Romanzo di una strage

Romanzo di una strage

«Il vero senso del film è il suo tentativo di spiegare ai ragazzi d’oggi cos’è stato quel tempo e quell’età, ma non mi sorprendo che chi l’abbia vissuta possa criticarlo. Me l’aspetto, l’ho messo in conto». Così Marco Tullio Giordana sulle  polemiche che – come ormai accade a qualsiasi film sugli Anni di Piombo, o che più genericamente si occupi della storia contemporanea di questo Paese – hanno accompagnato Romanzo di una Strage. Il nuovo lavoro del regista di I Cento Passi e La Meglio Gioventù racconta gli oscuri retroscena dell’attentato di Piazza Fontana del 1969, uno dei più tragici ed ancora insoluti avvenimenti che l’Italia abbia dovuto affrontare e che è costato la vita a 17 persone.

Limitandosi ad analizzare gli aspetti eminentemente filmici ed accantonando quelli attinenti alla ricostruzione dei fatti [contestata da diversi protagonisti della vicenda, fra cui il giudice D’ambrosio], la cui veridicità va comunque pretesa da ben altre sedi, Romanzo di una Strage è una scommessa vinta. La pellicola convince ed avvince lo spettatore, forte del provato mestiere del regista e della bravura del cast, su cui spiccano Pierfrancesco Favino nei panni dell’anarchico Pinelli, Valerio Mastrandea in quelli del commissario Calabresi e Fabrizio Gifuni in quelli dell’allora Ministro degli Esteri, Aldo Moro. Un film sicuramente complesso, perchè complesse e torbide sono le vicende che narra, legate alle indagini della Questura di Milano, inizialmente convinta della matrice anarchica della strage, che poi però dovrà fare i conti – fra mille ostacoli, coperture e depistaggi –  con un insieme di indizi che porta ad una cospirazione fra neonazisti veneti e settori deviati dei servizi segreti. Si tratta comunque di un lavoro che – dato l’assunto iniziale – svolge ottimamente l’importante compito didattico che si era prefisso. 

36 pensieri riguardo “Romanzo di una strage

  1. Concordo appieno.

    Un pregio del film è quello di “farci entrare” in un’atmosfera davvero diversa ed incredibile se paragonata ad oggi. E fare un po’ di luce e creare un dibattito su aspetti della storia italiana in cui non si riesce proprio a trovare una seppur minima condivisione.

  2. Infatti mi è dispiaciuto sapere che al cinema abbia fatto flop.
    Il dibattito che ha scatenato, nel bene e nel male, mi è sembrato un buon segno. Un po’ perché ogni tanto mi fa piacere che si torni a riflettere di politica e senso civile (ora ce n’è bisogno, più che mai), un po’ perché c’è tutta una generazione di giovanissimi da educare.
    Certo, mi sarebbe piaciuto che tutto ciò servisse a far discutere anche sul ruolo educativo del cinema, in particolare in Italia: perché va benissimo la commedia, per carità, però la passione civile ci aiuterebbe moltissimo ad affrontare la crisi.

  3. @ipitagorici
    Esattamente

    @Adam’s Rib
    Come già si diceva qui, il pubblico italiano è da lungo tempo disabituato all’interesse per certe tematiche. Un gran peccato, perchè non c’è nulla come la conoscenza del nostro recente passato, per poter vivere con consapevolezza le questioni del presente. Il fatto che il film di Giordana stia andando meno bene di quanto non si sperasse è l’ennesima prova che in questo Paese va fatto ancora molto per educare il pubblico ad un cinema di impegno civile o quantomeno stimolante riflessioni importanti.

  4. Io non l’ho visto e non lo vedrò, visto che l’autore non mi piace; il monumento alla semplificazione che infaustamente porta nome pasoliniano è uno dei peggiori film che abbia mai visto, proprio perchè racconta male e con superficialità in relazione a tematiche particolarmente importanti e da me sentite. Ne ho scritto (provocatoriamente, in stile Mulo, setaccio e piccone, QUI, se interessasse.
    L’ultimo numero di Alias aveva quattro pagine dedicate, e trattava male anche quest’ultimo lavoro, per le stesse ragioni, più o meno. Per dirla in brevissimo, la divisione categorica fra “buoni” e “cattivi” e un Valpreda dipinto (inchiodato) come uno scellerato.

  5. @pyperita
    Lo spero anche io…

    @emmegì
    Non sono molto d’accordo. Nè sul giudizio su La Meglio Gioventù nè su quello del film in questione. Quanto al primo, se ci si impegna nell’impresa complessa di condensare in 6 ore 40 anni di vita di un Paese, giocoforza si deve passare attraverso degli snodi quasi obbligati e delle semplificazioni che diventano necessarie. La sfida è riuscire a farlo in modo onesto e godibile, emozionando e coinvolgendo lo spettatore. Personalmente ritengo che la scommessa sia stata ampiamente vinta e evidentemente lo hanno ritenuto anche a Cannes, dove il film ha conquistato un premio importante (il che non capita molto frequentemente per un film italiano). La capacità di emozionarsi è questione soggettiva. Io ad esempio quando vedo un film di Von Trier (che citi nel tuo post) se sono fortunato mi infastidisco, altrimenti mi addormento. Come vedi, siamo tutto diversi. Quanto a questo ultimo lavoro, mi pare che si sia compiuto uno sforzo di descrivere la vicenda in modo oggettivo. In questo senso è stata trattata anche la figura di Valpreda.

    1. Sì che siamo tutti diversi; l’oggettività è…soggettiva! Quantomeno in un film (ma a mio parere anche in un’analisi storica). Su Alias ne parlavano in termini piuttosto negativi, al limite della cialtroneria…Però io non l’ho visto, nè lo vedrò.
      Su La meglio gioventù credo di aver già detto (premio a Cannes compreso…per il quale aggiungo che in Francia hanno sempre avuto un’attenzione molto alta verso ciò che è ’68) tutto nel link.

      1. Se quelli di Alias sapessero che tengono lontani gli spettatori dai film e dai dibattiti, smetterebbero le pubblicazioni (in particolare gli autori degli articoli che parlano di Romanzo ),fermo restando che la critica del Manifesto qualche giorno prima, non era poi così devastante.Ora, nell’ambito dell’inchiesta il film sposa una tesi (non accreditata ne’ riscontrata) che poi parzialmente smentisce. Ad ogni buon conto se in ambito di ricostruzione dei fatti, il film difetta, non altrettanto accade quando lavora alla definizione del clima politico che accompagnò quella esplosione e le altre. Che poi è quel che conta.Per il resto ci sono le carte dei processi e in genere la cronaca.
        Le scelte narrative, pomposamente chiamate artistiche,insegnano i compagni di Alias, si possono discutere ma sempre scelte narrative rimangono.
        Un film non è una trattazione sistematica, se così fosse il più bel film mai visto sul caso Moro sarebbe una bufala,visto che Bellocchio alla fine lascia che il presidente della DC fugga in strada sorridente.
        Un gran mestiere come quello di Giordana,laddove per mestiere non s’intende solo l’accurata confezione, merita una visione e non un rifiuto aprioristico.

        1. Mah, dubito che i compagni del Manifesto stia così a cuore di mandare quattro persone in più a vedere film di un regista tendente allo scadente (perlomeno per me e per loro ;-). Per il resto, per me un film non è necessariamente solo narrazione, ma anche arte. Arte della narrazione! Ma forse non ho capito bene la distinzione che fai. Ad ogni buon conto, per me, Giordana, per come ha lavorato finora, è buono per scrivere harmony e sceneggiare fiction rai, prodotti che di solito non scelgo, specie dopo aver visto quel pippone inverosimile e pomposo come un uovo di Pasqua gigante che è La meglio gioventù.
          PS Anche io mi suco qualche Lucarelli, ogni tanto. Interessanti e “incuriosenti”, e poi su tantissimi casi e temi. Ma sono trasmissioni televisive, non film. La forma è pesantuccia, comunque…Infatti i suoi libri, scritti nella stessa modalità narrativa delle trasmissioni, sono quasi illeggibili!

          1. Beh mandare la gente al cinema è la mission di ogni critico che si rispetti e dunque anche la loro che prediligono sempre le discussioni alle astensioni.
            Inoltre il giudizio su Giordana è meno definitivo del tuo e comunque in nessun caso si parla di cinema ma di attendibilità della trama.Non posso concordare, memore di altre critiche dei medesimi a difesa invece dell’inattendibilità di certe trame.

            1. Da quando sono papà ho poca scelta: devo beccare un buon film, quella volta ogni due/tre settimane che esco con la mia donna. Mi toccasse un Giordana credo che tornerei di corsa a lavare culi e leggere Pimpe! Ma anche prima, i consigli dei critici “di fiducia” li ho sempre utilizzati per scegliere anche cosa era evitabile.
              Io ho un opinione molto negativa per le motivazioni picarescamente spiegate nel mio blog, ma tanti altri critici hanno avuto l’orticaria davanti a tali forme (noiose, ridondanti, stucchevoli) e contenuti (sceneggiature da rai-fiction in cui fatti e contesti storici sono banalizzati, perchè la forma è -anche- il contenuto).

            2. @sed
              D’accordo!

              @emmegì
              Beh… se le fiction italiane fossero tutte realizzate da Giordana, passerei le serata a vedere la RAI. La realtà è ben altra purtroppo. Io ne vedo pochissime, di fiction, e solo quelle che mi interessano per il tema trattato… e la differenza – posso assicurarti – è notevolissima.
              Anche sui pipponi poi i giudizi sono quanto mai personali. Io ad esempio ne ho visti due, l’anno scorso, di galattici… tanto che sono riusciti nell’impresa di dare nuovi significati al termine ciofeca!

  6. @emmegì
    E’ vero! L’oggettività è soggettiva… :) la qual cosa mi fa venire in mente quella famosa battuta di Woody Allen in Amore e Guerra: «Amare è soffrire. Se non si vuol soffrire non si deve amare. Però allora si soffre di non amare, pertanto amare è soffrire, non amare è soffrire e soffrire è soffrire. Essere felici è amare, allora essere felici è soffrire, ma soffrire ci rende infelici, pertanto per essere infelici si deve amare o amare e soffrire o soffrire per troppa felicità… io spero che TU stia prendendo appunti…» :)))

    @sed
    Infatti! Al di là della tesi sposata, il film di Giordana è importante perchè porta al cinema un periodo storico che andrebbe analizzato ben più di quanto non sia stato fatto sinora. Intrattenere educando o almeno intrattenere incuriosendo, instillando il desiderio di saperne di più, è quantomai importante. Io ad esempio, dopo essere andato al cinema sabato, ieri mi son visto lo speciale di Lucarelli sulla vicenda. Questo di per sè è già un merito non da poco per il film di Giordana…

    1. Scorri la nota dei documentari della stessa serie Lucarellesca….ci sono pregevoli ricostruzioni (uno bianca, banda della magliana etc) utilissime per chi ha magari seguito gli eventi ma fatica a metterli in fila per una migliore comprensione. E non è mai noioso.

  7. @sed
    Lo farò senz’altro. Prima di ieri non ne avevo visto neppure una puntata. Mi è parso davvero un prodotto di qualità.

    @tiziana
    Sono d’accordo con te. Penso che i giovani avrebbero bisogno di conoscere meglio la storia contemporanea di questo Paese. Peraltro quegli anni sono cruciali per comprendere molte cose. E se un lavoro come questo aiuta in tal senso, ben ne vengano degli altri se accurati ed onesti come il film di Giordana.

  8. sei incredibile…
    sei troppo coinvolgente, come si fa a non avere voglia di andare a vedere i film dopo la tua brillante recensione????
    un salutone a te e dolce consorte,.,,

  9. Sull’accuratezza avrei qualcosa da ridire, almeno da un certo punto di vista, dato che ho trovato incredibile la scelta del regista di eliminare quasi del tutto la campagna diffamatoria di cui fu vittima Calabresi da parte della lotta continua e di tutta la sinistra…ma d’altronde è già un passi avanti che sia stato realizzato il film.
    Sogno- cinematograficamente parlando…posso?- anche film uslla strage di piazza loggia, su sergio ramelli, rogo di primavalle e altro…naturalmente fatti cin criterio!

  10. Non l’ho visto e non credo lo vedrò. Comunque da qualche commento qua e là mi sa tanto di solito filmetto italiano che tratta in formato semi-fiction pure fatti storici delicati. Bah

  11. @luigi
    Beh… adesso dopo questa sviolinata il minimo che puoi fare è andarci davvero al cinema! :)

    @Tiziana
    Non credo che si tratti di mancanza di cura, quanto piuttosto di esigenza di sintesi. Parliamo infatti di una vicenda, la cui mole avrebbe meritato un film di diverse ore. L’abilità è – come si è detto – quella di dar conto del clima politico di quegli anni. Personalmente mi pare che Giordana sia riuscito nell’intento. Peraltro ciò che succede a Calabresi a seguito della morte di Pinelli è piuttosto chiaro. La dura contestazione che subisce durante il processo, e la scritta campeggiante su un muro di Milano a cui lui e la moglie non prestano neppure attenzione, tale – evidentemente – dev’essere l’abitudine, sono due “pennellate” che lasciano pochi dubbi al riguardo.

    @Luca
    Impressione, la tua, che è quanto di più distante dalla realtà…

  12. Ho trovato il film molto ben fatto e ben recitato.E’ ovvio che non poteva dirla tutta,l’ha lasciato intendere nello scambio finale fra Calabresi e il pretore di Roma(“e allora facciamo finta che questo sia un romanzo e questa è la mia versione…”).
    Sono uscita con la pelle d’oca e un ansia profonda.
    Il film è per chi ha voglia di CAPIRE,per chi sa cogliere quello che c’è dietro.Ed è da vedere.
    Aspetto la recensione di DIAZ,mi raccomando;-)

  13. Premetto che non ho visto il film, tuttavia la lettura di certe critiche mi ha portato a fare una considerazione: il film si chiama ‘romanzo’, e questo è un atto di sicura onestà, perché qualsiasi film che tratti un fatto reale, alla fine ha una sua quota di ‘romanzo’ (altrimenti sarebbe un documentario)… certo che poi, dipende da come il tutto è svolto: “Il caso Mattei” per esempio è quasi una docu-fiction ante litteram, che dà conto dei fatti proponendo una tesi; un altro esempio è “Il muro di gomma” (me ne accorgo solo adesso: tutti film che trattano episodi privi di una spiegazione definitiva), dove non si abbraccia una tesi, ma si dà conto solo di come le indagini abbiano sempre trovato un ‘muro’, appunto; poi c’è “Il caso Moro”, altro film che diede adito a molte polemiche… Gli esempio potrebbero continuare… Giordana chiama il suo film ‘romanzo’… poi però dice che “è un tentativo di spiegare ai ragazzi… “: ora, io sono d’accordo che fare un film ‘veritiero’, su una vicenda per la quale la ‘verità’ non è mai stata appurata, è impossibile, e allora ben venga il ‘romanzo’; poi però detto questo non si può continuare dicendo che si vuole ‘spiegare’… specie se poi da quanto ho capito il film include pesanti omissioni (come ad esempio, a quanto ho capito, l’infame campagna contro Calabresi che in un certo ne sancì la condanna a morte). Insomma, fossi stato in Giordana, mi sarei fermato al ‘romanzo’ senza pretendere di voler spiegare nulla ai giovani…

    1. è un punto di vista interessante, il tuo, e concordo su questo “pastiche” involontario che, alla fine, sa di poco e dice poco (parlo del cinema di Giordana in generale, non di questo film). Trovo tutto ciò molto “italian style”…

  14. Alla fine del film in effetti i brividi li ho avuti, soprattutto quando ho letto (cosa che già sapevo) che i familiari delle vittime devono pagare le spese processuali!
    Dalle mie parti stanno facendo una rassegna sul cinema d’autore e questo era il primo film.
    i prossimi Hugo Cabret, l’ultimo di Allen( to Rome with love), Cesare deve morire e Diaz!
    Leggendo i vari commenti, son d’accordo sul fatto che un film di 4-5 ore non si poteva fare e il film (che non dura poco) direi che va bene così!
    Calabresi? Il classico caso all’italiana di trovare un capro espiatorio……chissà quando la finiremo!
    Buonanotte!

  15. @cla
    Hai detto bene: il film è per chi ha voglia di capire ed approfondire. Rappresenta uno stimolo, un motivo di curiosità. Io infatti, a seguito della sua visione, mi sono visto anche lo speciale di Lucarelli sulla strage. Diaz? Arriverà presto! :)))

    @Marcello e @emmegì
    Giordana non dice di voler spiegare ai ragazzi i misteri legati a Piazza Fontana, bensì di far loro capire “il clima” di quegli anni. Sono due cose diverse e mi pare che l’intento sia stato perseguito. Se avessi visto il film, ti saresti reso conto – come me – che non ci sono “pesanti omissioni”, neppure in relazione alla figura di Calabresi.

    @pavelo
    Si… il fatto che i parenti delle vittime abbiano dovuto pagare le spese processuali è cosa indegna di un Paese che vuol definirsi civile!

    1. Fatemi capire : il film non si è visto ma si fanno le esegesi alla critica? Ok.Critica della critica.
      La qual critica a sua volta – mi appunto per un attimo la medaglietta per averla letta tutta, compresi trafiletti su Avvenire, Donna Moderna e Vanity Fair – difficilmente parla del film ma si sofferma più volentieri sull’attendibilità delle tesi che vi sono sostenute.
      Povero Giordana, tutta quella fatica sprecata.
      Quanto a Calabresi che fosse o meno in quella stanza poco conta.Responsabile di un interrogatorio di 72 ore in cui le garanzie se n’erano andate a farsi friggere era comunque lui.
      E questo al di là della giustezza o meno delle “campagne d’odio” è una delle verità inconfutabili.
      E ora tocca a Diaz…anche lì piccoli registi crescono.

  16. Concordo con te, la pennellata sul muro è un estremo tentativo di sintesi della campagnia diffamatoria nei confronti di Calabresi. Per fare un prodotto cinematografico da qualche parte si deve sintetizzare. Anche se forse un minuto in più si poteva dedicare, tagliando un paio di scene con la Chiatti…

  17. @Bruno
    Ho una pessima memoria, quindi non vorrei ricordar male, ma mi pare che ci sia anche un’inquadratura con i titoli dei giornali di sinistra dell’epoca che accusavano Calabresi senza mezze misure…

  18. gaudio per essere d’accordo con te ma che tristezza il fatto che la Storia ce la debba raccontare il cinema e non ce la sappiano spiegare gli organi competenti e da oggi è in sala Diaz, altro bel rospo da ingoiare.. :/

  19. A me che ricordo abbastanza nitidamente quegli anni il film è piaciuto :anche se, appunrto, “romanzo”, mostra abbastanza bene la profonda confusione di allora ,evidenzia i continui tentativi di por fine al sistema democratico che evidentemente si sono susseguiti incessamente da lla fine della guerra, le oscure trame che tutto avvolgono e da cui non siamo ancora stati liberati: si esce con un profondo senso di frustrazione e sgomento. redcats

  20. Visto che più sopra hai linkato al post degli ultimi Trier e Malick (con il bello scambio di commenti che vedeva protagonisti anche me e sed, tra l’altro), cioè un post dove si parla di due grandissimi film che solo pensare a confronto con Giordana mi vengono risate e pruriti :-), io [ti ri-linko un lungo post][1] scritto con un’amica (appassionata di Lost!), pubblicato sul Mulo, che dice, da un punto di vista un po’ particolare, alcune ulteriori cosette dei due film e anche dell’episodio di Cannes. Magari te lo eri perso…;-P
    PS Ma come ci si iscrive ai singoli post, qui su Rear Window?

  21. @ava
    Assolutamente d’accordo!

    @redcats
    Già… ed è un bene che in questo modo i più giovani possano in qualche modo avvicinarsi a quel periodo storico, che non è poi così lontano..

    @emmegì
    Ahiahi… non lo hai linkato… ora vedo se riesco a recuperarlo da te… grazie comunque!
    P.S.
    Ai singoli post non ci si può iscrivere, temo… non ancora, peraltro. Appena ho un attimo vedo se riesco ad implementare la cosa… comunque in fondo alla pagina hai il link sia ai feed dei post che a quello dei commenti… nel caso volessi farti del male! :)))

  22. Non ho ancora visto il film, cosa che farò prestissimo. Ho amato il suo “La meglio gioventu'”, meno “Quando sei nato non puoi più nasconderti”. Non ho gli strumenti e le competenze per addentrarmi nel giudizio dei fatti storici e politici (azione molto delicata da compiere), perciò vedrò il film accostandomi dall’angolazione critica-filmica…a maggior ragione dopo il tuo post!!!
    torretta

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