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Mese: Novembre 2015

Le aquile della morte

Le aquile della morte

Non furono pochi lo scorso gennaio a ritenere che – in fondo – quelli di Charlie Hebdo se la fossero cercata; come se ammazzare qualcuno perchè responsabile di aver disegnato delle vignette irriverenti fosse in qualche modo spiegabile o persino comprensibile. Chissà cosa penseranno oggi costoro delle 129 persone uccise e delle oltre 300 ferite venerdi notte a Parigi, colpevoli questa volta solo di essere uscite da casa per recarsi in un ristorante, o per assistere ad un concerto rock o ad una partita di calcio. C’è una barbarie cieca ed infame alla base di queste stragi. Folle, vigliacca e fanatica perchè, nascondendosi dietro il nome di Dio, colpisce semplicemente chi è diverso, chi è altro da sè.  Analogamente ai nazisti che diedero vita all’Olocausto sulla base del dominio degli ariani sulle razze inferiori come gli ebrei, gli jihadisti usano la religione come strumento per separare il mondo in due parti: i puri (loro) e i miscredenti (tutti gli altri). Naturalmente chi si trova dalla parte sbagliata va sterminato. Ecco perchè ciò che è successo è una dichiarazione di guerra alla democrazie occidentali, alle libertà e ai diritti acquisiti in decenni di battaglie civili, a cui bisognerà reagire in modo unitario ed implacabile. Lo Stato Islamico si annida  nelle nostre città e si alimenta di un odio inesauribile verso i nostri valori (non ultimi il principio di uguaglianza, il rispetto delle diversità e le libertà di religione e di opinione) arrivando a trucidare senza alcuna pietà persone inermi, nella loro vita quotidiana. L’obiettivo è quello di imporre nel cuore della moderna Europa un regime oscurantista, fondamentalista, violento e sanguinario.

Così Scalfari nel suo editoriale: «Poiché bisogna sgominare l’Is e i suoi capi, qual è la guerra che dobbiamo fare e vincere? Le nazioni aggredite ed i loro alleati debbono scendere sul terreno che sta tra Siria, Iraq e Libia, ma non solo con bombardamenti aerei ma con truppe adeguate. Ci vuole un’alleanza politica e militare che metta insieme tutti i membri della Nato a cominciare dagli Usa e in più i Paesi arabi, la Turchia (che nella Nato c’è già), la Russia e l’Iran. Credo che sia questo il modo di agire nell’immediato futuro. Se non si fa, la nostra guerra con la barbarie terrorista non vincerà. Molto tempo per decidere non c’è. Nel frattempo l’Europa federale dev’essere rapidamente costruita a cominciare dalla difesa comune e dalla politica estera. Sono questi i soli modi per difenderci dal terrore e dalla sua disumanità».