La terra dei leccaculi
Il Renzi che durante la Leopolda imita il peggior Grillo e le sue liste di proscrizione, lanciando una consultazione online per scegliere la prima pagina peggiore dei quotidiani italiani, è cosa che non può lasciar indifferenti. Quando certi discutibili esercizi erano appannaggio di un partito di opposizione come il M5S venivano giustamente considerati – anche dallo stesso Renzi – come un’espressione della natura autocrate ed illiberale del proprio leader. Ma se un assalto del genere viene portato avanti dal segretario del partito di maggioranza, che incidentalmente (e disgraziatamente) riveste anche il ruolo di Presidente del Consiglio, si ha a che fare con una degenarazione dello scontro politico ancor più grave, perchè la più alta carica del Paese dovrebbe mostrare una certa qual “superiorità” istituzionale e non muoversi come un capriccioso e vendicativo bimbominkia, indispettito dal fatto che ci sia ancora qualcuno che invece di leccargli il giovane e regal culetto, lo dipinga come brutto e cattivo. Un episodio assai preoccupante, specie se si considera che in un momento delicatissimo di tensione internazionale sarebbe più opportuno che il premier si occupasse di ben altre questioni.
La libertà di espressione va difesa sempre e comunque e non soltanto quando coloro che muovono le critiche si chiamano Biagi, Santoro o Luttazzi (e sono d’accordo con noi). Ed un partito che tuttora (sic!) si chiama “democratico” dovrebbe tutelare questo principio elementare con più forza e convinzione degli altri. Ma è evidente ormai che Renzi ha trasformato il PD da partito popolare e pluralista, radicato sul territorio, a suo personale apparato propagandistico, a cui dar mandato di mettere alla berlina le voci dissonanti con lo stesso inammissibile tono dileggiante e canzonatorio che altre “forze” politiche utilizzano da tempo. Sarebbe bello se oltre che a rottamare l’esperienza di alcuni politici di lungo corso, si pensasse a farla finita anche con le peggiori abitudini di questa nefasta Seconda Repubblica. Invece – ancora una volta – si dimostra una mal celata (e sempre più pericolosa) continuità con quell’arroganza berlusconiana contro la quale, un’era geologica fa, il primo a scagliarsi era proprio il PD.