Di agibilità politica e quant’altro
Agibilità politica. Grazia. Amnistia. Commutazione della pena. Decadenza da senatore. Incostituzionalità della legge Severino. Ecco ciò di cui si è parlato in questo mese di Agosto. Ancora una volta gli interessi di un uomo solo si sono anteposti a quelli di un Paese intero. Ancora una volta le vicende giudiziarie del Cavaliere hanno condizionato la vita politica ed istituzionale. Dato mille volte per finito berlusconi domina ancora la scena ed è arrivato – da pregiudicato – a dettare l’agenda politica del Governo, riuscendo ad imporre al PD l’abolizione dell’ IMU.
Vent’anni fa Craxi fu costretto all’esilio perchè ancor prima che dalla giustizia venne condannato dalla pubblica opinione. Lo scorso febbraio la coalizione guidata da berlusconi è stata votata da quasi 10 milioni di persone ed anche oggi il consenso per l’ex premier è tale da potergli consentire di restare autorevolmente [ed arrogantemente] in sella nonostante una condanna in Cassazione. In questa differenza si misurano i danni fatti da vent’anni di berlusconismo. Vent’anni di battaglie fra poteri dello Stato e fra berlusconiani ed antiberlusconiani che hanno lasciato un Paese in macerie, assuefatto a qualsiasi nefandezza. Un Paese in cui tutto appare normale, anche che una sentenza passata in giudicato non sia motivo più che sufficiente per abbandonare la politica. Oppure che una legge approvata 8 mesi fa dal Parlamento proprio con il preciso scopo di negare l’agibilità politica ai condannati in via definitiva, debba adesso essere portata dallo stesso davanti alla Consulta per bocciarla, perchè impedirebbe l’agibilità politica di berlusconi [sic!]. Secondo l’idea che il ducetto di Arcore ha di uno Stato di diritto infatti, l’applicazione di una legge – peraltro votata anche dal PdL e messa in atto già decine di altre volte – provocherebbe una profonda ferita alla democrazia se a subirla fosse lui, perchè il consenso politico vale più del principio di eguaglianza dei cittadini davanti alla legge [sic!].