Sfogliato da
Mese: Giugno 2011

L’irresponsabilità della Lega

L’irresponsabilità della Lega

In queste ultime settimane il Presidente Napolitano sta spendendosi per sollecitare le forze di Governo ad approvare al più presto un decreto legge che consenta di trasferire i rifiuti napoletani nelle regioni che hanno dato la disponibilità ad accoglierli.

Gad Lerner ha intitolato il suo post di ieri, che condivido pienamente,“I rifiuti di Napoli e la Lega carogna”. Quando una delle città più importanti d’Italia vive una sciagura che mette a rischio la salute dei più deboli, una drammatica situazione alimentata dalla criminalità organizzata e mai contrastata efficacemente dalla politica, è tempo di mettere in campo responsabilità e solidarietà. Caratteristiche queste che non hanno mai costituito il tratto identitario del partito di Bossi, animato piuttosto da spinte localiste e separatiste che vedono nell'”altro da sè” qualcuno di cui non tenere mai conto. Quindi come non definire carogne i dirigenti del Carroccio che si nascondono dietro frasi agghiaccianti come «Chi è causa del suo mal pianga se stesso»? Bossi si oppone all’approvazione del decreto “salva Napoli”, dimenticandosi che la Lega governa da otto anni sugli ultimi dieci e certo non può non assumersi la sua parte di responsabilità nella cattiva gestione della vicenda, ed anche se ne fosse del tutto estranea, non può rifiutare il proprio aiuto, per mere motivazioni propagandistiche, a dei cittadini italiani che oggi ne hanno bisogno. Perchè se c’è un modo per risolvere l’annosa questione della spazzatura a Napoli è quella di un’azione coordinata fra Governo, Regione Campania, Provincia e Comune. Ognuno faccia la sua parte per farsi carico di un problema che è nazionale, con coscienza e senso dello Stato. Anche la Lega, se ne è capace.

Perchè questa volta è diverso

Perchè questa volta è diverso

In questi giorni si è ricordato più volte come berlusconi sia stato dato per morto già in varie occasioni, salvo poi riuscire puntualmente a risorgere. Ma perchè questa volta è diverso? E’ vero. berlusconi ha già subito sconfitte politiche, ma questa dell’accoppiata amministrative/referendum non è tanto [o comunque non è solo] una sconfitta politica, quanto piuttosto culturale. Si ha infatti la sensazione che a fronte della debacle della maggioranza, non corrisponda semplicemente una vittoria dell’opposizione. Si percepisce invece un vento nuovo che attraversa la pubblica opinione, specie per quel che riguarda la sua componente più giovane. C’è la voglia di riappropriarsi dal basso di una politica che questa classe politica ha brutalmente saccheggiato, per perseguire interessi personali o di casta.

Il berlusconismo si è sempre fondato – fra le altre cose – sul soffocante controllo dell’informazione, quella televisiva in particolare. Ma nell’Italia del 2011, che ha dimostrato di essere molto cambiata rispetto a quella degli Anni 90 e degli Anni Zero, questo non basta più. Le amministrative e i referendum sono state infatti le prime consultazioni vinte anche grazie alla Rete. Un media non addomesticabile dall’alto, altamente interattivo e dinamico, che berlusconi non conosce per nulla e che lo ha reso d’un tratto vecchio e superato. C’è insomma un nuovo e fervido substrato culturale che dovrebbe fare da viatico per una vittoria anche alle prossime elezioni politiche. Per passare all’incasso, all’opposizione resta soltanto il compito di presentarcisi coesa e credibile. Altrove sarebbe cosa da poco. In Italia non lo è affatto.

Per cambiare il futuro

Per cambiare il futuro

Sulla vittoria cristallina dei referendum si possono fare due ordini di riflessioni, egualmente sintomatiche del tramonto del regno berlusconiano. Più ancora delle recenti amministrative, questi referendum riflettono il distacco crescente fra il premier e i cittadini. Se è vero, come è vero, che i SI sono arrivati anche dall’elettorato di centrodestra, appare evidente la stroncatura dell’operato del Governo che tutto ha fatto pur di impedire questa convocazione referendaria. Quattro leggi fortemente volute da berlusconi, fra cui quella personalissima del legittimo impedimento, sono state sonoramente bocciate dalla gente, non più disponibile a legittimare il tentativo del Caimano di svicolare dai suoi processi e di anteporre l’interesse di una “cricca” a quello della collettività.

La schiacciante maggioranza con cui si sono imposti i SI segna inoltre la vittoria della comunicazione via WEB su quella televisiva, da sempre in mano al tycoon berlusconi. Proprio nei giorni in cui la RAI si libera dei suoi uomini di maggior successo come Santoro e Fazio, colpevoli di essere voci libere all’interno del palinsesto, la televisione cede alla Rete e ai Social Network come Twitter e Facebook la capacità di informare e risvegliare le coscienze. Rispondendo al silenzio di RAI e Mediaset, il WEB è stato in grado di sensibilizzare l’opinione pubblica e portare la gente a votare. Un altro guaio gigantesco per chi, come berlusconi, ha sempre legato il suo potere politico ad un uso strumentale e spregiudicato del proprio impero mediatico. Dopo anni di immobilità, si affaccia sulla scena un’Italia migliore, più giovane e con nuovi strumenti in mano per cambiare il futuro.

L’ennesima menzogna di berlusconi

L’ennesima menzogna di berlusconi

Affermare, come questa settimana ha fatto berlusconi, che i risultati elettorali sono stati condizionati da «trasmissioni micidiali che hanno dato una visione distorta della realtà di Milano e delle città in cui si votava» è esemplificativo di quale sia la natura di questo Governo. La demagogia, il populismo, l’incapacità di ammettere i propri errori, l’arroganza con cui si vuole assoggettare la libera informazione e la sfacciataggine con la quale si ribalta la realtà dei fatti, costituiscono infatti la cifra del berlusconismo.

E la realtà è che non esiste altro Stato in Occidente in cui il premier accentra nelle sue mani un impero mediatico di tale portata. Prova ne è che ad una settimana dal referendum, RAI e Mediaset hanno letteralmente oscurato ogni notizia relativa ai quesiti referendari e quelle poche date, sono state confezionate in modo da risultare incomprensibili per i più. Il Governo, con una protervia senza precedenti, ha tentato qualsiasi strada per impedire il regolare svolgimento della prossima consultazione popolare. Persino dopo il via libera dato al referendum sul nucleare dalla Cassazione, l’altroieri – mentre berlusconi, pur giudicando i referendum inutili e fuorvianti, dichiarava che «il Governo si rimetterà alla volontà dei cittadini»Gianni Letta ha fatto ricorso all’Avvocatura di Stato al fine di «evidenziare l’inammissibilità della consultazione». L’ennesima menzogna del premier.