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Categoria: vendola

1.200.000 firme contro la Casta

1.200.000 firme contro la Casta

L’immobilismo è il tratto distintivo di questo Governo. Congelato su posizioni che definire indifendibili è a dir poco un eufemismo. L’esecutivo sta affondando [e con lui il Paese] e nè il PdL – arroccato ad eterna salvaguardia di berlusconi – e nè la Lega – non più distinguibile rispetto al partito del premier – sanno trovare il coraggio o il sussulto per uno scarto. L’ennesimo voto a sostegno di un uomo del PdL accusato di associazione mafiosa lascia la base del Carroccio sempre più sconcertata. Da oggi sarà ancora più difficile gridare Roma ladrona da un palco del Nord, senza che qualche [ex] elettore della Lega non comprenda la deflagrante contraddizione della posizione di Bossi.

E’ evidente che in questo scenario il cambiamento possa arrivare solo dal basso. La risposta popolare, data la scorsa primavera alle elezioni comunali e ai referendum, è in questo senso confortante. Così come è confortante aver raccolto in appena due mesi ben 1 milione e 200 mila firme [più del doppio del necessario] al fine di promuovere il referendum abrogativo in materia elettorale. L’attuale legge infatti ha reso ancor più facile che il Parlamento si configurasse come una casta. E’ il secondo miglior risultato di sempre, dopo il referendum del 1993 sul finanziamento pubblico ai partiti. «Il messaggio che viene dal popolo italiano a conclusione della raccolta delle firme per il referendum sulla legge elettorale è netto e incontrovertibile ed ha un valore civile prima ancora che politico: i cittadini vogliono contare, non intendono lasciare una delega in bianco ad una classe politica chiusa in Palazzo sempre più screditato» ha commentato Vendola.

Un giorno di ordinaria corruzione

Un giorno di ordinaria corruzione

Un uomo che ha costruito il proprio impero economico grazie alla corruzione, non poteva che ottenere la fiducia al suo Governo con lo stesso metodo. Ieri si è consumato un rito che è fino in fondo simbolico della figura del Presidente del Consiglio, da sempre abituato a comperare le persone: si tratti di finanzieri, di giudici, di testimoni, di escort ed ora di avversari politici. Una vittoria numerica che potrà trasformarsi in vittoria politica esclusivamente se il signor b. riuscirà nell’improbabile impresa di allargare la propria maggioranza. Al riguardo sarebbe interessante sapere cosa ha provato la base della Lega, sentendo ieri gli esponenti di punta del proprio partito dichiararsi disponibili a lavorare insieme all’UDC, quando – solo due mesi fa – Bossi definiva Casini «uno stronzo».

Sono più propenso a pensare che un governo del genere, sorretto soltanto dalla corruttela e dalla illiberalità, abbia ormai vita breve. Prova ne sono le manifestazioni e le proteste nate spontanemante in tutta Italia a seguito della notizia della fiducia alla Camera. La piazza non è più disposta a tollerare questo stato di cose. La tensione sociale è altissima e continuerà così fino a quando il pifferaio magico non se ne sarà andato. Quanto alla risicata maggioranza di 3 voti, dubito che possa offrire al Cavaliere un  orizzonte politico sereno e credibile. In proposito concordo con quanto ha dichiarato Nichi Vendola «Il Governo che godeva della più ampia base parlamentare dell’intera Storia Italiana non c’è più. La precaria fiducia ottenuta oggi serve semplicemente a certificare la morte di un ciclo politico».

Il PD. Questo sconosciuto.

Il PD. Questo sconosciuto.

C’è ormai un dato di fatto nella politica italiana, e cioè che Fini e i suoi stanno più a sinistra del PD. “Ci vuol poco” obietteranno in tanti… vero anche questo. Tuttavia mi domando se è possibile che la questione morale all’interno del PdL debba essere sollevata dal Presidente della Camera, quando il maggior partito dell’opposizione – di fronte all’abisso di malaffare recentemente scoperto – seguita a far scena muta, in preda ad un evidente smarrimento identitario e politico che lo rende incapace di intercettare gli umori del proprio elettorato. E’ possibile che Bocchino e Granata un giorno sì e l’altro pure incalzino i berlusconiani, esigendo le dimissioni immediate di quanti siano incorsi in atti politicamente insostenibili, mentre le dichiarazioni più esplosive di un dirigente del Partito Democratico sono affidate all’onorevole D’Alema che – con linguaggio e logiche cerchiobottiste da piena Prima Repubblica – propone governi di larghe intese, invoca momenti di responsabilità, auspica nuovi patti sociali, non provando neppure il minimo imbarazzo a reiterare la solita formuletta, mandata a memoria in questi ultimi 15 anni, che «non si esce da una crisi di questo tipo attraverso una soluzione giudiziaria, come immagina parte dell’opposizione, o attraverso una campagna moralista e giustizialista». Va bene continuare a non dire mai nulla di sinistra, però neppure queste irritanti cazzate che potrebbero benissimo stare in bocca ad un Lupi o ad un Capezzone qualsiasi!

Verrebbe poi da chiedersi perchè fra i “momenti di responsabilità” D’Alema non includa anche lo stringersi attorno ad un nuovo leader, giovane, colto, responsabile, appassionato, in grado di smuovere le coscienze ed accendere le speranze come Nichi Vendola. Sorprende infatti [ma fino ad un certo punto] il fuoco di fila che proprio dal PD e dall’IdV s’è alzato contro la candidatura del Governatore della Puglia alle primarie del centrosinistra. E’ forse troppo radicale per questa nostra opposizione inetta ed in parte collusa al potere, il concetto “obamiano” che si possa far politica anche attraverso valori come passione ed ideali?

Un paese di orticelli

Un paese di orticelli

A prima vista la vittoria pare netta. La maggioranza conquista 6 regioni su 13, di cui le due più importanti e strategiche: Piemonte e Lazio. Però, ad un esame più attento [e libero dalle manipolazioni della TV di regime], non si può non registrare il crollo del PDL che, rispetto all’ultimo turno elettorale [europee del giugno 2009], perde ben 9 punti percentuali, attestandosi al 27% circa delle preferenze. Appena un soffio sopra il PD che, contrariamente al suo principale antagonista, si mantiene stabile al 26%. Il partito di Bersani, oltre che dell’astensionismo, oggi deve preoccuparsi anche del successo di un movimento come quello di Beppe Grillo che, dove si è presentato, ha eroso il 3% dei voti e ha contribuito a frammentare ulteriormente un’area politica che invece ha il dovere di ritrovare al più presto unità e coesione. E’ solo responsabilità dell’opposizione – infatti – se nonostante lo sconquasso del PDL si è nuovamente riusciti a non vincere le elezioni. Se si fosse in grado di far tesoro di queste regionali, si dovrebbe – a mio avviso – ripartire da Nichi Vendola, l’unico esponente che per carisma, spessore culturale e storia personale può incarnare lo spirito della vera sinistra. Così Concita De Gregorio su L’Unità: «Questo è un voto di delusione e di rabbia verso un centrosinistra che ha disatteso le aspettative. Che rispetto a quel che l’elettorato chiedeva non ha avuto abbastanza coraggio: di cambiare la sua classe dirigente, di puntare sul rinnovamento, su logiche nuove e non solo su somme aritmetiche di alleanze possibili, su un progetto chiaro semplice e alternativo che fosse anche – come dice Vendola – un nuovo racconto».

Ho sempre sostenuto che in Italia prima di ogni altra cosa esiste un problema culturale. Ed in questo senso la vittoria al Nord di una forza populista e reazionaria come il partito di Bossi non può che preoccupare.  Come ha scritto ieri Vittorio Zucconi: «L’Italia è, e rimane, una sottocultura proporzionale e localistica. A ciascuno il proprio poderino, il proprio orto, il proprio manipolo di consiglieri o assessori, la propria contrada, e chi se ne frega dell’agricoltura nazionale».

Una republica televisiva

Una republica televisiva

L’Italia non è più uno Stato occidentale ma una barzelletta, un cartone animato, una rappresentazione del teatro dell’assurdo di Eugene Ionesco,  in cui in un precipitare del non senso, si arriva all’inquietante assenza della realtà [e di ogni parvenza di pudore]. Sabato scorso la sinistra ha legittimamente manifestato per protestare contro i pesanti attacchi alla libertà e alla democrazia. Sabato prossimo, esattamente per gli stessi motivi, manifesterà anche il centrodestra! Praticamente viviamo in un Paese in cui entrambe le parti politiche denunciano l’emergenza democratica provocata dai comportamenti eversivi dell’avversario. «Sovversivi!» «No, i sovversivi siete voi!». «Antidemocratici» «Ma siete voi che minacciate la democrazia». Così, mentre il leader di Sinistra Ecologia e Libertà, Nichi Vendola, il più applaudito alla manifestazione del Popolo Viola, sosteneva: «L’Italia non è una repubblica televisiva fondata sull’impunità. Dobbiamo dare speranza a chi non ne ha più: abbiamo il compito di risollevare in piedi l’Italia stanca e sofferente», il premier di rimando commentava «Quello di oggi a Roma è davvero un’ammucchiata stravagante e contraddittoria. E’ grottesco che la sinistra reclami più libertà mentre a noi, che la libertà ce l’abbiamo nel sangue, vogliono negare la libertà di voto». Un assurdo paradosso in grado di far ammazzare delle risate qualsiasi osservatore straniero.

Ancora una volta il presidente del consiglio, per capovolgere a suo favore la situazione che lo vede in difficoltà, interpreta il ruolo che meglio gli riesce, ossia quello della vittima. L’oggetto di un complotto ordito dai comunisti e dalla magistratura che vogliono impedirgli di vincere le elezioni. Sì perchè, per l’ennesima volta, le prossime elezioni regionali si sono trasformate in un referendum pro o contro berlusconi. Ecco perchè diventa fondamentale andare a votare per una delle opposizioni. Il carisma del premier è in calo, e se si configurerà una sconfitta elettorale, i movimenti che vedono Fini sganciarsi progressivamente dalle spire del caimano per avvicinarsi al centro, potrebbero subire un’accelerazione, e  dunque porre le basi per la fine politica del Nostro.

Sinistra e Libertà

Sinistra e Libertà

E così, dopo una lunga e sofferta decisione, ho finito per votare “Sinistra e Libertà“. L’ho fatto con l’auspicio che un buon successo del partito di Nichi Vendola possa configurare una rottura degli attuali malsani equilibri che governano l’opposizione. La speranza, neppure troppo celata, è che il PD, una volta liberatosi dalla zavorra della sua componente cattolica, che gli ha spesso impedito di portare avanti un’azione fluida, coerente e coraggiosa, possa compattarsi a sinistra, finendo col diventare ciò che era nelle intenzioni sin dall’inizio: ossia un nuovo e moderno partito di sinistra riformista europea. Un soggetto politico di rinnovamento culturale e sociale, che sappia catalizzare l’intera area laica e sia in grado di parlare al Paese, a cominciare dalle sue fasce popolari. Occorre essere guidati da persone che si muovano secondo ideali di giustizia e tolleranza, per riportare nel tessuto sociale tutti quei valori che 15 anni di berlusconismo hanno contribuito a spazzare via.

Mai come ora l’Italia ha bisogno di “Sinistra” e di “Libertà”. Due dimensioni che in questo regime illiberale vengono negate da un’informazione di Stato che copre tutto quanto è scomodo, e da una destra impresentabile, che ha abbruttito il nostro paese con il culto dell’impunità e della discriminazione, composta soltanto da zelanti servitori di un primo ministro  che recentemente ha del tutto perduto le sue già poche facoltà mentali. Come recentemente ha scritto Veltroni«la destra sta edificando un paese violento. Violenza reale, mai così diffusa. E violenza nei rapporti tra le persone. Il paese è tornato a vivere nell’odio e la frantumazione di ogni rete di relazione – tra giovani e anziani, tra italiani e immigrati, tra deboli e forti, tra Nord e Sud – spezza l’anima migliore della nostra Italia».

Oggi persino il Nobel per la letteratura José Saramago scrive sull’argomento, riferendosi al premier come a: «una cosa pericolosamente simile a un essere umano, che dà feste, organizza orge e comanda in un paese chiamato Italia. Questa cosa, questa malattia, questo virus minaccia di essere la causa della morte morale del paese di Verdi. Non è che disobbedisca alle leggi ma, peggio ancora, le fa fabbricare a salvaguardia dei suoi interessi pubblici e privati, di politico, imprenditore e accompagnatore di minorenni».