Alla domanda se sia finito il berlusconismo, Fini ha risposto «E’ finito il Governo Berlusconi. Accontentiamoci.» E come si fa a non esser contenti quando si pensa che i nostri ministri non sono più gente come Calderoli, Sacconi, Gelmini, Frattini, La Russa e Brunetta? Impossibile! E se Vendola ricorda che «se il ventennio fascista condusse nel baratro della guerra il Paese, il quasi ventennio del populismo berlusconiano ha prodotto macerie economiche e sociali che ci hanno condotto al disastroso rischio di default attuale», Travaglio scrive «la prima Liberazione, nel ’ 45, avvenne grazie alle truppe anglo-americane con qualche migliaio di partigiani. La seconda avviene grazie alle truppe franco-tedesche con qualche Carlucci e Pomicino di complemento». Dobbiamo infatti ringraziare i leader europei, i mercati e la stampa internazionale se oggi berlusconi ha rassegnato le dimissioni. Se avessimo fatto affidamento sulla reattività dell’opposizione o sull’intelligenza politica di molti nostri connazionali, ci saremmo dovuti tenere questo sciagurato Governo – il peggiore dal dopoguerra, espressione di un potere arrogante, corrotto e corruttore, autoritario e mistificatore, populista ed eversivo – ancora per un bel pò.
L’incarico sarà affidato a Mario Monti, un uomo che di berlusconi è «l’antitesi antropologica. Difficile immaginarlo con Mangano in giardino, Gelli e Craxi al piano di sopra, Tarantini dietro la porta, Ruby nel lettone e Lavitola al telefono». Ex Rettore e Presidente della Bocconi, ex Commissario Europeo, in qualità del quale inflisse una multa pesantissima a Microsoft per comportamenti contrari alle normative antitrust, è uomo che ha fatto del rigore [parola caduta in disgrazia durante il berlusconismo] la sua cifra personale e professionale. Come editorialista del Corsera è sempre lui, più recentemente, a criticare aspramente berlusconi all’indomani della sua dichiarazione sull’Euro che non avrebbe convinto nessuno: «A ogni rialzo dei tassi, dovuto alla scarsa fiducia nell’ Italia, Lei finisce per imporre sacrifici ancora maggiori agli italiani. Anche le parole non sorvegliate hanno un costo». Un bel segnale per un nome che rappresenta non solo competenza e serietà [altri termini desueti nell’Italia degli ultimi 20 anni], ma soprattutto la garanzia di un Paese credibile, capace di cambiare registro e politica.