«Se avessimo fatto il referendum avremmo rinunciato al nucleare per lungo tempo; invece io spero che tra 1 o 2 anni si potrà ritornare sulla scelta dopo che si sarà fatta chiarezza sulla tecnologia». Questa dichiarazione di silvio berlusconi, rilasciata ieri durante la conferenza stampa alla fine del vertice bilaterale Italia-Francia, nasconde molto di più che la semplice arroganza di un potere che non intende accettare limitazioni. C’è infatti anche la concezione di una democrazia che è tale solo nelle parole, mentre non esiste più nella realtà delle cose. E’ certamente vero che negli ultimi anni il referendum è diventato uno strumento di cui si è abusato, tuttavia tale istituto resta un momento alto di ogni democrazia che si rispetti: un’occasione con cui il popolo decide in prima persona, senza alcun filtro, di questioni importanti per la collettività. Boicottarlo in questo modo rappresenta un vero e proprio colpo di mano istituzionale [a cui spero la Cassazione possa porre rimedio] e dimostra che, al di là del becero populismo dei proclami per cui la volontà popolare è considerata al di sopra di ogni cosa, questo Governo mira esclusivamente a conservare il proprio potere fascista. Un potere che di fatto impedisce all’elettorato di esprimersi, se in contrasto con chi comanda.
Come non condividere allora le parole dell’intellettuale Asor Rosa che, a proposito di quanto sta accadendo, parla di «uno snaturamento radicale delle regole in nome della cosiddetta “sovranità popolare”, la fine della separazione dei poteri, la mortificazione di ogni forma di “pubblico” [scuola, giustizia, forze armate, forze dell’ordine, apparati dello stato, ecc.], e in ultima analisi la creazione di un nuovo sistema populistico-autoritario, dal quale non sarà più possibile [o difficilissimo, ai limiti e oltre i confini della guerra civile] uscire?».