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Categoria: berlusconi

Siamo ingovernabili

Siamo ingovernabili

«E’ chiaro che gli italiani respingono l’austerità» titola il Wall Street Journal. «Gli italiani dicono basta all’austerità. I messaggi populisti e anti-establishment conquistano gli elettori» sintetizza il Financial Times. Ed in effetti le elezioni sono state vinte dal rimborso dell’IMU, dal reddito di cittadinanza, dalla salvifica uscita dall’Euro e da un sonoro vaffanculo a tutti, senza alcuna distinzione. Chi – come berlusconi e Grillo – hanno cavalcato il malcontento per una politica di rigore e la sfiducia verso la classe politica, riscuotono un successo inaspettato. Coloro che – più seriamente, come Bersani e Monti – non hanno nascosto all’elettorato la necessità di sacrifici per uscire dalla crisi economica, ottengono un risultato inferiore alle attese, che nel caso di Casini e Fini è davvero umiliante. E’ un voto di pancia quello che delineano queste elezioni. Un voto che si alimenta di bugie, di promesse irrealizzabili, di bassi espedienti, di retorica da “Bar dello Sport”, di insulti gratuiti, di violenza verbale. Un voto che rincorre il radicalismo presente nel malessere sociale e nella rabbia anticasta nel caso di Grillo, e che vive della seduzione mediatica e del colpo ad effetto nel caso di berlusconi. Protagonisti entrambi di una proposta demagogica che attrae consensi ma che non può produrre alcuna stabilità governativa, e che giustamente sta creando forti preoccupazioni presso gli osservatori internazionali.
 
Quanto al Partito Democratico, ha sbagliato prima di tutto a non imporre una nuova legge elettorale, quando aveva la possibilità di farlo. Una legge che non consegnasse il Paese ad una drammatica situazione di ingovernabilità, come invece è accaduto. Secondariamente non ha saputo intercettare quel forte bisogno di rinnovamento che arrivava dalla pubblica opinione. Un’opzione che al momento diventa improcrastinabile. Ed ora? Ed ora rischiamo che il peggio debba ancora venire.
Al voto

Al voto

«Lei viene? Quante volte viene? E con che intervallo temporale?», rivolto ad una bella  impiegata che lo invitava a partecipare all’ inaugurazione di un impianto. «La magistratura sta mandando in malora l’Italia con una interpretazione giacobina: siamo di fronte ad un’offensiva dei magistrati senza alcun limite», riferendosi all’accusa per Formigoni di associazione a delinquere e alla condanna a 4 anni per corruzione all’ex ministro Fitto«Se il festival della canzone italiana diventerà il festival dell’Unità sono certo che il 50% dei cittadini italiani non pagherebbe più il canone», a proposito della kermesse di Sanremo, colpevole – a suo dire – di levargli tempo per rastrellare alla TV i voti degli indecisi. 

In queste 3 dichiarazioni rilasciate dal Cavaliere negli ultimi giorni c’è tutta l’arroganza, la volgarità, la pochezza e la cialtroneria che ha contraddistinto il ventennio berlusconiano. Fra 10 giorni avremo la possibilità di far voltare pagina al Paese, votando per il centrosinistra, che – pur con tutti i suoi limiti – rappresenta l’unica proposta seria di Governo. Potremo risparmiarci una nuova stagione di populismo dilagante, di leaderismo videocratico privo di contenuti, di leggi ad personam,  di attacchi alle istituzioni, di logoramento del tessuto sociale, di promozione di un clima di intolleranza ed ignoranza e di derive – più o meno morbide – verso un regime illiberale. C’è bisogno di un cambiamento radicale di cui farci protagonisti con il nostro voto.

Il grande corruttore

Il grande corruttore

Il grande corruttore dopo aver comprato magistrati, finanzieri, giornalisti, parlamentari, testimoni, prostitute e chi più ne ha, tenta oggi il colpo gobbo: comprare in contanti i voti degli italiani. Una media di 300 euro per un voto al PdL. Ecco cosa è uscito dal cilindro di questo anziano imbonitore, di questo venditore di fumo che promette senza poter mantenere, ma tanto “che importa”, qualche imbecille pronto a credergli lo troverà comunque. E poco conta se questa mossa non riuscirà a garantirgli una vittoria certa. Il suo obiettivo è rendere ingovernabile il Paese per riuscire ancora una volta a mettere al sicuro i suoi processi. 

Votatemi e sarete rimborsati dei soldi spesi per l’IMU. Un uomo che ha costruito il proprio impero economico grazie alla corruzione, per il quale non esiste altro metro o valore che il denaro, non poteva che chiudere la campagna elettorale cercando di comprare il futuro del Paese. Degli ultimi 20 anni ne ha disposto come ha voluto contando sulla credulità degli italiani. Oggi questa credulità non gli basta più, vuole avere anche la loro dignità.

Gli impresentabili

Gli impresentabili

berlusconi ha spiegato che ha dovuto far a meno di uomini come Dell’Utri e Cosentino per avere più consenso. Quindi l’iniziativa del Cavaliere di liberarsi di alcuni personaggi discutibili non è dettata dalla volontà di dar seguito alle istanze di moralizzazione che arrivano sempre più forti dalla pubblica opinione, ma semplicemente da bieche logiche elettorali. Naturalmente non è stato fatto alcun cenno alle accuse gravissime di collusione con la camorra e concorso esterno in associazione mafiosa che gravano sugli uomini del PdL. La colpa è – tanto per cambiare – soltanto della magistratura politicizzata che ha deciso di perseguitare alcuni dei maggiorenti del partito. Insomma, la solita congiura bolscevica.
 
Inoltre per qualche impresentabile che se ne va, ve ne sono molti altri che restano: Verdini, Formigoni, Nitto, Cesaro solo per fare qualche piccolo esempio. Prova ulteriore che l’obiettivo dell’operazione non è certo quello di ripulire le liste poco virtuose del Popolo della Libertà. Per non parlare, ovviamente, del personaggio più impresentabile di tutti, il plurinquisito e condannato in primo grado silvio berlusconi.
La partita del Senato

La partita del Senato

Ancora una volta l’impresentabile destra italiana agisce per mere logiche di potere, contro il bene del Paese. PdL e Lega sanno bene che difficilmente potranno vincere le prossime elezioni, eppure si alleano insieme nonostante i grandi mal di pancia dei rispettivi elettorati [in particolare di quello leghista] e i proclami dei dirigenti del Carroccio che avevano più volte perentoriamente garantito «mai più col Cavaliere!». Il vero obiettivo è quello di ottenere una situazione di stallo al Senato. Poichè a Palazzo Madama i seggi vengono assegnati su base regionale con un premio di maggioranza regionale corrispondente al 55% dei seggi assegnati nella singola regione, diventa fondamentale vincere nelle grandi regioni come Lombardia, Campania, Veneto o Sicilia.
 
Ed è proprio al Senato che si giocherà tutta la partita. Se Bersani sarà in grado di conquistare le regioni più popolose potrà ottenere la maggioranza oltre che alla Camera – come indicano tutti i sondaggi – anche al Senato. Se viceversa si arrivasse ad un sostanziale pareggio, se cioè il centrosinistra risultasse vincente soltanto alla Camera, si aprirebbero diverse possibilità che potrebbero favorire un accordo con Monti, portare nuovamente ad un Governo di larghe coalizioni, o addirittura far saltare il banco, con un ritorno alle urne dagli esiti imprevedibili. La sofferta intesa fra Maroni e berlusconi [per raggiungere la quale quest’ultimo ha accettato persino di fare un passo indietro dalla premiership], e l’analoga operazione che il Cavaliere sta compiendo in Sicilia con Miccichè, vanno dritti nella direzione di rendere il Paese ingovernabile, sperando di avere ancora un ruolo da recitare, anche nella prossima legislatura.
La fine della legislatura

La fine della legislatura

Napolitano ha sciolto le Camere. La parola torna al popolo sovrano. La legislatura, che si è conclusa qualche giorno fa, era cominciata nel segno di un berlusconi trionfante. Non aveva semplicemente vinto le elezioni. Aveva spopolato, guadagnando una maggioranza granitica. Per buona parte del suo mandato aveva dispiegato il suo potere in modo incontrollato, calpestando spesso la dignità della politica, disponendo della cosa pubblica per finalità private e circondandosi di una classe dirigente prona ai suoi voleri e completamente priva di senso dello Stato. Un’impasto che ha costituito l’humus per un drammatico declino sociale contraddistinto dall’aumento del debito pubblico e delle tasse, dalla diminuzione dell’occupazione e dall’impoverimento del ceto medio. Un declino che si è mescolato alla più grande crisi economica internazionale del dopoguerra. Il suo impero mediatico ha nascosto a lungo i mali del Paese, fino a quando una sconvolgente serie di scandali ha minato la credibilità del suo esecutivo. 

Il Governo Monti ha sicuramente rappresentato un’inversione di tendenza rispetto al precedente, in termini di considerazione internazionale. La sua politica però ha fallito perchè incapace di improntare la propria azione a principi di equità sociale. Sondaggi alla mano, Bersani – dopo essere riuscito a rintuzzare l’attacco di Renzi – deve solo convincere gli italiani della bontà del suo programma elettorale e, forse soprattutto, dell’affidabilità della coalizione che sta costruendo, per poter finalmente sedere a Palazzo Chigi e far voltare definitivamente pagina al Paese, dopo 20 anni di berlusconismo.

Il ritorno del Caimano

Il ritorno del Caimano

76 anni, una condanna di primo grado a 4 anni per frode fiscale e la sentenza sul caso Ruby che si approssima, berlusconi si ricandida per la sesta volta alla guida del Paese con il solito bagaglio di megalomania, populismo, irresponsabilità ed arroganza: andando all’assalto del governo dei tecnici e conducendo l’Italia sull’orlo della crisi. Una mossa dirompente e destabilizzatrice che rappresenta molto di più del colpo di coda che tutti si aspettavano.
 
Facile immaginare come la campagna elettorale del Caimano sarà violentissima e diretta alla pancia della gente. Berlusconi volterà definitivamente le spalle a Monti proprio nei giorni in cui gli italiani dovranno pagare l’IMU e naturalmente annuncerà che in caso di vittoria questa tassa verrà abolita, come già fece con l’ICI. Poi l’attacco all’Europa e all’euro, le minacce alle istituzioni, le toghe rosse, i comunisti alle porte, i media schierati contro di lui e via via snocciolando tutto il resto del collaudatissimo repertorio. Con simili argomenti, l’ex premier ha già vinto tre campagne elettorali, grazie anche all’enorme capacità persuasiva del suo impero mediatico. Molto è cambiato, da allora. In un anno il PdL si è sfaldato e ha subito più di una sconfitta elettorale, prima fra tutte quella in Sicilia che era sempre stata il granaio dei suoi voti. Tuttavia i danni che possono essere arrecati al Paese dal ritorno rabbioso del Cavaliere possono purtroppo essere ancora drammaticamente reali.
Primarie a confronto

Primarie a confronto

E’ sicuramente curioso come intorno all’istituto delle primarie si stia delineando una significativa distinzione fra gli schieramenti di centrosinistra e di centrodestra. Le primarie del centrosinistra, indipendentemente da chi alla fine vincerà, hanno comunque fatto segnare dei risultati ragguardevoli. Hanno dimostrato cioè che è possibile ritornare ad una idea di politica che vent’anni di berlusconismo aveva cancellato: una politica in cui si confrontano opinioni diverse in modo civile e costruttivo, senza che vi sia deligittimazione o annientamento dell’avversario. Una politica fatta di passione e competenza dove non esiste prevaricazione, in cui il ruolo della gente comune torna ad essere centrale. Portare infatti alle urne tre milioni di persone in questo momento storico di grande disaffezione è di per sè un successo considerevole.
 
Dall’altra parte invece, le primarie, dopo esser state più volte annunciate e messe in discussione, vengono oggi definitivamente affossate da berlusconi. Segno di una politica mossa da tornaconti del tutto personali e bieche logiche di potere, che non è espressione di partiti democratici ma della volontà di un unico generalissimo. Una politica del tutto avulsa dai bisogni reali della gente, alla quale non viene data alcuna opportunità di partecipare alle scelte che la riguardano. L’ex premier torna in campo con tutto il suo bagaglio di arroganza e demagogia, nel tentativo di arraffare ciò che gli è stato tolto l’anno scorso. La speranza è che l’elettorato abbia finalmente compreso la differenza fra la sua politica e quella del centrosinistra e che alle prossime elezioni premi chi ha dimostrato, pur fra mille limiti, errori e difficoltà, di volersi occupare del bene comune.
Resta in campo, ma forse no

Resta in campo, ma forse no

Ed ecco che è arrivata una condanna a 4 anni per frode fiscale a mettere forse la parola fine all’avventura politica di berlusconi, che per quasi un ventennio ha tenuto in scacco un intero Paese sotto il giogo dei suoi interessi personali. L’uomo che nel 1994 era sceso in politica per evitare la galera e che da allora aveva dato il via ad una guerra senza quartiere alla Magistratura, fatta di continui attacchi,  deligittimazioni, leggi ad personam, abolizioni di reati gravissimi, legittimi impedimenti e prescrizioni brevi, adesso che non è più Presidente del Consiglio e non ha una maggioranza parlamentare che lavora perchè lui sfugga alla Giustizia, deve subire una grave sentenza di colpevolezza. La prima conseguenza è il suo farneticante doppio dietrofront con tanto di tuffo acrobatico, carpiato ed avvitato all’indietro, con buona pace del buon senso. Ieri aveva deciso di non candidarsi alle prossime elezioni e aveva elogiato l’azione di Monti. Oggi invece, prima annuncia l’intenzione di restare in campo per riformare la giustizia e poi conferma il suo ritiro, minacciando però di togliere la fiducia al Governo.

Rimane da vedere quanti saranno gli elettori disposti a dargli ancora credito. I sondaggi che danno un PdL allo sbando dimostrano che finalmente dopo ben 18 anni  gli italiani hanno veramente compreso la natura dell’uomo che li ha sedotti grazie al potere ipnotico del suo impero mediatico. In tutto questo tempo, come scrive Di Pietro nel suo blog, «Col suo cattivo esempio ha disseminato ovunque la malapianta della corruzione e di una politica intesa solo come ricerca a ogni costo del proprio personale vantaggio. Ha lasciato un’Italia peggiore di quella che aveva trovato, con una corruzione ancora più micidiale, più diffusa, ingegnerizzata e spesso, addirittura, più legalizzata di quanto non fosse all’epoca di Tangentopoli.»

Il ritorno

Il ritorno

Le voci sono state confermate. Il ritorno alla guida del centrodestra è dato per sicuro. Otto mesi dopo le rovinose dimissioni, silvio berlusconi torna alla ribalta della cronaca, candidandosi per la poltrona di Presidente del Consiglio alle prossime elezioni politiche, con tanto di immancabili proclami sull’abolizione dell’IMU e la riduzione di tutte le tasse. E siccome dalle sue parti non si fa mai nulla senza prima avere il conforto di sondaggi favorevoli, è un dato di fatto che questa ennesima “discesa in campo” del settantacinquenne Caimano venga considerata positivamente.
 
E questo non solo – com’è presumibile – presso l’elettorato di destra, visto lo scarsissimo appeal di Angelino Alfano, ma persino dall’insospettabile vicesegretario nazionale del Partito Democratico Enrico Letta, il quale – ricevuta la notizia – si è subito affrettato a dichiarare che è meglio votare per berlusconi piuttosto che per Grillo. A parte il fatto che da un alto dirigente di partito mi aspetterei che non si avventurasse in sciocche ed inutili affermazioni da “Bar dello Sport”, mi domando se Letta abbia capito perchè i sondaggi danno un PDL in netta ripresa con berlusconi al timone. Sarà forse perchè dall’altra parte non si è organizzata ancora un’alternativa forte e convincente? Un alternativa in cui magari ci si arrischi persino ad affermare che è meglio votare per il PD che per gli altri?