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Mese: Luglio 2012

Il ritorno

Il ritorno

Le voci sono state confermate. Il ritorno alla guida del centrodestra è dato per sicuro. Otto mesi dopo le rovinose dimissioni, silvio berlusconi torna alla ribalta della cronaca, candidandosi per la poltrona di Presidente del Consiglio alle prossime elezioni politiche, con tanto di immancabili proclami sull’abolizione dell’IMU e la riduzione di tutte le tasse. E siccome dalle sue parti non si fa mai nulla senza prima avere il conforto di sondaggi favorevoli, è un dato di fatto che questa ennesima “discesa in campo” del settantacinquenne Caimano venga considerata positivamente.
 
E questo non solo – com’è presumibile – presso l’elettorato di destra, visto lo scarsissimo appeal di Angelino Alfano, ma persino dall’insospettabile vicesegretario nazionale del Partito Democratico Enrico Letta, il quale – ricevuta la notizia – si è subito affrettato a dichiarare che è meglio votare per berlusconi piuttosto che per Grillo. A parte il fatto che da un alto dirigente di partito mi aspetterei che non si avventurasse in sciocche ed inutili affermazioni da “Bar dello Sport”, mi domando se Letta abbia capito perchè i sondaggi danno un PDL in netta ripresa con berlusconi al timone. Sarà forse perchè dall’altra parte non si è organizzata ancora un’alternativa forte e convincente? Un alternativa in cui magari ci si arrischi persino ad affermare che è meglio votare per il PD che per gli altri?

Marilyn!

Marilyn!

Il 5 agosto di 50 anni fa moriva Marilyn Monroe, la più grande icona femminile del ventesimo secolo. Attorno alla sua scomparsa si sono versati fiumi di inchiostro con le ipotesi e le congetture più fantasiose. «Chissà perchè», disse l’attrice in un’intervista un anno prima della morte, «i giornalisti, i biografi, scrivono di me come di un’orfana: forse avvolgere di un mistero più fitto e più grande la mia vita serve alle case di produzione, ai registi, ai manager, ai giornali e a tutti coloro che attorno a me crescono, si arricchiscono, si moltiplicano…», dimostrando di conoscere alla perfezione i meccanismi che media e produttori avevano adottato nei suoi confronti. Il mistero più grande – quello che riguarda la sua fine, avvenuta a soli 36 anni – sarebbe arrivato  da lì a pochi mesi e sarebbe stato in larga parte creato ad arte per costruire intorno a Norma Jeane Baker [questo il suo vero nome] la leggenda che ammanta tutto quel che è, e tuttora rappresenta Marilyn Monroe.

Qualcuno una volta disse che Marilyn ha incarnato le due più forti emozioni umane: la speranza e la paura. E forse il successo eterno della Diva si gioca proprio intorno a spinte contrastanti. Come mai nessun’altra prima di lei, infatti, rappresentò nell’immaginario popolare l’idea di una donna adulta, consapevole della propria sessualità vissuta in modo assolutamente genuino, che però coesisteva insieme alle fragilità tipiche dell’infanzia e dell’adolescenza. Tale condizione si rifletteva anche nel suo lavoro: come attrice – difatti – fu sempre combattuta fra l’insicurezza ed un notevolissimo, istintivo talento. Una cosa è certa: la complessa, introspettiva, delicata e tormentata personalità di Norma Jeane, quella per cui fu costretta a frequentare psichiatri e case di cura, era quanto di più distante dalla mondanità e dal glamour della Diva. Indubbiamente la vera Marilyn fu proprio quella del bisogno d’amore disatteso, delle amare confessioni e delle poesie strazianti: «Mi aprono… e non trovano assolutamente nulla… è uscita soltanto segatura così sottile – come da una bambola di pezza – e la segatura si sparge sul pavimento e il tavolo».

Marilyn

I Classici del Cinema – Quarto Potere

I Classici del Cinema – Quarto Potere

L’American Film Institute lo ha nominato il miglior film di tutti i tempi. La leggenda di Quarto Potere [1940] nasce ancor prima della sua realizzazione, quando ad un giovanissimo regista, giunto dal teatro e dalla radio, la RKO decide di concedere una libertà d’espressione senza precedenti. Il magnate dell’editoria William Hearst, alla cui vita il film si ispira, muove mari e monti per fermare la realizzazione della pellicola e, non riuscendoci, mette in campo il suo enorme potere mediatico per tentare di screditarla. Ma al di là di questo, Quarto potere è di straordinario interesse per innumerevoli ragioni. Il film narra una grande storia: Charles Foster Kane [interpretato in modo brillante dallo stesso Orson Welles] è nato povero, ma diventa ricco grazie ad una miniera d’oro ricevuta in eredità. Inizia a mettere in piedi un impero di giornali e radio populisti, candidandosi anche a governatore. La conquista di un potere più solido però non riesce e Kane diventa sempre più dispotico e misantropo, fino a morire in solitudine in una sorta di castello mai terminato.

Il film inizia con la sua morte e con la sua ultima enigmatica parola: “Rosabella“, a cui un gruppo di reporter cerca di dar conto intervistando molte delle conoscenze del magnate. Tutta la vicenda è quindi raccontata per flashback, secondo il punto di vista degli intervistati, in una complessità narrativa assolutamente inedita per Hollywood. Inoltre una vera rivoluzione del film sta nelle sue riprese: prima di Quarto Potere lo stile fotografico vigente si basava sull’uso di un’illuminazione diffusa e del flou. Una tipica sequenza consisteva in un campo lungo o medio introduttivo, inframmezzato da primi piani in cui venivano mostrati i dettagli. Welles invece, attraverso una nuova tecnologia per cui il primo piano, il mezzo campo e lo sfondo risultano tutti a fuoco nello stesso tempo, consente allo spettatore di scrutare ogni parte dell’inquadratura come mai successo prima di allora. L’unicità di questo capolavoro è quindi data dall’uso radicalmente nuovo delle tecniche di narrazione, dalla fotografia, agli effetti del sonoro, al montaggio.

Italia si, Italia no

Italia si, Italia no

Il calcio dei club non mi appassiona. Troppo facile allestire le squadre migliori per chi ha a disposizione più soldi degli altri. Le nazionali invece sono meno sottomesse al dio denaro ed il talento può nuovamente rivestire una dimensione importante. Quest’anno, oltre i soliti leghisti che da sempre si distinguono per sentimenti anti nazionalisti, anche Grillo e Travaglio hanno dichiaratamente tifato contro l’Italia, impegnata nel Campionato Europeo di Calcio, svoltosi recentemente in Polonia ed Ucraina.
 
Le motivazioni? Il leader del M5S, come spesso gli succede, ha messo nel calderone un sacco di cose diverse che poco c’entrano fra loro. Le banche spagnole, Timoshenko, i No Tav, i recenti scandali nel mondo del calcio. Travaglio quantomeno ha circostritto le proprie ragioni al timore – onestamente più che fondato – che i successi della squadra di Prandelli potessero mettere la sordina alle notizie riguardanti lo scandalo scommesse, che peraltro ha coinvolto anche alcuni calciatori della nazionale: «Io vorrei sapere, che si vinca o si perda, cos’è quel milione e mezzo di euro versato da capitan Buffon a un tabaccaio di Parma. Vorrei sapere quali e quanti calciatori coinvolti nell’inchiesta di Cremona per essersi venduti le partite in barba ai tifosi e alla lealtà sportiva, sono colpevoli o innocenti. Nessuna vittoria all’Europeo può cancellare lo scandalo». Indubbiamente un atteggiamento snob, pretestuoso ed antipatico, però come contestarne i motivi?