I sogni e le illusioni di Woody
Concordo con Curzio Maltese che su La Repubblica scrive «Essere contemporanei di Woody Allen è una fortuna, come esserlo stati di altri geni prolifici e longevi, Georges Simenon per esempio. Ogni anno c’è un film che vale sicuramente la pena di vedere. Un altro capitolo di una commedia umana cominciata negli anni Settanta. Nuovi caratteri, altri memorabili personaggi e la filosofia di sempre. Ogni nuovo film di Allen è in fondo un apologo sul senso della vita, o sul non senso». Chi si aspettava le battute fulminanti di Basta che funzioni è rimasto deluso ed infatti il film ha spaccato la critica. Chi lo ha visto si è sostanzialmente diviso fra chi sostiene che ormai Allen fa sempre lo stesso film e chi – come me – spera che continui a farlo ancora per molto. «Per me non c’é differenza fra chi legge le carte, chi si affida a un biscotto della fortuna o ad una qualsiasi delle religioni organizzate – ha recentemente dichiarato il regista – sono tutte ugualmente valide, o non valide. E tutte ugualmente d’aiuto. Ero interessato al tema della fede, al concetto del credere in qualcosa. Sembra banale ma tutti noi abbiamo bisogno di un’illusione per andare avanti e le persone che sanno illudersi sono più felici di quelle che non sanno farlo». Come dargli torto? Ma soprattutto: come negare che l’amore – che resta ancora in cima alla famosa lista di cose per cui vale la pena vivere – ancorchè illusorio, non meriti d’esser pienamente vissuto? In fondo non importa se sia vero oppure no, quel che conta è “che funzioni”.