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Mese: Settembre 2012

Un magna-magna

Un magna-magna

Diventa davvero difficile commentare l’ennesimo scandalo di cui si è resa protagonista la politica italiana. Ancora una volta ci troviamo di fronte ad incredibili episodi di ruberie del denaro pubblico, resi ancor più intollerabili perchè perpetrati in un momento di grave crisi economica in cui ai cittadini vengono imposti continui e pesanti sacrifici. Storie di fatture gonfiate, cene pantagrueliche, toga party, signorine compiacenti, automobili, vacanze lussuose e sprechi vari, sotto il cui peso deflagra il gruppo PdL della Regione Lazio, costringendo alle dimissioni la Governatrice Polverini. Ma le responsabilità sono attribuibili anche all’opposizione, in quanto ha concorso delibera dopo delibera a far lievitare  da 1 a 14 milioni l’aumento del denaro messo a disposizione ai partiti. Il tutto naturalmente mentre si tagliavano i fondi per i trasporti, la scuola e la sanità.
 
E’ evidente ormai come il sistema politico italiano sia costituito, per una sua parte, da un grande serbatoio da cui vengono succhiati denaro pubblico e privilegi fin quando ce n’è. La nostra classe dirigente che dovrebbe occuparsi di come far star meglio la comunità, se ne frega delle difficoltà dei cittadini, preferendo lasciarsi coinvolgere in vorticosi sistemi di magna-magna, completamente avulsa dalla realtà  di coloro i quali sono costretti ai salti mortali per arrivare a fine mese.

Prometheus

Prometheus

L’astronave Prometheus atterra su un remoto pianeta alla ricerca dei misteriosi Ingegneri, una razza superiore di umanoidi che hanno fatto nascere la vita sulla Terra. L’incontro con la civiltà aliena avverrà, ma nulla sarà come previsto.

Prometheus, che segna il ritorno alla fantascienza di Ridley Scott dopo trent’anni, è un film riuscito a metà. Dalla sua, l’imponenza dell’impianto visivo e degli effetti speciali che regala allo spettatore suggestioni e momenti spettacolari, rimandando direttamente alla mitologia di Alien, di cui il nuovo lavoro del settantacinquenne regista inglese è il prequel. Ciò che invece non convince è la sceneggiatura che presenta diversi snodi irrisolti, passaggi prevedibili ed altri inverosimili, nonchè personaggi dallo scarso approfondimento psicologico, connotando la pellicola con una fastidiosa sensazione di incompiutezza. Fascino tecnologico a parte, Prometheus vacilla nella costruzione dello script tutt’altro che solido e calibrato, facendo perdere al film quell’equilibrio cercato fra una fantascienza filosofica che si occupi di temi come l’origine della vita e le basi della religione, ed un più banale monster movie. Riguardo al cast, su tutti svetta Michael Fassbender, perfettamente elegante ed ambiguo nei panni del robot cinefilo David che cerca di somigliare in tutti i modi al Peter O’Toole di Lawrence d’Arabia.

Verso le primarie

Verso le primarie

Matteo Renzi scende in campo, candidandosi alla guida del Paese. Il sindaco di Firenze, 38 anni, cattolico, un passato nella Margherita e vincitore a 19 anni di 48 milioni alla Ruota della Fortuna, dà l’avvio alla campagna per le primarie del centrosinistra. 

La dirigenza del PD ha trattato con molta diffidenza la giovane promessa e D’Alema si è spinto a sostenere che è inadatto a governare il Paese. I toni si sono fatti accesi e la contrapposizione fra la vecchia generazione guidata da Bersani e la novità rappresentata dal rottamatore Renzi si è subito radicalizzata, assumendo delle connotazioni che vanno al di là della prossima scadenza elettorale e che hanno a che fare con quel ricambio generazionale che da tempo si invoca a gran voce all’interno del maggiore partito italiano. Come se il problema si limitasse ad un fatto anagrafico e non anche di idee, credibilità e coraggio. Comunque le primarie in passato hanno già fatto brutti scherzi alla dirigenza democratica, facendo prevalere, contro la volontà dell’apparato del partito, per esempio Vendola in Puglia, Pisapia a Milano e Doria a Genova. Cosa accadrebbe se il popolo di sinistra preferisse il sindaco toscano? Il partito resterebbe compatto attorno al nuovo leader o si spaccherebbe sotto il peso di spinte contrapposte? E che differenza farebbe la vittoria di uno piuttosto che l’altro nei riguardi della maggioranza degli italiani favorevoli ad un Monti bis?

I Classici del Cinema – Rosemary’s Baby

I Classici del Cinema – Rosemary’s Baby

La vicenda narrata è quella di una coppia [Mia Farrow e John Cassavetes] che si trasferisce in un appartamento di New York e scopre di essere vittima di una setta satanica che congiura contro il bimbo che la donna porta in grembo, aiutata in questo dal marito. Rosemary’s Baby [1968] di Roman Polanski è uno degli horror più riusciti della Storia del Cinema, in cui si ritrovano molti dei temi tipici del regista polacco: il tradimento, la corruzione, i confini della normalità, il disagio interiore. Ha avuto un successo tale da dare origine ad una serie di lungometraggi sull’occulto che è durata per tutto il decennio successivo.

Il suo aspetto più impressionante non è tanto la connotazione demoniaca, quanto piuttosto il fatto di essere calato in un’ambientazione quotidiana ed estremamente realistica, così da scatenare le paure più ataviche. Il tradimento del marito suggerisce l’idea che familiari ed amici possano trasformarsi nei nostri peggiori nemici. La protagonista scopre infatti di non conoscere le persone che la circondano e di non potersi fidare di nessuno, ritrovandosi senza alcuna protezione contro il male che ha invaso la sua vita. Manipolando le nostre paure esistenziali Polanski ha realizzato un capolavoro angosciante, con un cast magistrale, una colonna sonora indovinata, una sceneggiatura costruita con assoluta maestria ed una regia perfetta che fa intuire il male, senza però mai mostrarlo. Un lavoro indimenticabile in cui risulta impossibile non identificarsi con Rosemary e non pensare: «Potrebbe succedere anche a me». Negli anni il film ha assunto una fama particolarmente sinistra. Quasi sia stato profetico, è parso rimandare prima di tutto allo spietato assassinio della moglie di Polanski, Sharon Tate, incinta di 8 mesi, avvenuto nel 1969. Quindi all’omicidio di John Lennon del 1980, occorso proprio davanti al palazzo in cui la pellicola è ambientata.