Magna Grecia
Sono settimane di sfide queste ultime per l’Europa: questioni drammatiche e diverse che si chiamano terrorismo islamico, immigrazione e Grecia. Sono tutte sfide, però, che questa Europa a trazione tedesca ed in mano a burocrati e banchieri, non riesce a risolvere e – specie per le ultime due – dà l’impressione di affrontare in modo egoista, senza un’ identità riconosciuta e una reale visione politica. Per quanto riguarda la questione ellenica in particolare, Alessandro Gilioli sul suo blog pone una questione centrale: «’La non approvazione delle misure compensative non era mai accaduta prima. Né in Irlanda né in Portogallo, in nessun posto’, ha twittato ieri il premier greco Alexis Tsipras facendo un po’ il riassunto di quello che sta succedendo, secondo lui, a Bruxelles. Se provate a inerpicarvi nei contenuti della trattativa tra Atene e i suoi creditori (sostanzialmente, l’Europa e il Fmi) rischiate oggi di perdervi in una quantità di dettagli tecnici che rischiano di far perdere di vista il problema di fondo. Quello cioè posto da Tsipras nel suo tweet: alla fine, il saldo contabile per lo stato greco a cui arriva il piano del governo di Atene è uguale a quello richiesto dai creditori; solo che i creditori vogliono che la Grecia ci arrivi in un altro modo. I creditori non si accontentano che la Grecia raggiunga quegli obiettivi di bilancio che lo stesso governo Tsipras si impegna a raggiungere: vogliono stabilire loro come questi obiettivi devono essere raggiunti, indicando nei dettagli dove si tassa e dove no, dove si taglia e dove no. Ma al di là di questo, quello che ogni giorno emerge di più dalla trattativa è una domanda gigantesca che ci coinvolge tutti: fino a che punto può essere tirata l’asticella della cessione dei poteri democratici?». Ecco perchè la mossa di Tsipras di restituire ai cittadini greci una decisione così fondamentale per il proprio futuro è comunque dirompente e di per sè vincente, al di là del risultato finale. Una mossa che ci fa capire che esiste un’alternativa all’aristocrazia finanziaria della Troika ed è quella che prevede la libera espressione dei popoli. E’ inammissibile che tecnocrati destrorsi e reazionari, non eletti da nessuno, impongano ad una nazione sovrana di abbattere lo stato sociale e di far gravare l’austerità sulle fasce più deboli e povere della collettività. Occorrerebbe una mobilitazione di solidarietà che muovesse da tutti i Paesi europei, alcuni dei quali potrebbero trovarsi domani nelle condizioni in cui oggi è la Grecia. Ma si sa, la solidarietà non è più un termine a la page nel nostro Continente.
Sia ben chiaro: non esiste futuro senza l’Europa e ciò con buona pace di tutti i movimenti euroscettici che naturalmente stanno rafforzandosi un pò ovunque. Ma questa Europa disgregata ed inutile che non si pone come obiettivo l’uguaglianza e l’integrazione tra le persone, le culture e gli Stati, ma solo l’imposizione di misure economiche dirette a favorire certe nazioni a scapito di altre, incapace di dare una risposta ferma e lungimirante alla minaccia dell’ISIS, ostaggio dei nazionalismi più beceri rispetto all’emergenza immigrati ed indifferente alle sofferenze del popolo ellenico, va profondamente rifondata. Prima che sia troppo tardi.