Il Governo sta nuovamente tentando l’annientamento della libera informazione, da ricondurre per intero ad una velina di regime in cui le prescrizioni si trasformano per incanto in assoluzioni. Il TG1 in Italia ha sempre avuto un ruolo istituzionale vicino alle posizioni governative, facendo però attenzione a mantenersi dentro una dimensione di pubblico servizio. Augusto Minzolini invece lo ha trasformato in una struttura sfacciatamente organica al potere, arrivando persino a dare notizie false pur di compiacere chi lo ha scelto per ricoprire un ruolo così determinante. E così l’avvocato Mills, che – sebbene riconosciuto colpevole del reato di corruzione, viene prosciolto per intervenuta prescrizione del reato [i cui tempi sono stati ridotti grazie ad una delle tante leggi ad personam] – secondo il TG1 è semplicemente assolto. Qualcosa che dovrebbe scuotere il sistema della pubblica informazione e portare a dimissioni esemplari, e che invece scivola via fra l’indifferenza e l’assuefazione dei più. Ancora una volta però la Rete, come già accaduto per il Movimento Viola, si fa portavoce dell’indignazione della parte sana della società e promuove la costituzione di un Gruppo su Facebook al fine di stigmatizzare quanto accaduto. In capo a pochi giorni l’appello intitolato alla dignità dei giornalisti e al il rispetto dei cittadiniraccoglie l’adesione di più di 100.000 persone.
Un segnale incoraggiante che però non ferma l’affondo del Governo. Infatti nei giorni scorsi la vigilanza RAI delibera la cancellazione dei programmi di approfondimento politico durante la campagna elettorale, dimostrando chiaramente la volontà di evitare qualsiasi dibattito, e ponendo il Paese in una posizione che non ha precedenti nel mondo occidentale. In tal modo la pubblica opinione sarà chiamata a votare secondo i temi decisi soltanto dai principali telegiornali. Incidentalmente controllati dal presidente del consiglio. Persino Farefuturo, la fondazione vicina a Gianfranco Fini, condanna aspramente questa decisione: «Un pensiero unico che ha paura delle domande, di qualsiasi domanda. Che ha paura dei dubbi e che non vuole farsi mettere in discussione. Che ha paura dell’agorà, del luogo in cui la polis palpita, in cui i cittadini si guardano in faccia, si scontrano, litigano, decidono. Una politica che cancella i talk show di approfondimento dalla televisione pubblica è una politica autodistruttiva che non fa scendere la gente in piazza, per le strade. è una politica che dichiara il coprifuoco alle idee».