wes Anderson ha un’idea sua di Cinema e di Commedia e ha uno stile personale. Il che è un bene naturalmente, perchè comunque il cinema di oggi ha bisogno di Autori. A me lui non piace, ma questo inizia e finisce con me, quindi ha poca importanza…

    1. Si. Ne ho un altro con Gassman, Sharon Tate, Orson Welles, Vittorio De Sica,Ottavia Piccolo titolato Una su 13. I registi sono Gessner e Lucignani (ci sono set a Londra,Parigi,New York e Toscana)
      Il romanzo stile commedia degli equivoci si prestava,la morale – che non rivelo – pure, e il cinema ovviamente ne ha approfittato.Magari anche i russi ne hanno tratto qualcosa ma…fin qui non risulta.Almeno a me.

      1. Sul primo ho pochi dubbi; il secondo è surreale e pulp, non credo lo trovi in italiano, ma con i sub sì. Le scene delle telefonate mi fanno ancora ridere a distanza di anni.

        1. Uhhhhh questo non cambia mai.
          Devi dare consigli per tutti non inaugurare le cacce al tesoro coreane e pulp sottotitolate.
          Come ce la mandi la gente al cinema?
          Perché tu vuoi mandare la gente al cinema.Giusto?

          1. naaah, io voglio che la gente (ri) scopra nuovi modi per meravigliarsi
            li hai visti quei film? dicevo che van bene anche per le star romane

            1. Tu piuttosto vai sul sito di Filmcritica a leggere le note di Edoardo Bruno su American Sniper prima che arrivi qualche deficiente a convincerti che è un film fascista.Poi leggi le mie,poi vedi il film poi fammi sapere.
              (non sono io che devo guardare i film,io anzi dovrei smettere)

  19. @paolo
    ieri sera ho visto GRAND BUDAPEST HOTEL su SKY…e non mi è dispiaciuto, non l’ho trovato noioso anche se un tantino surreale nello sviluppo della trama…ma il mio giudizio è positivo.
    non capisco però come abbia fatto a vincere l’Oscar per i costumi, me lo sai spiegare tu che sei più addentro di me?
    concludo che se a te non è piaciuto e a me si, allora siamo nella norma :)

    1. @luigi
      Beh, si… surreale è proprio il termine giusto. Milena Canonero è una costumista straordinaria. Basti pensare che ha lavorato in capolavori come Arancia Meccanica e Barry Lindon di Kubrik e poi La Mia Africa, Momenti di Gloria, Fuga di Mezzanotte e altri ancora, facendo sempre un eccellente lavoro. Quest’anno non mi pare avesse avversari all’altezza…

      1. L’arcano casomai consisterebbe sul come mai queste costumiste si vestono tutte da scappate di casa.Quest’anno la Cannonero deve aver trovato la fila al guardaroba essendosi tenuta addosso lo spolverino.Comunque avrei visto difficile dare un premio per i costumi ad American sniper (ritira il pentagono?) o a boyhood (ritira la Caritas?).Diciamo che Grand Budapest – nominato dai costumisti dell’Academy e votato da tutti e 6000 membri come da regolamento,aveva più chanches…
        (Fuga di mezzanotte… anche lì bello sforzo)

            1. Sono incerta se segnalarti arance e martello di Diego Bianchi per lo specifico un po’ troppo romano.
              Provaci ti garantisco che le cose stanno proprio come lui racconta.Peraltro il circolo PD di San Giovanni che viene mostrato così com’è è intitolato a Woody Allen….
              Se decidi di vederlo non perderti il backstage.Praticamente ci sono tutti.

                1. …che poi è facile dedicare adesso un circolo a Woody Allen.Il fatto è che questi di San Giovanni sono Woody Allen dai tempi del PDS…

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