Newman. Un segno che non morirà mai.
Il film termina proprio così, senza mostrare lo scempio dei loro corpi crivellati di proiettili. Su un fermo immagine che li sottrae alla morte, consentendo ad ognuno di noi di fantasticare una fine alternativa a quella che il destino aveva previsto. Una fine che va oltre la ragione, sospesa anch’essa dal “freeze frame”, per esprimersi piuttosto su un piano di emozione e cuore: una miracolosa vittoria nello scontro finale, con forse una fuga verso l’Australia alla ricerca di nuove avventure. Una fine quindi che, proprio perchè immaginaria ed immaginifica, li colloca di fatto dalle parti del mito. La stessa mitologia che si raffigura tutte le volte che rivediamo un film di Paul Newman, il quale – come tutti i più grandi attori – è un segno che non morirà mai. Trattenuto da un fermo immagine che lo imprime nella memoria collettiva. Oggi e per sempre.
I miei 500 sogni
In occasione dell’acquisto del cinquecentesimo pezzo della mia collezione, voglio segnalare i 12 DVD che più mi sono piaciuti fra quelli comperati negli ultimi 12 mesi. Alcuni capolavori del passato si mescolano ad ottimi film più recenti. Se qualcuno dei miei intrepidi lettori non sapesse cosa vedere [o rivedere] stasera, può trovare ispirazione in questa foto.
E per evitare che vi spremiate le poche diottrie rimaste, ecco l’elenco scritto dei film: Gran Torino di Clint Eastwood, Gomorra di Matteo Garrone, Il Divo di Paolo Sorrentino, Little Miss Sunshine di Jonathan Dayton e Valerie Faris, Oltre il Giardino di Hal Ashby, Vedovo Aitante Bisognoso Affetto Offresi Anche Babysitter di Jack Lemmon, Sacco e Vanzetti di Giuliano Montaldo, Nick Mano Fredda di Stuart Rosenberg, La Parola ai Giurati di Sidney Lumet, Una Vita Difficile di Dino Risi, Il Posto delle Fragole di Ingmar Bergman e L’Invasione degli Ultracorpi di Don Siegel.
A stento
La cattiva maestra
Con il passare degli anni, questo nuovo modello di integrazione e crescita culturale lascerà spazio, specie se si considera la sua eccezionale capacità pubblicitaria, ad un invasivo strumento di persuasione massiva. Come sosteneva Pier Paolo Pasolini nel 1975: «È stata la televisione che ha praticamente concluso l’era della pietà ed iniziato l’era dell’edonè. Era in cui dei giovani insieme presuntuosi e frustrati a causa della stupidità e insieme dell’irraggiungibilità dei modelli loro proposti, tendono inarrestabilmente ad essere o aggressivi fino alla delinquenza o passivi fino all’infelicità». Ma è a partire dai primi Anni 80, con l’avvento di Fininvest, che il media per eccellenza inizia pervicacemente a deformare il gusto e la sensibilità del pubblico. Si sa che i politici hanno da sempre dominato il popolo lasciandolo nell’ignoranza. Pertanto, abbruttendo i mezzi di comunicazione di massa e proponendo dei modelli di riferimento superficiali, volgari e brutali, che influenzano non soltanto il comportamento, ma anche atteggiamenti, credenze e valori, si è costruito un regime videocratico, in cui una TV vassallo e veicolo del potere ha trasformato gli italiani in un popolo di spettatori ipnotizzati.
Money money money
Domandare è illecito, rispondere è utopia
Eppure mi sbagliavo, perchè qualche giorno fa è accaduto qualcosa che non ha precedenti nella storia di alcuna democrazia. Il capo del Governo ha fatto causa ad un quotidiano per il solo fatto di avergli rivolto delle domande, a suo dire «retoriche e palesemente diffamatorie». Come se in Italia un giornalista potesse permettersi ancora di sollecitare delle risposte invece che la richiesta di 1 milione di euro di risarcimento! Mi piacerebbe chiedervi com’è che siamo arrivati a questo punto, però temo che qualcuno mi quereli, data l’evidente tendenziosità della mia domanda, così me ne starò zitto e buono come un pupazzo… o come la desolante maggioranza dei miei connazionali.