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Mese: Aprile 2009

C’era una volta Sergio Leone

C’era una volta Sergio Leone


Il 30 aprile di vent’anni fa moriva Sergio Leone, uno dei più geniali e raffinati autori del nostro cinema. Internazionalmente conosciuto per aver inventato il genere “spaghetti” western, e soprattutto per essere riuscito – da italiano – a rinnovare e quindi influenzare un genere tipicamente americano. Nel 1964 realizza il rivoluzionario Per un pugno di dollari, in cui emerge il suo stile personale fatto di tempi ed immagini dilatate, capace di infondere una dimensione epica e mitica al racconto cinematografico. Celebri in particolare i suoi lunghi primi piani che indagano i sentimenti dei protagonisti, e le straordinarie colonne sonore di Ennio Morricone. Un marchio di fabbrica presente nei successivi Per qualche dollaro in più e Il buono, il brutto e il cattivo che completano la cosidetta trilogia del dollaro. Con C’era una volta il west e Giù la testa lo sguardo del regista si fa ancora più celebrativo. Il primo in particolare è considerato il suo più grande western: un sincero e malinconico omaggio al mondo della frontiera, in cui il Leone accentua la sua visione contemplativa. Dopo una gestazione di 15 anni, il regista romano chiuderà la trilogia del tempo e la sua breve carriera con il monumentale C’era una volta in America. Da crepuscolare e struggente affresco sulla malavita organizzata nella New Yorkdel proibizionismo fino agli anni 60, il film si sviluppa come metafora della vita e dell’amicizia, del tempo perduto, del peso della memoria, dell’imprescindibilità della violenza.


In una delle sue ultime interviste ebbe a dire: «’C’era una volta in America’ è un omaggio alla letteratura americana di Chandler, Hammett, Doss Passos, Hemingway, Fitzgerald. Personaggi che, quando li ho conosciuti, erano proibiti in Italia. Li ho letti in clandestinità ai tempi del fascismo, e come tutte le cose proibite hanno assunto un significato anche superiore alla loro importanza effettiva. In secondo luogo è la ricostruzione più compiuta di quell’America che ho inseguito e sognato per anni. L’America delle contraddizioni e del mito. Infine, è una riflessione sullo spettacolo, sull’arte visiva. Non a caso, il film inizia e finisce in un teatro d’ombre cinesi: il pubblico delle ombre cinesi sta alle ombre cinesi come il pubblico del film sta al film. C’è una simbiosi tra loro e noi. È un doppio schermo, anzi un pubblico che guarda un altro schermo.»

 

Il prodotto 25 aprile

Il prodotto 25 aprile

Dopo anni di polemiche, che puntualmente si riproponevano all’avvicinarsi del 25 aprile, il premier parteciperà per la prima volta in veste ufficiale a una cerimonia per le celebrazioni della Liberazione dal nazifascismo. Non credo affatto che questa scelta sia casuale. La popolarità di berlusconi è oggi alle stelle, complice anche il suo sfacciato presenzialismo alla recente tragedia in Abruzzo, dove il Nostro, aggirandosi fra le macerie ancora fumanti, si è prodotto in funambolici esercizi di discorsi di circostanza, promesse da marinaio, offerte delle proprie case al mare. Per contro l’opposizione è ridotta ai minimi termini. Le prossime elezioni europee potrebbero persino sancire la fine del Partito Democratico, se il risultato dovesse essere ancora peggiore delle previsioni tuttaltro che rosee. In questo scenario berlusconi comprende, probabilmente a ragione, di poter far propri anche i simboli che da sempre hanno contraddistinto la sinistra italiana. Sente di aver piegato sia l’opposizione parlamentare che quella presente nel Paese.
 
In questi ultimi anni l’attuale presidente del Consiglio ha gestito la politica come se fosse un qualsiasi prodotto di mercato, secondo precise strategie di marketing mediatico, in cui si è progressivamente concesso sempre meno spazio a questioni legate a coerenze politiche o, peggio, a principi etici. Quegli stessi che determinarono, per illeciti persino meno gravi di quelli di cui si è reso protagonista berlusconi, la fine politica e l’esilio del suo mentore Bettino Craxi. Ora invece è tutto possibile, proprio perchè prima si è pensato a creare i presupposti grazie ai quali berlusconi potesse costruire un’Italia a sua immagine e somiglianza, di fatto stralciando ogni fondamento morale e quindi non dovendosi più preoccupare di ciò che è tollerabile per il Paese o legale per il Diritto.
Il pensiero unico – parte seconda

Il pensiero unico – parte seconda

Francamente trovo che i nuovi attacchi rivolti da berlusconi, Fini e la maggioranza ad Annozero siano sempre più preoccupanti. Nella fattispecie non comprendo bene cosa si contesti alla trasmissione di Michele Santoro dedicata al terremoto in Abruzzo. Può l’aver dato voce a qualche opinione critica degli sfollati in merito al lavoro di pianificazione ed organizzazione della Protezione Civile o l’aver sottolineato l’incuria di moltissime costruzioni, fra cui la Casa dello Studente e l’Ospedale San Salvatore, essere la reale motivazione per questa bufera polemica? Ovviamente no, anche perchè se fossero state dette delle falsità o delle diffamazioni si sarebbe risposto in sede penale. Non mi pare peraltro che Annozero abbia assunto una posizione rispetto ai fatti raccontati più partigiana di quella di  certe recenti puntate di Porta a Porta sul caso Englaro, solo per fare un piccolo esempio. Il punto è naturalmente un altro e si inserisce nel disegno berlusconiano di normalizzare l’informazione [si veda al riguardo il tentativo di nominare Maurizio Belpietro alla dirigenza del TG1]. 

Il progetto di creazione di un pensiero unico in Italia è ormai sempre più violento e sfacciato, complice il disinteresse e l’ignoranza dell’italiano medio, obnubilato da decenni di indottrinamento mediatico. Qualsiasi opinione si abbia su Annozero, non si può contestare che sia la più visibile espressione di giornalismo critico e d’inchiesta in Italia. Quella che meglio [insieme a Report e qualcosa di Ballarò] consente un approfondimento e un’analisi critica che può difformarsi dal dominante pensiero unico o, peggio ancora, dal non pensiero. Ho sempre ritenuto che una pluralità di opinioni costituisca un arricchimento, un importante stimolo alla creazione di un senso civico, base indispensabile per ogni democrazia, ammesso e non concesso che quella italiana sia ancora una democrazia.

Un cuore di ricordi

Un cuore di ricordi

Esiste un sottile filo rosso che lega le feste agli affetti, ai ricordi e alle fotografie. Un’associazione di idee piuttosto banale che tuttavia percorre la testa e soprattutto il cuore. Le immagini congelano emozioni e poi le fanno riaffiorare, spezzando lo strato di ghiaccio che le aveva riposte da qualche parte dentro di noi. In definitiva non siamo altro che scrigni che si riaprono quando abbiamo bisogno di concederci alla nostalgia. Echi, memorie, tracce che conservano in sè una piccola sorpresa, come dentro un uovo di Pasqua  che ogni anno si rompe e che – per  questo motivo – insistiamo a volere intatto l’anno successivo. Così mi viene da pensare che siamo pronti a sorprenderci solo se abbiamo rotto qualcosa prima. Proprio come un nuovo inizio che può arrivare soltanto dopo un addio. Auguri!


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