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Anno: 2011

Leggi ad vergognam

Leggi ad vergognam

Quanto emerso in questi giorni a proposito della norma nascosta nella Finanziaria che sospende l’obbligo per Fininvest di pagare una multa di 750 milioni di Euro alla società di De Benedetti, nell’ambito del Processo Mondadori, rappresenta in pieno l’arroganza di un potere impegnato unicamente a proteggere gli interessi personali del Presidente del Consiglio. Aver inserito surrettiziamente tale normativa all’interno di un decreto legge che imporrà ai cittadini non pochi sacrifici economici è a tutti gli effetti un insulto scandaloso, l’ennesimo, all’Italia onesta che fatica ad arrivare alla fine del mese. Averlo fatto all’indomani della bocciatura popolare del “legittimo impedimento“, con cui l’elettorato ha di fatto detto basta all’impiego di leggi ad personam, dimostra perfettamente – se mai ve ne fosse ancora bisogno – tutta la tracotanza di chi è sceso in politica al solo scopo di salvare se stesso dalla galera e le proprie aziende dal fallimento, con buona pace della volontà popolare, delle istituzioni democratiche e della giustizia.

Ancora una volta non resta che appellarsi al Presidente Napolitano affinchè non firmi un decreto che così com’è è manifestamente anticostituzionale, visto che la cosidetta norma salva Fininvest certo non riveste quei requisiti di necessità e urgenza previsti dalla legge fondativa dello Stato Italiano. Uno Stato ripetutamente umiliato e piegato agli interessi di un uomo solo.

L’irresponsabilità della Lega

L’irresponsabilità della Lega

In queste ultime settimane il Presidente Napolitano sta spendendosi per sollecitare le forze di Governo ad approvare al più presto un decreto legge che consenta di trasferire i rifiuti napoletani nelle regioni che hanno dato la disponibilità ad accoglierli.

Gad Lerner ha intitolato il suo post di ieri, che condivido pienamente,“I rifiuti di Napoli e la Lega carogna”. Quando una delle città più importanti d’Italia vive una sciagura che mette a rischio la salute dei più deboli, una drammatica situazione alimentata dalla criminalità organizzata e mai contrastata efficacemente dalla politica, è tempo di mettere in campo responsabilità e solidarietà. Caratteristiche queste che non hanno mai costituito il tratto identitario del partito di Bossi, animato piuttosto da spinte localiste e separatiste che vedono nell'”altro da sè” qualcuno di cui non tenere mai conto. Quindi come non definire carogne i dirigenti del Carroccio che si nascondono dietro frasi agghiaccianti come «Chi è causa del suo mal pianga se stesso»? Bossi si oppone all’approvazione del decreto “salva Napoli”, dimenticandosi che la Lega governa da otto anni sugli ultimi dieci e certo non può non assumersi la sua parte di responsabilità nella cattiva gestione della vicenda, ed anche se ne fosse del tutto estranea, non può rifiutare il proprio aiuto, per mere motivazioni propagandistiche, a dei cittadini italiani che oggi ne hanno bisogno. Perchè se c’è un modo per risolvere l’annosa questione della spazzatura a Napoli è quella di un’azione coordinata fra Governo, Regione Campania, Provincia e Comune. Ognuno faccia la sua parte per farsi carico di un problema che è nazionale, con coscienza e senso dello Stato. Anche la Lega, se ne è capace.

Perchè questa volta è diverso

Perchè questa volta è diverso

In questi giorni si è ricordato più volte come berlusconi sia stato dato per morto già in varie occasioni, salvo poi riuscire puntualmente a risorgere. Ma perchè questa volta è diverso? E’ vero. berlusconi ha già subito sconfitte politiche, ma questa dell’accoppiata amministrative/referendum non è tanto [o comunque non è solo] una sconfitta politica, quanto piuttosto culturale. Si ha infatti la sensazione che a fronte della debacle della maggioranza, non corrisponda semplicemente una vittoria dell’opposizione. Si percepisce invece un vento nuovo che attraversa la pubblica opinione, specie per quel che riguarda la sua componente più giovane. C’è la voglia di riappropriarsi dal basso di una politica che questa classe politica ha brutalmente saccheggiato, per perseguire interessi personali o di casta.

Il berlusconismo si è sempre fondato – fra le altre cose – sul soffocante controllo dell’informazione, quella televisiva in particolare. Ma nell’Italia del 2011, che ha dimostrato di essere molto cambiata rispetto a quella degli Anni 90 e degli Anni Zero, questo non basta più. Le amministrative e i referendum sono state infatti le prime consultazioni vinte anche grazie alla Rete. Un media non addomesticabile dall’alto, altamente interattivo e dinamico, che berlusconi non conosce per nulla e che lo ha reso d’un tratto vecchio e superato. C’è insomma un nuovo e fervido substrato culturale che dovrebbe fare da viatico per una vittoria anche alle prossime elezioni politiche. Per passare all’incasso, all’opposizione resta soltanto il compito di presentarcisi coesa e credibile. Altrove sarebbe cosa da poco. In Italia non lo è affatto.

Per cambiare il futuro

Per cambiare il futuro

Sulla vittoria cristallina dei referendum si possono fare due ordini di riflessioni, egualmente sintomatiche del tramonto del regno berlusconiano. Più ancora delle recenti amministrative, questi referendum riflettono il distacco crescente fra il premier e i cittadini. Se è vero, come è vero, che i SI sono arrivati anche dall’elettorato di centrodestra, appare evidente la stroncatura dell’operato del Governo che tutto ha fatto pur di impedire questa convocazione referendaria. Quattro leggi fortemente volute da berlusconi, fra cui quella personalissima del legittimo impedimento, sono state sonoramente bocciate dalla gente, non più disponibile a legittimare il tentativo del Caimano di svicolare dai suoi processi e di anteporre l’interesse di una “cricca” a quello della collettività.

La schiacciante maggioranza con cui si sono imposti i SI segna inoltre la vittoria della comunicazione via WEB su quella televisiva, da sempre in mano al tycoon berlusconi. Proprio nei giorni in cui la RAI si libera dei suoi uomini di maggior successo come Santoro e Fazio, colpevoli di essere voci libere all’interno del palinsesto, la televisione cede alla Rete e ai Social Network come Twitter e Facebook la capacità di informare e risvegliare le coscienze. Rispondendo al silenzio di RAI e Mediaset, il WEB è stato in grado di sensibilizzare l’opinione pubblica e portare la gente a votare. Un altro guaio gigantesco per chi, come berlusconi, ha sempre legato il suo potere politico ad un uso strumentale e spregiudicato del proprio impero mediatico. Dopo anni di immobilità, si affaccia sulla scena un’Italia migliore, più giovane e con nuovi strumenti in mano per cambiare il futuro.

L’ennesima menzogna di berlusconi

L’ennesima menzogna di berlusconi

Affermare, come questa settimana ha fatto berlusconi, che i risultati elettorali sono stati condizionati da «trasmissioni micidiali che hanno dato una visione distorta della realtà di Milano e delle città in cui si votava» è esemplificativo di quale sia la natura di questo Governo. La demagogia, il populismo, l’incapacità di ammettere i propri errori, l’arroganza con cui si vuole assoggettare la libera informazione e la sfacciataggine con la quale si ribalta la realtà dei fatti, costituiscono infatti la cifra del berlusconismo.

E la realtà è che non esiste altro Stato in Occidente in cui il premier accentra nelle sue mani un impero mediatico di tale portata. Prova ne è che ad una settimana dal referendum, RAI e Mediaset hanno letteralmente oscurato ogni notizia relativa ai quesiti referendari e quelle poche date, sono state confezionate in modo da risultare incomprensibili per i più. Il Governo, con una protervia senza precedenti, ha tentato qualsiasi strada per impedire il regolare svolgimento della prossima consultazione popolare. Persino dopo il via libera dato al referendum sul nucleare dalla Cassazione, l’altroieri – mentre berlusconi, pur giudicando i referendum inutili e fuorvianti, dichiarava che «il Governo si rimetterà alla volontà dei cittadini»Gianni Letta ha fatto ricorso all’Avvocatura di Stato al fine di «evidenziare l’inammissibilità della consultazione». L’ennesima menzogna del premier.

Una nuova stagione

Una nuova stagione

«Ci libereremo di Berlusconi come del vaiolo, con il vaccino. E l’unico vaccino è che provi a governare». Così disse Montanelli qualche tempo fa. Ci hanno impiegato 17 anni gli italiani a capire chi è berlusconi, soggiogati dal potere persuasivo dei suoi media. 17 anni per comprendere che esiste anche una politica delle persone oneste, un alternativa ferma che si oppone al potere arrogante, corrotto e corruttore, autoritario e mistificatore, populista ed eversivo, espresso nell’ultimo ventennio dal Cavaliere. Una vittoria, questa delle Amministrative, le cui dimensioni vanno oltre quelle di un semplice successo elettorale.

Berlusconi è sempre stato un perfetto interprete degli umori del popolo. Da magnifico piazzista ha saputo esaudire i desideri del pubblico televisivo prima, dei consumatori poi e degli elettori infine, dando sempre l’idea di relegare l’opposizione ad un semplice ruolo antiberlusconiano. Oggi invece questo meccanismo si è rotto e le posizioni sono più che ribaltate. E’ stato infatti il premier ad alimentare rozze e violente campagne denigratorie nei confronti dell’avversario politico di turno. Si veda Pisapia dipinto come leader degli zingari, degli estremisti islamici, degli omosessuali, oltre che ladro d’auto. Si veda i magistrati paragonati alle BR, portatori di una dittatura che intende sovvertire la volontà popolare [slogan recitato anche dinanzi ad Obama, in uno dei momenti più bassi di tutta la nostra storia repubblicana]. Il premier è ormai lontanissimo dai molti problemi concreti delle città e del Paese, arroccato in un palazzo dove si pensa esclusivamente a mantenere interessi, poteri e rendite. Ed è questo il motivo che ha portato non solo al tracollo del PdL, ma anche alla sconfitta della Lega, troppo compromessa dall’alleanza di Governo. Insomma, un terremoto che non potrà non avere serie ricadute politiche nell’immediato futuro e che oggi consegna il Paese alle possibilità di una nuova stagione.

Fare silenzio

Fare silenzio

In questi ultimi tempi la voglia di scrivere di politica è nulla. Anche perchè in Italia la politica non esiste. E’ forse politica sostenere che un proprio avversario “non si lava”, oppure che è un ladro, sapendo che non è vero? E’ politica quella che consente ad un plurimputato di insultare ogni giorno la magistratura che fa il proprio lavoro? E’ davvero politica quella che in televisione oscura le ragioni di chi porta avanti idee opposte a quelle del Governo? Ecco perchè mi taccio e faccio mia una riflessione di Concita De Gregorio.

«Ci sono giorni in cui si resta ammutoliti. Viene da ridere, poi da piangere, poi da non crederci. […] In fondo persino nel giorno in cui dice che vuole portare i sacchi di immondizia in procura, che vuole più poteri di Napolitano e che i leader della sinistra non si lavano – così, tutto insieme, in sequenza, la riforma costituzionale Bersani puzzolente i giudici che sono un cancro e la sapete l’ultima sui negri, mancano solo le corna le puzzette a ritmo di swing e una tarantella coi rutti – ecco persino in un giorno così, anzi soprattutto davanti all’evidenza patetica di una maschera grottesca, quello che davvero stringe il cuore e fa montare la rabbia non è lui, siamo noi. Sono gli italiani che ancora ci credono e quelli che non sono stati in grado di smascherarlo, di farsi alternativa, di ribellarsi al ridicolo dietro a cui cela i suoi interessi. […] Bisognerebbe fare silenzio, lasciare un momento che questo vergognoso frastuono risuonasse da solo. Sperare che la pornografia delle parole possa saturare e infine stancare anche gli insaziabili. Resta solo da stabilire quanto tempo ci vorrà ancora, perché non ne resta più molto. Per quante generazioni i figli dei figli saranno chiamati a ricostruire e a far dimenticare le macerie prodotte dall’inettitudine dei padri?»

Marinai, Profeti e Balene

Marinai, Profeti e Balene

Nel panorama musicale odierno un nuovo disco di Vinicio Capossela è un avvenimento, specie se a 24 ore della sua uscita lo si propone in concerto nella tua città. Marinai, Profeti e Balene è un disco ricchissimo, non solo per via della doppia durata, ma anche e soprattutto per il suo contenuto, denso di immagini, nostalgie, citazioni e riferimenti letterari al viaggio per mare e all’oceano come metafora del destino umano. Melville, Conrad, ma anche Omero e la Bibbia, solo per fare qualche esempio. «La letteratura di mare è quella che espone di più l’uomo al contatto col suo destino, un mare di carta in cui ritrovare indicazioni utili alla rotta della nostra vita». Una lunga opera musicale – curatissima anche a livello di arrangiamenti e  sonorità –  geniale e visionaria, colta e pop al tempo stesso, da parte dell’Artista italiano più creativo e coraggioso.

Appare chiaro che il tour che presenta questo capolavoro non poteva che partire dalla città di mare per eccellenza: Genova. Avevo già visto Capossela in concerto due anni fa, in quello che forse è lo spettacolo più bello e trascinante a cui abbia mai assistito. Ma anche questo nuovo show è di straordinaria fattura: la coreografia è essenziale ma molto suggestiva: la band – o si dovrebbe dire meglio, la ciurma – si trova infatti all’interno dello scheletro di una balena, dal quale si dipanano i tanti personaggi delle canzoni. Pirati, sirene, palombari, ciclopi, polpi innamorati, madonne delle conchiglie e foche barbute sono alcune fra le attrazioni di questo sorprendente musical teatrale che alla fine consegna il Teatro Carlo Felice tutto in piedi sotto il palco a ballare e a battere le mani.

La democrazia imbrogliata

La democrazia imbrogliata

«Se avessimo fatto il referendum avremmo rinunciato al nucleare per lungo tempo; invece io spero che tra 1 o 2 anni si potrà ritornare sulla scelta dopo che si sarà fatta chiarezza sulla tecnologia». Questa dichiarazione di silvio berlusconi, rilasciata ieri durante la conferenza stampa alla fine del vertice bilaterale Italia-Francia, nasconde molto di più che la semplice arroganza di un potere che non intende accettare limitazioni. C’è infatti anche la concezione di una democrazia che è tale solo nelle parole, mentre non esiste più nella realtà delle cose. E’ certamente vero che negli ultimi anni il referendum è diventato uno strumento di cui si è abusato, tuttavia tale istituto resta un momento alto di ogni democrazia che si rispetti: un’occasione con cui il popolo decide in prima persona, senza alcun filtro, di questioni importanti per la collettività. Boicottarlo in questo modo rappresenta un vero e proprio colpo di mano istituzionale [a cui spero la Cassazione possa porre rimedio] e dimostra che, al di là del becero populismo dei proclami per cui la volontà popolare è considerata al di sopra di ogni cosa, questo Governo mira esclusivamente a conservare il proprio potere fascista. Un potere che di fatto impedisce all’elettorato di esprimersi, se in contrasto con chi comanda.

Come non condividere allora le parole dell’intellettuale Asor Rosa che, a proposito di quanto sta accadendo, parla di  «uno snaturamento radicale delle regole in nome della cosiddetta “sovranità popolare”, la fine della separazione dei poteri, la mortificazione di ogni forma di “pubblico” [scuola, giustizia, forze armate, forze dell’ordine, apparati dello stato, ecc.], e in ultima analisi la creazione di un nuovo sistema populistico-autoritario, dal quale non sarà più possibile [o difficilissimo, ai limiti e oltre i confini della guerra civile] uscire?».

Scripta Manent

Scripta Manent

Siamo alle comiche finali. Il PdL è un partito confuso, allo sbando, dove berlusconi si occupa ormai solo della propria guerra personale contro i magistrati, ed i maggiorenti stanno lottando uno contro l’altro allo scopo di ereditarne la guida. Non si può spiegare altrimenti la vergognosa vicenda dei manifesti “Via le BR dalle Procure” con cui in queste settimane si è tappezzata Milano, e contro i quali ieri ha tuonato Napolitano. La responsabilità di questa ignobile operazione è stata assunta da Roberto Lassini, un candidato nella lista del Partito delle Libertà alle prossime elezioni comunali.

Oggi il PdL – Sindaco di Milano e Presidente del Senato in testa – pretende il ritiro della sua candidatura. Resta però da capire di cosa è colpevole Lassini, visto che i suoi manifesti riprendono dichiarazioni che il Presidente del Consiglio rilascia ormai da tempo. Solo 10 giorni fa, ad esempio, aveva affermato: «Devo liberare il paese dai giudici. La magistratura in Italia è un cancro, una metastasi. Abbiamo avuto le Brigate Rosse che usavano i mitra, ma certi pubblici ministeri sono peggiori perché usano il potere giudiziario, sono più pericolosi per la democrazia». E’ evidente allora che questi manifesti non sono altro che il frutto di un clima avvelenato di cui è responsabile il premier, quindi, quando Schifani chiede la testa di Lassini, non si vede perchè non debba fare altrettanto con berlusconi, a meno che certe cose sia possibile dirle ma non scriverle. Chissà.