Realtà e finzione in Lost
Lost spinge chi la guarda all’interpretazione, ponendolo di fatto sul medesimo piano dei protagonisti della storia. Quindi allo stesso modo in cui Jack, Kate, Sawyer, Sayid, Locke e gli altri si rapportano ai misteri dell’isola, noi ci rapportiamo a Lost, restando sospesi come loro in uno spazio in cui non è sempre facile distinguere fra realtà e finzione, fra verità e rappresentazione. Questo gioco viene portato all’estremo dagli autori, facendo interagire vecchi e nuovi media, ed in particolare avvalendosi appieno delle potenzialità del Web. Una strategia in cui si impiegano i canali di comunicazione del mondo reale per fornire informazioni attinenti ad una dimensione di finzione come quella di Lost. Ecco allora che in Rete si può trovare il sito della Oceanic Airlines [la linea a cui appartiene il volo che ha fatto naufragio sull’isola], o il sito dei Drafshaft [la band di Charlie], così come una serie di siti dedicati agli appassionati. In uno di questi, si è dato il via ad una caccia planetaria a dei codici necessari per attivare – attraverso una complessa procedura – un filmato in grado di svelare molti degli enigmi di Lost. Esistono poi documentari inchiesta ed anche giochi interattivi volti ad appurare la verità dei fatti narrati nella serie. Insomma, un prodotto globale che si traduce in un’intreccio insolubile fra reality e fiction e che ci fa sentire confusi e perduti, proprio come i nostri eroi.
Topo Gigio e la perdita dell’innocenza
In verità non comprendo bene la ratio che ha portato ad impiegare come protagonista della campagna una delle icone di chi era piccolo negli Anni 60 e 70, ma che è poco più che sconosciuta dall’attuale generazione di bimbi. Quest’anno Topo Gigio ha compiuto 50 anni e, a causa della mezza età e di questa scellerata scelta di comunicazione, ha perso l’innocenza e l’ingenuità d’un tempo, trascinando anche chi è cresciuto con lui in una nuova consapevolezza di precarietà e sofferenza. Sentirlo pronunziare termini come “tumori” o “malattie croniche” con lo stesso tono di quando esclamava “ma cosa mi dici mai?”, mi provoca un acuto senso di straniamento. Quasi come se all’improvviso venissi messo davanti all’evidenza di quanto il trascorrere del tempo sia inesorabile e di come ormai non ci sia più spazio per essere protetti dalla crudezza di questa vita. I bambini di oggi hanno i Gormiti, a quelli di ieri è rimasto un invecchiato Topo Gigio in camice bianco, senza più sogni, costretto a vaccinarsi da Bonaiuti.
L’influenza del Grande Fratello
Fu Adolf Hitler il primo capo di governo a pensare alla televisione come media per influenzare e condizionare le masse. Documenti rimasti segreti fino a poco tempo fa dimostrano come fosse tutto pronto per lanciare programmi tv diffondibili su megaschermi, da installare nelle piazze e nelle lavanderie. Il palinsesto prevedeva notiziari, programmi di istruzione sportiva ed educazione fisica, un serial sulla vita di una perfetta famiglia ariana ed anche riprese in diretta delle esecuzioni capitali dei nemici del regime. Il progetto venne poi fermato per motivi di budget alla vigilia della guerra.
There’s no place like home
La cattiva maestra
Con il passare degli anni, questo nuovo modello di integrazione e crescita culturale lascerà spazio, specie se si considera la sua eccezionale capacità pubblicitaria, ad un invasivo strumento di persuasione massiva. Come sosteneva Pier Paolo Pasolini nel 1975: «È stata la televisione che ha praticamente concluso l’era della pietà ed iniziato l’era dell’edonè. Era in cui dei giovani insieme presuntuosi e frustrati a causa della stupidità e insieme dell’irraggiungibilità dei modelli loro proposti, tendono inarrestabilmente ad essere o aggressivi fino alla delinquenza o passivi fino all’infelicità». Ma è a partire dai primi Anni 80, con l’avvento di Fininvest, che il media per eccellenza inizia pervicacemente a deformare il gusto e la sensibilità del pubblico. Si sa che i politici hanno da sempre dominato il popolo lasciandolo nell’ignoranza. Pertanto, abbruttendo i mezzi di comunicazione di massa e proponendo dei modelli di riferimento superficiali, volgari e brutali, che influenzano non soltanto il comportamento, ma anche atteggiamenti, credenze e valori, si è costruito un regime videocratico, in cui una TV vassallo e veicolo del potere ha trasformato gli italiani in un popolo di spettatori ipnotizzati.
La luna e la televisione
La conquista della Luna è stato un evento globale senza precedenti che ha aperto una nuova era di comunicazione di massa. Si stima infatti che 500 milioni di persone abbiano guardato, in un granuloso bianco e nero, Armstrong ed il compagno Buzz Aldrin volteggiare sul terreno polveroso della Luna. Per la prima volta gli italiani poterono assistere in diretta ad un avvenimento storico di quella portata. Nello studio 3 di via Teulada Tito Stagno e, collegato da Houston, Ruggero Orlando, raccontarono la vicende dello sbarco degli astronauti americani, in una lunghissima diretta durata 28 ore, culminata in un famoso battibecco perchè i due giornalisti non concordarono sul momento preciso dell’allunaggio. Da quel giorno la televisione si conquistò il ruolo di testimone principale della Storia, portando però con sè anche la sostanziale ambiguità della sua rappresentazione. Si compresero allora l’enorme potere che questo mezzo poteva assumere ed i modi per intervenire e speculare sulla mediazione fra ciò che è e ciò che appare, al fine di generare l’interpretazione voluta.