Al voto
«Lei viene? Quante volte viene? E con che intervallo temporale?», rivolto ad una bella impiegata che lo invitava a partecipare all’ inaugurazione di un impianto. «La magistratura sta mandando in malora l’Italia con una interpretazione giacobina: siamo di fronte ad un’offensiva dei magistrati senza alcun limite», riferendosi all’accusa per Formigoni di associazione a delinquere e alla condanna a 4 anni per corruzione all’ex ministro Fitto. «Se il festival della canzone italiana diventerà il festival dell’Unità sono certo che il 50% dei cittadini italiani non pagherebbe più il canone», a proposito della kermesse di Sanremo, colpevole – a suo dire – di levargli tempo per rastrellare alla TV i voti degli indecisi.
In queste 3 dichiarazioni rilasciate dal Cavaliere negli ultimi giorni c’è tutta l’arroganza, la volgarità, la pochezza e la cialtroneria che ha contraddistinto il ventennio berlusconiano. Fra 10 giorni avremo la possibilità di far voltare pagina al Paese, votando per il centrosinistra, che – pur con tutti i suoi limiti – rappresenta l’unica proposta seria di Governo. Potremo risparmiarci una nuova stagione di populismo dilagante, di leaderismo videocratico privo di contenuti, di leggi ad personam, di attacchi alle istituzioni, di logoramento del tessuto sociale, di promozione di un clima di intolleranza ed ignoranza e di derive – più o meno morbide – verso un regime illiberale. C’è bisogno di un cambiamento radicale di cui farci protagonisti con il nostro voto.
Il grande corruttore
Il grande corruttore dopo aver comprato magistrati, finanzieri, giornalisti, parlamentari, testimoni, prostitute e chi più ne ha, tenta oggi il colpo gobbo: comprare in contanti i voti degli italiani. Una media di 300 euro per un voto al PdL. Ecco cosa è uscito dal cilindro di questo anziano imbonitore, di questo venditore di fumo che promette senza poter mantenere, ma tanto “che importa”, qualche imbecille pronto a credergli lo troverà comunque. E poco conta se questa mossa non riuscirà a garantirgli una vittoria certa. Il suo obiettivo è rendere ingovernabile il Paese per riuscire ancora una volta a mettere al sicuro i suoi processi.
Votatemi e sarete rimborsati dei soldi spesi per l’IMU. Un uomo che ha costruito il proprio impero economico grazie alla corruzione, per il quale non esiste altro metro o valore che il denaro, non poteva che chiudere la campagna elettorale cercando di comprare il futuro del Paese. Degli ultimi 20 anni ne ha disposto come ha voluto contando sulla credulità degli italiani. Oggi questa credulità non gli basta più, vuole avere anche la loro dignità.
Gli impresentabili
La partita del Senato
La fine della legislatura
Napolitano ha sciolto le Camere. La parola torna al popolo sovrano. La legislatura, che si è conclusa qualche giorno fa, era cominciata nel segno di un berlusconi trionfante. Non aveva semplicemente vinto le elezioni. Aveva spopolato, guadagnando una maggioranza granitica. Per buona parte del suo mandato aveva dispiegato il suo potere in modo incontrollato, calpestando spesso la dignità della politica, disponendo della cosa pubblica per finalità private e circondandosi di una classe dirigente prona ai suoi voleri e completamente priva di senso dello Stato. Un’impasto che ha costituito l’humus per un drammatico declino sociale contraddistinto dall’aumento del debito pubblico e delle tasse, dalla diminuzione dell’occupazione e dall’impoverimento del ceto medio. Un declino che si è mescolato alla più grande crisi economica internazionale del dopoguerra. Il suo impero mediatico ha nascosto a lungo i mali del Paese, fino a quando una sconvolgente serie di scandali ha minato la credibilità del suo esecutivo.
Il Governo Monti ha sicuramente rappresentato un’inversione di tendenza rispetto al precedente, in termini di considerazione internazionale. La sua politica però ha fallito perchè incapace di improntare la propria azione a principi di equità sociale. Sondaggi alla mano, Bersani – dopo essere riuscito a rintuzzare l’attacco di Renzi – deve solo convincere gli italiani della bontà del suo programma elettorale e, forse soprattutto, dell’affidabilità della coalizione che sta costruendo, per poter finalmente sedere a Palazzo Chigi e far voltare definitivamente pagina al Paese, dopo 20 anni di berlusconismo.
Il ritorno del Caimano
Primarie a confronto
Resta in campo, ma forse no
Ed ecco che è arrivata una condanna a 4 anni per frode fiscale a mettere forse la parola fine all’avventura politica di berlusconi, che per quasi un ventennio ha tenuto in scacco un intero Paese sotto il giogo dei suoi interessi personali. L’uomo che nel 1994 era sceso in politica per evitare la galera e che da allora aveva dato il via ad una guerra senza quartiere alla Magistratura, fatta di continui attacchi, deligittimazioni, leggi ad personam, abolizioni di reati gravissimi, legittimi impedimenti e prescrizioni brevi, adesso che non è più Presidente del Consiglio e non ha una maggioranza parlamentare che lavora perchè lui sfugga alla Giustizia, deve subire una grave sentenza di colpevolezza. La prima conseguenza è il suo farneticante doppio dietrofront con tanto di tuffo acrobatico, carpiato ed avvitato all’indietro, con buona pace del buon senso. Ieri aveva deciso di non candidarsi alle prossime elezioni e aveva elogiato l’azione di Monti. Oggi invece, prima annuncia l’intenzione di restare in campo per riformare la giustizia e poi conferma il suo ritiro, minacciando però di togliere la fiducia al Governo.
Rimane da vedere quanti saranno gli elettori disposti a dargli ancora credito. I sondaggi che danno un PdL allo sbando dimostrano che finalmente dopo ben 18 anni gli italiani hanno veramente compreso la natura dell’uomo che li ha sedotti grazie al potere ipnotico del suo impero mediatico. In tutto questo tempo, come scrive Di Pietro nel suo blog, «Col suo cattivo esempio ha disseminato ovunque la malapianta della corruzione e di una politica intesa solo come ricerca a ogni costo del proprio personale vantaggio. Ha lasciato un’Italia peggiore di quella che aveva trovato, con una corruzione ancora più micidiale, più diffusa, ingegnerizzata e spesso, addirittura, più legalizzata di quanto non fosse all’epoca di Tangentopoli.»
Il ritorno
Le voci sono state confermate. Il ritorno alla guida del centrodestra è dato per sicuro. Otto mesi dopo le rovinose dimissioni, silvio berlusconi torna alla ribalta della cronaca, candidandosi per la poltrona di Presidente del Consiglio alle prossime elezioni politiche, con tanto di immancabili proclami sull’abolizione dell’IMU e la riduzione di tutte le tasse. E siccome dalle sue parti non si fa mai nulla senza prima avere il conforto di sondaggi favorevoli, è un dato di fatto che questa ennesima “discesa in campo” del settantacinquenne Caimano venga considerata positivamente.
E questo non solo – com’è presumibile – presso l’elettorato di destra, visto lo scarsissimo appeal di Angelino Alfano, ma persino dall’insospettabile vicesegretario nazionale del Partito Democratico Enrico Letta, il quale – ricevuta la notizia – si è subito affrettato a dichiarare che è meglio votare per berlusconi piuttosto che per Grillo. A parte il fatto che da un alto dirigente di partito mi aspetterei che non si avventurasse in sciocche ed inutili affermazioni da “Bar dello Sport”, mi domando se Letta abbia capito perchè i sondaggi danno un PDL in netta ripresa con berlusconi al timone. Sarà forse perchè dall’altra parte non si è organizzata ancora un’alternativa forte e convincente? Un alternativa in cui magari ci si arrischi persino ad affermare che è meglio votare per il PD che per gli altri?