La cultura popò-lare in Italia
Una settimana fa è terminato un Festival di Sanremo all’insegna del trash, seguitissimo da un pubblico giovanile composto soprattutto da adolescenti, i quali hanno portato alla vittoria i loro beniamini. Lo stesso pubblico che al Cinema è accorso in massa per vedere un film come I Soliti Idioti.
L’iraniano Una Separazione ha trionfato nella notte degli Oscar come miglior film straniero. Un lavoro splendido [che consiglio a tutti], che riesce nell’impresa di riflettere sui mali e sulle contraddizioni della società iraniana, attraverso la lente di un piccolo giallo familiare. In Francia, dove – tanto per cominciare – a parità di abitanti si va al Cinema almeno il doppio che da noi, questo film è stato visto da più di 800 mila persone in undici settimane. In Italia, in dodici settimane di programmazione, si sono avuti circa 77 mila spettatori, ossia meno che un decimo dei francesi! Un dato avvilente che dimostra i danni fatti in un ventennio di becera videocrazia, in cui la politica ha sistematicamente mirato a mortificare e banalizzare il lavoro artistico ed intellettuale, ridotto a roba per gente che non ha voglia di faticare. Tanta strada va ancora fatta in questo Paese – drammaticamente indietro rispetto alle società più evolute – per educare alla cultura e all’arte, e per proporre dei modelli alti che possano costituire dei punti di riferimento per i giovani e non solo. La recente vittoria dei fratelli Taviani al prestigioso Festival del Cinema di Berlino, passata perlopiù tra il silenzio dei media [nonostante sia la prima affermazione italiana dopo ben 11 anni], è un altro eclatante esempio di come qui da noi la cultura non faccia alcuna notizia, diversamente dalla farfalla di Belen.