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Categoria: politica

La democrazia imbrogliata

La democrazia imbrogliata

«Se avessimo fatto il referendum avremmo rinunciato al nucleare per lungo tempo; invece io spero che tra 1 o 2 anni si potrà ritornare sulla scelta dopo che si sarà fatta chiarezza sulla tecnologia». Questa dichiarazione di silvio berlusconi, rilasciata ieri durante la conferenza stampa alla fine del vertice bilaterale Italia-Francia, nasconde molto di più che la semplice arroganza di un potere che non intende accettare limitazioni. C’è infatti anche la concezione di una democrazia che è tale solo nelle parole, mentre non esiste più nella realtà delle cose. E’ certamente vero che negli ultimi anni il referendum è diventato uno strumento di cui si è abusato, tuttavia tale istituto resta un momento alto di ogni democrazia che si rispetti: un’occasione con cui il popolo decide in prima persona, senza alcun filtro, di questioni importanti per la collettività. Boicottarlo in questo modo rappresenta un vero e proprio colpo di mano istituzionale [a cui spero la Cassazione possa porre rimedio] e dimostra che, al di là del becero populismo dei proclami per cui la volontà popolare è considerata al di sopra di ogni cosa, questo Governo mira esclusivamente a conservare il proprio potere fascista. Un potere che di fatto impedisce all’elettorato di esprimersi, se in contrasto con chi comanda.

Come non condividere allora le parole dell’intellettuale Asor Rosa che, a proposito di quanto sta accadendo, parla di  «uno snaturamento radicale delle regole in nome della cosiddetta “sovranità popolare”, la fine della separazione dei poteri, la mortificazione di ogni forma di “pubblico” [scuola, giustizia, forze armate, forze dell’ordine, apparati dello stato, ecc.], e in ultima analisi la creazione di un nuovo sistema populistico-autoritario, dal quale non sarà più possibile [o difficilissimo, ai limiti e oltre i confini della guerra civile] uscire?».

Scripta Manent

Scripta Manent

Siamo alle comiche finali. Il PdL è un partito confuso, allo sbando, dove berlusconi si occupa ormai solo della propria guerra personale contro i magistrati, ed i maggiorenti stanno lottando uno contro l’altro allo scopo di ereditarne la guida. Non si può spiegare altrimenti la vergognosa vicenda dei manifesti “Via le BR dalle Procure” con cui in queste settimane si è tappezzata Milano, e contro i quali ieri ha tuonato Napolitano. La responsabilità di questa ignobile operazione è stata assunta da Roberto Lassini, un candidato nella lista del Partito delle Libertà alle prossime elezioni comunali.

Oggi il PdL – Sindaco di Milano e Presidente del Senato in testa – pretende il ritiro della sua candidatura. Resta però da capire di cosa è colpevole Lassini, visto che i suoi manifesti riprendono dichiarazioni che il Presidente del Consiglio rilascia ormai da tempo. Solo 10 giorni fa, ad esempio, aveva affermato: «Devo liberare il paese dai giudici. La magistratura in Italia è un cancro, una metastasi. Abbiamo avuto le Brigate Rosse che usavano i mitra, ma certi pubblici ministeri sono peggiori perché usano il potere giudiziario, sono più pericolosi per la democrazia». E’ evidente allora che questi manifesti non sono altro che il frutto di un clima avvelenato di cui è responsabile il premier, quindi, quando Schifani chiede la testa di Lassini, non si vede perchè non debba fare altrettanto con berlusconi, a meno che certe cose sia possibile dirle ma non scriverle. Chissà.

Meglio coglione che puttaniere

Meglio coglione che puttaniere

Quanto successo martedì alla Camera rappresenta una delle pagine più umilianti della Storia della nostra Repubblica. Il Parlamento ha sentenziato che berlusconi credeva realmente che Ruby fosse la nipote di Mubarak [solo in questo caso infatti i reati di cui è accusato il premier sarebbero di competenza del Tribunale dei Ministri]. Come se essere guidati da un 75enne sprovveduto e boccalone che crede alle balle raccontategli da una ragazzina di 17 anni costituisca qualcosa di cui menar vanto, qualcosa che sia – perlomeno politicamente – meno devastante dell’avere un Presidente del Consiglio concussore e puttaniere. Ma il Cavaliere non può affrontare il processo dimostrando la sua innocenza, quindi gli va bene persino passare da coglione. Preferisce trascinare il Paese in un conflitto istituzionale senza precedenti e mettere a rischio migliaia di processi, pur di evitare il giudizio. Tanto il suo elettorato non sa o non capisce, avvelenato com’è dalla quotidiana disinformazione di regime.

Così Gad Lerner due giorni fa sul suo blog: «I 314 deputati che quest’oggi si sono dichiarati convinti Berlusconi abbia agito “nell’esercizio delle funzioni” di Presidente del Consiglio telefonando la notte del 27 maggio 2010 alla Questura di Milano per sollecitare il rilascio di Ruby, si sono ricoperti di vergogna e disonore. Sono protagonisti attivi del degrado morale di una nazione. Così i posteri li ricorderanno». Io aggiungo solo che tra i colpevoli di tale infamante degrado vi saranno anche coloro che alle prossime elezioni voteranno ancora per PdL e Lega.

Il Grande Carnevale

Il Grande Carnevale

Ho sempre più difficoltà a commentare i fatti della nostra politica, senza provare un forte senso di disgusto, rabbia, vergogna e stanchezza. Incapaci di pianificare alcunchè, viviamo come dentro un grande carnevale mediatico [il riferimento al capolavoro di Billy Wilder non è puramente casuale] in cui tutto è emergenza e tutto si strumentalizza. La grave crisi di Lampedusa in cui migliaia di migranti si trovano come animali ammassati l’uno sull’altro, ottiene da un lato la volgare risposta di Bossi “fuori dalle balle” e dall’altra la demogagica e cialtronesca trovata di berlusconi di candidare l’isola siciliana al Nobel per la Pace. La televisione è sempre più al centro del discorso politico. Si prova – fortunatamente senza al momento riuscirvi – ad imbavagliare le trasmissioni di approndimento politico ancora libere in vista delle prossime elezioni, si licenzia Masi perchè incapace di far chiudere Annozero, si specula persino sul sisma dell’Aquila, inventandosi una finta terremotata che a Forum ringrazia in diretta il Governo per quanto fatto dopo la catastrofe, si trasforma infine la presenza del Cavaliere al Palazzo di Giustizia in una furba mossa propagandistica da reiterare sui TG di regime per provare al popolino che lui ai processi ci và.

Tutto questo mentre il premier accelera senza la minima vergogna – nonostante le assicurazioni che non si sarebbe più ricorso a leggi ad personam – al fine di far approvare in tempi brevissimi la prescrizione breve, che oltre a presentare tratti di dubbia costituzionalità mette incidentalmente a rischio migliaia di processi.

Di leggi ad personam e claque in aula

Di leggi ad personam e claque in aula

Cosa c’è di più efficace di una guerra per distrarre l’opinione pubblica dalle misere questioni interne al nostro Governo? E si sa che in Italia quando si parla di questioni interne al Governo in realtà ci si riferisce ai tentativi del Premier di sfuggire ai procedimenti penali che lo riguardano. Ecco allora che ieri, in piena operazione “Odissea all’alba“, la Commissione Giustizia della Camera ha approvato la norma taglia-prescrizione per gli incensurati. L’emendamento, cucito con precisione sartoriale sulle esigenze processuali di berlusconi dall’onorevole [sic!] Maurizio Paniz, se approvato in modo definitivo fisserà la prescrizione del Processo Mills fra 3 mesi, invece che a febbraio dell’anno prossimo, con le logiche conseguenze che tutti possono immaginare.

Coincidenza vuole che il Processo Mills sia ripreso proprio due giorni fa, con la gustosa novità della presenza di  un gruppetto di sostenitori del PdL, in aula per applaudire gli avvocati del Premier. Così Michele Serra sull’accaduto: «L’Italia è un paese immerso nello show da parecchi anni, ma la scena che si è vista ieri al tribunale di Milano era ancora inedita: la claque in un aula di giustizia. […] Tifosi organizzati, con volti e linguaggio da studio televisivo del pomeriggio, hanno pensato che il processo fosse un ottima occasione per dare corpo, sia pure in miniatura, al loro amore per “Silvio”. L’idea di totale incongruenza politico-giuridica che eruttava dalle parole e dal comportamento dei Silvio-boys [and girls] rimanda direttamente allo sfascio strutturale del discorso pubblico di questo Paese, affidato alle viscere, ai moti affettuosi e/o ringhiosi, alle affermazioni più rudimentali [“io sto con lui qualunque cosa abbia fatto”, “lasciatelo lavorare”, “smettetela di prendervela con lui”]»Questo è il Paese che ci ritroviamo dopo un ventennio di berlusconismo. Su queste macerie toccherà lavorare per anni, al fine di riportare l’Italia sui livelli degli altri Stati democratici del mondo.

A pensar male si fa peccato

A pensar male si fa peccato

…ma quasi sempre ci si azzecca, diceva Andreotti. Certo, è difficile sostenere che l’intervento militare occidentale in Libia sia in linea di principio sbagliato, però non si può non stigmatizzare l’evidente natura doppiopesista della risoluzione delle Nazioni Unite con cui si legittima l’utilizzo della forza, al fine di imporre una no fly zone sui cieli libici. Viene infatti da chiedersi perchè in Cecenia, in Darfur, in Ruanda o in Tibet – teatri di gravissime crisi internazionali in cui qualsiasi dissenso è stato regolarmente soffocato nel sangue – si è invece dimostrata un’assoluta indifferenza. Vuoi vedere allora che dietro alla decisione dell’ONU, fortemente voluta da Francia e Stati Uniti [ma ad Obama non è appena stato dato il Nobel per la Pace?], non c’è tanto la preoccupazione per i ribelli massacrati dall’aviazione libica, quanto piuttosto le mire sui giacimenti di petrolio e di gas di Gheddafi?

Quanto al Governo Italiano, sorprende l’imprudenza con cui si è schierato a fianco degli alleati interventisti, senza minimamente considerare le ragioni di chi, come la Germania, si è opposta all’operazione. Forse, vista la posizione particolare che l’Italia aveva assunto in questi anni nei confronti del Rais, sarebbe stato auspicabile tentare perlomeno la carta della mediazione. Certamente si resta ammutoliti dal fatto che il nostro Paese sia passato dalla più totale sottomissione al Governo Libico [firma del trattato di amicizia e baciamano compresi] al protagonismo in prima fila, che ha trasformato quella che fino a ieri era una guerra civile interna alla Libia, tra le forze ribelli e i sostenitori di Gheddafi, in una pericolosa guerra globale, vista in modo molto critico anche dalla Lega Araba.

Nucleare? No grazie!

Nucleare? No grazie!

La decisione italiana di andare avanti col nucleare dà la misura esatta della cieca ottusità di questa maggioranza, laddove invece in Paesi come la Germania, la Svizzera o la Francia – ma non solo – si è saggiamente deciso di frenare, sulla scorta dell’immane tragedia giapponese. Lo scorso lunedì il Ministro per l’Ambiente [sic!] Prestigiacomo si è spinta persino a parlare di  «sciacallaggio politico» e di «macabra speculazione», riferendosi a coloro che in questi giorni nel nostro Paese hanno chiesto al Governo un ripensamento sulla scelta nucleare.

Ancora una volta si deve segnalare il grande malcostume tutto italiano di fare di questi temi terreno politico, mentre ciò che in un modo o nel’altro ha impatto sulla salute e sull’ambiente dovrebbe essere considerato secondo una prospettiva diversa da quella dettata da cinici giochi di partito. Solo il mese scorso con il Decreto Romani il Governo aveva deciso, fra mille polemiche, la sospensione degli incentivi alle energie rinnovabili, impedendo di fatto la realizzazione di impianti fotovoltaici ed eolici, ed oggi – per evitare di perdere la faccia e per non andar contro gli interessi economici in ballo – preferisce affermare, come ha fatto l’onorevole [sic!!] Cicchitto, che «la posizione del governo italiano sul nucleare rimane quella che è, non è che si può cambiare idea ogni minuto». Tuttavia, in previsione del referendum del 12 giugno, questa posizione intransigente si smorzerà, nel tentativo – sempre strumentale – di non consegnare all’opposizione un motivo in più di presa presso la pubblica opinione, sempre più contraria alla costruzione di centrali nucleari sul territorio nazionale. L’obiettivo finale della maggioranza è quello di salvare almeno gli altri due quesiti referendari [legittimo impedimento e privatizzazione dell’acqua], evitando che si raggiunga il quorum necessario, traguardo che ora – sulla spinta psicologica dell’emergenza nucleare in Giappone – diventa decisamente più vicino.

Viva l’Italia. L’Italia tutta intera.

Viva l’Italia. L’Italia tutta intera.

Mancano due giorni ai festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Occasione fin troppo ghiotta perchè la il partito di Bossi non la sfrutti al fine di dimostrare l’ottusità del proprio messaggio politico e l’enorme contraddizione insita nel suo essere forza di Governo. Stamattina a Milano i consiglieri regionali lombardi del Carroccio non hanno partecipato all’esecuzione dell’Inno di Mameli che ha aperto la seduta dell’assemblea del Consiglio Regionale. In aula,  per rispetto del ruolo istituzionale, era presente solo il presidente Davide Boni, il quale ha però parlato di «livello di demagogia senza precedenti, anche perche’ il sentimento di appartenenza all’Italia non avviene per imposizione». Ora – a parte che un leghista che si lamenta per la troppa demagogia equivale a Gheddafi che disapprova la tirannia – ma come si fa a non mettere in evidenza l’ennesimo spregio al Paese e al presidente Napolitano, che nelle stesse ore sta celebrando l’Unità Nazionale ed il valore della Costituzione?

Questa volta persino l’alleato stigmatizza il vergognoso comportamento leghista, sostenendo – nella persona del coordinatore provinciale del PdL – che «chi non rende onore alla propria bandiera, al proprio inno e alla patria non può che essere definito vigliacco e la sua esistenza meschina. Migliaia di lombardi si sono sacrificati, dalle guerre risorgimentali fino alle battaglie sul Carso e sul Piave. Chi disonora il sangue dei propri avi, patrioti che si sono immolati per sconfiggere il nemico asburgico, è un traditore e un vigliacco». Al di là di tutto resta la gigantesca anomalia, davvero unica al mondo, di un partito che governa un Paese che non riconosce. Ennesima riprova, se mai ce ne fosse ancora bisogno, del populismo, dell’opportunismo e dello squallore assoluti, rappresentati da questa maggioranza.

Lo specchio per le allodole

Lo specchio per le allodole

E’ finalmente chiara la strategia che berlusconi e i suoi hanno approntato per uscire politicamente illesi dai processi che attendono il premier. Tramonatata l’idea di adottare l’ennesima legge ad personam, per via della crescente indignazione di una larga fetta della pubblica opinione [del resto Ghedini l’ha affermato pubblicamente: «sarebbe un autogol» riferendosi alla proposta di legge sulla prescrizione breve presentata da un deputato del PdL], si punta tutto sulla riforma costituzionale della giustizia.

Una riforma epocale, come ha annunciato ieri il Presidente del Consiglio, che però difficilmente vedrà mai la luce, se non in tempi lunghissimi e con tutte le incognite che può presentare un’approvazione via referendum, vista l’impossibilità di raggiungere una maggioranza qualificata in Parlamento. Ecco quindi che il senso di quest’ipotetica riforma sta nell’uso che il premier ne farà di specchio per le allodole, nell’eventualità di una sua condanna. In quel momento infatti gli sarà fin troppo facile convincere il suo elettorato [che per una buona parte non brilla certo per intelligenza o cultura] d’essere vittima [ruolo berlusconiano per eccellenza] di una ritorsione da parte dei magistrati, colpiti nei propri interessi dalla formidabile e lungimirante riforma posta in essere dal suo Governo. Tutto ciò naturalmente senza neppure considerare la minuscola anomalia di una revisione del sistema giudiziario attuata da un pluri imputato! Nel resto del mondo sarebbe una barzelletta. In Italia è l’arrogante realtà.

Storie di ordinaria follia

Storie di ordinaria follia

Ha ragione Maurizio Crozza: berlusconi che al congresso dei Cristiano riformisti si richiama ai valori della famiglia è un pò come Hannibal Lecter che parla di verdura ad un congresso di vegetariani. Un Presidente del Consiglio che proprio per il suo ruolo dovrebbe rappresentare lo Stato e gli interessi della collettività, e invece si scaglia contro la scuola pubblica che andrebbe protetta e qualificata proprio dal suo Governo è uno show allucinante che può avvenire solo da noi. Lo ripeto per l’ennesima volta: qui si vive come dentro un grottesco burlesque, mentre nei paesi civili come la Germania, il Ministro della Difesa – spinto dalle violentissime critiche dell’opinone pubblica – si dimette per aver copiato la propria tesi di dottorato in giurisprudenza.

In questa misera italietta viceversa si preferisce spegnere qualsiasi voce libera, dissonante e critica rispetto alle posizioni del Governo. L’idea del Pdl di affidare a settimane alterne gli spazi televisivi del martedì e del giovedì a conduttori di differente orientamento politico è, così come è stata formulata, semplicemente agghiacciante! Ma Bruno Vespa? Ma Gianluigi Paragone? Ma soprattutto: 5 dei 6 telegiornali? Anche perchè si sa che le opinioni politiche si formano non tanto attraverso i talk show, il cui pubblico è prevalentemente di cultura superiore e con un’idea già orientata, quanto piuttosto attraverso i telegiornali che si rivolgono ad un audience meno preparata e più influenzabile. La deputata del Fli, Flavia Perina ben descrive l’iniziativa della maggioranza: «Il problema è che il bilancino utilizzato per misurare l’equilibrio nel sistema televisivo si applica solo a quegli spazi dell`informazione Rai dove non domina la retorica governativa, ma trova spazio anche la polemica anti-governativa. Ed è quantomeno ridicolo, per non dire inquietante, che nell`informazione tv, controllata come non mai da Berlusconi, sia sul versante pubblico sia su quello privato, si vadano a cercare ‘sacche di opposizione’ da normalizzare».