La cattiva maestra

La cattiva maestra

La recente scomparsa di Mike Bongiorno, giustamente ricordato come il papà della televisione italiana, ha suscitato, oltre che sentimenti di dispiacere e malinconica nostalgia, un’ìnteressante riflessione su quanto sia mutato il ruolo della TV nel nostro Paese dai tempi di Lascia o raddoppia. Come ha sottolineato Aldo Grasso: «La televisione arriva in Italia e la trova in una condizione che vale la pena sottolineare. Nel ‘56 più della metà della popolazione italiana soffriva di un male che si chiamava analfabetismo. Poi c’era quel fenomeno studiatissimo e affascinante della dialettofonia. Tantissima parte della popolazione italiana si esprimeva in dialetti. Si accende quello strumento in valle d’Aosta come in Sicilia, in Tirolo come in Calabria. In alcune serate si raduna un numero immenso di persone e tutte fanno la stessa identica esperienza. Questo ha qualche cosa di miracoloso perché anche se ridotta al minimo, anche se imparano l’italiano di Mike Bongiorno, tuttavia gli italiani fanno un’esperienza culturale che non si ripeterà mai più».

Con il passare degli anni, questo nuovo modello di integrazione e crescita culturale lascerà spazio, specie se si considera la sua eccezionale capacità pubblicitaria, ad un invasivo strumento di persuasione massiva. Come sosteneva Pier Paolo Pasolini nel 1975: «È stata la televisione che ha praticamente concluso l’era della pietà ed iniziato l’era dell’edonè. Era in cui dei giovani insieme presuntuosi e frustrati a causa della stupidità e insieme dell’irraggiungibilità dei modelli loro proposti, tendono inarrestabilmente ad essere o aggressivi fino alla delinquenza o passivi fino all’infelicità». Ma è a partire dai primi Anni 80, con l’avvento di Fininvest, che il media per eccellenza inizia pervicacemente a deformare il gusto e la sensibilità del pubblico. Si sa che i politici hanno da sempre dominato il popolo lasciandolo nell’ignoranza. Pertanto, abbruttendo i mezzi di comunicazione di massa e proponendo dei modelli di riferimento superficiali, volgari e brutali, che influenzano non soltanto il comportamento, ma anche atteggiamenti, credenze e valori, si è costruito un regime videocratico, in cui una TV vassallo e veicolo del potere ha trasformato gli italiani in un popolo di spettatori ipnotizzati.

22 pensieri riguardo “La cattiva maestra

  1. Caspita, la vignetta è proprio… pregnante. Molto amara… eppure è così, siamo in pieno regime videocratico, dove l’importante non è quello che si dice, ma dove, come e quante volte lo si dice. Un regime in cui le bugie dette nel modo giusto e ripetute come un martelletto si trasformano in verità.

  2. però c’è anche tanta gente che non guarda più la tv, ma passa il suo tempo a bivaccare su splinder (per esempio Alerina)…a parte questo mia madre (che non è un’anziana signora) casalinga accende la tv alla mattina e la spegne alla sera e non la guarda nè la ascolta…fa dell’altro, il brusio di fondo l’accompagna. Mia nonna siede davanti alla televisione per ore, ma ha l’Alzeimer e i canali ogni tanto glieli cambia sua figlia giusto per variare un pò…l’Italia della crescita zero e della tv è anche e sempre di più questa.

  3. @Adam’s rib

    Già… non era Goebbels che diceva che una bugia ripetuta più volte diventa una verità?

    @Alerina

    Purtroppo il panorama italiano non è tra i più incoraggianti. Recenti analisi hanno dimostrato come il nostro Paese sia fra gli ultimi in Europa per quanto riguarda l’accesso ad Internet, mentre la percentuale di persone che usa la TV come canale informativo privilegiato è ancora altissimo: sopra il 70%

    @GattaRandagia

    Un grandissimo… chissà cosa direbbe oggi, se fosse ancora vivo!

  4. La cultura della televisione e dello “spettacolo” fa si che le persone stiano ferme ad aspettare di vedere cosa succede, come va a finire e questo atteggiamento blocca l’azione…con tutto ciò che ne deriva.

    Un caro saluto

    cristian

  5. @PattyBruce

    Già… temo tu abbia proprio ragione!

    @redcats

    Grazie a te per le tue vignette, sempre intelligenti e divertenti!

    @Kaos76

    La differenza fra essere soggetti attivi e passivi.

    Un caro saluto a te… e attendo tuoi nuovi post!!! :)

    @Sophie71

    Grazie… sei molto gentile. Un salutissimo a te… a presto.

  6. Sarei curiosa di sapere tra altrettanti anni cosa si dirà della rete… a parte questo condivido la tua riflessione! Sono finiti i bei tempi in cui l’analfabetismo poteva essere contrastato dalle lezioni del maestro Manzi e dagli sceneggiati tratti dalle più belle pagine della letteratura… anzi oggi lo scopo del piccolo schermo è proprio lobotomizzarci, omologandoci, imponendoci opinioni e comportamenti. Fortunatamente c’è ancora qualcuno che la usa selettivamente o come semplice accessorio al dvd-dvx!!! — ma purtroppo siamo in pochi!!!!!

  7. E’ stato detto più volte che l’eredità lasciata da Bongiorno verrà raccolta, consapevolmente o inconsapevolmente, da tutti quelli che lavorano e lavoreranno in Tv. Fosse vero.

    Io credo che un fenomeno come quello di Mike Bongiorno, che ha contribuito a far nascere quella televisione (in qualche modo anch’essa madrina della nuova Italia postbellica) sia stato anche il frutto di un’esigenza del paese. Le cose si intrecciavano.

    Ora, purtroppo, non c’è ‘intreccio’ o interscambio..e quindi non posso che essere d’accordo (come spesso è capitato in passato sull’argomento) con la tua lucidissima analisi.

  8. @MrsApple

    Oh si! Anche noi usiamo la TV prevalentemente per vedere i DVD, anche perchè il livello medio delle trasmissioni è talmente basso che è davvero difficile vedere qualcosa che vada oltre Report, Ballarò o Anno Zero.

    @NightTripper

    E’ vero. La TV degli anni 50 e 60 rispondeva ad una forte necessità da parte della società italiana.

    Ciò che comunque colpisce è come il ruolo di questo medium sia andato rovesciandosi negli anni. Da strumento di apprendimento e crescita culturale ad esattamente il contrario…

    @SaR

    Sicuramente Bongiorno ha rappresentato al meglio la novità costituita dalla TV negli anni del dopoguerra e nel periodo del boom economico. Ma la sua bravura è stata anche quello di aver saputo interpretare, restando sempre in prima fila, i cambiamenti che questo mezzo ha avuto nei decenni a seguire.

  9. In questi giorni ho fatto due considerazioni: la prima è che Bongiorno, il simbolo di 50 di televisione, manca proprio quando questo ‘strumento’ si appresta a venire mandato in soffitta da Internet, che proporrà tipi di fruizione molto diversi… La seconda è che Eco tutto sommato aveva ragione: Mike rappresentava la medietà / mediocrità… Il problema è che di fronte alla degenerazione attuale, anche Mike assurge a figura di spessore. Il problema non è manco quello famoso della tv educativa, 24 ore su 24 di documentari farebbero crollare chiunque, è un problema di modelli: se Matteo Cambi, ex creatore del marchio Guru dopo un periodo da cocainomane e un soggiorno nelle patrie galere viene ‘premiato’ con un reality; se Corona (e tutti sappiamo chi è, e come ha raggiunto la notorietà), viene chiamato a partecipare a una fiction tra le più viste, allora non sono più solo le donne scosciate, gli esempi diventano molto più pericolosi…

  10. @sorgentediluce

    Grazie. Un saluto.

    @crimson74

    Inizialmente volevo intitolare il post: “Da Mike Bongiorno a Fabrizio Corona”, poi ho optato per “La cattiva maestra”. Comunque la realtà della tv italiana è stata proprio questa: è cominciata con Bongiorno (che rappresentava con naturalezza e semplicità la figura dell’italiano medio) e termina oggi con Corona (ossia con un personaggio che diventa tale per aver compiuto dei reati). E, se vuoi, in questo consiste anche pò la storia del nostro Paese, non solo della sua televisione.

  11. Mike Bongiorno ha anche contribuito alla nascita e alla crescita di Canale 5, con tutto ciò che ne consegue, senza rendeersi conto delle conseguenze. Come ho letto altrove, la sua è stata un po’ la storia della rana e dello scorpione. Lo ho ascoltato ieri sera in blob, la fininvest dopo 35 anni non gli ha rinnovato il contratto perchè aveva pochi soldi (al fininvest) ma nessuno gli ha telefonato per dirgli niente, silenzio su tutti i fronti…

  12. Però se siamo arrivati qui, alla videocrazia, proprio noi, e non i tedeschi, o i portoghesi, o gli ungheresi, vuol dire che in qualche modo eravamo predisposti, lo cercavamo, “l’autocrate egolatrico videototalitario” : forse la predisposizione a un edonismo amorale e puttanoide, senza pensieri, da noi c’era, come una solfatara fetida che erutta a intervalli: mafia, separazioni, stato piemontese brutale, Giolitti e la corruzione, braccianti e latifondisti, mussolini, Dc e clero, P2, gladio, strategia della tensione, popolo dell’evasione IVA, “volemose bbene”, inciucio, familismo, nepotismo, furbizia, “l’arte di arrangiarsi”, mafia, mafia, mafia…. Tutto questo preesisteva prima del Videotico Psico Priapo-dux odierno. Ce lo siamo voluti. Siamo un popolo maledetto. O stupido.

  13. Per fortuna che una cosa ancora ce la lasciano fare: spegere la TV con il telecomando. Quando ci toglieranno pure quello allora saremo alla frutta veramente…

  14. @tiptop

    Tutto quello che dici è vero. Nel 1994, all’epoca della discesa in campo di berlusconi, dichiarò durante una sua trasmissione che avrebbe votato per lui perchè era una persona onesta e capace (sic!). L’ultima intervista la diede a Fabio Fazio qualche mese fa, lamentandosi del modo irriguardoso con cui berlusconi lo aveva trattato alla fine del suo contratto in Mediaset.

    La forza di Bongiorno è stata quella di rappresentare con naturalezza l’italiano medio nel bene e nel male. E così, come tanti altri italiani medi, anche lui si è fatto infinocchiare dal nostro beneamato premier.

    @ofvalley

    Siamo un popolo che ha bisogno di buoni maestri. Perchè siamo un popolo che non solo non sa ribellarsi ai cattivi maestri, ma addirittura li incensa.

    @donburo

    Allora ci sarà il Grande Fratello orwelliano…

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