Ohio, estate del 1979. Mentre stanno girando un filmino amatoriale, alcuni ragazzi assistono ad uno spaventoso incidente ferroviario che mette a repentaglio le loro vite e segna il destino della cittadina in cui vivono, trasformandola nel teatro di una serie di misteriosi eventi.
Il nuovo film di J.J.Abrams non è un semplice rimando al primo Spielberg [qui nelle vesti di produttore], ma è soprattutto un omaggio accorato al Cinema, inteso come Arte suprema del raccontare emozioni attraverso le immagini. Prendendo le mosse da situazioni e tematiche espresse in pellicole di culto come Incontri Ravvicinati, E.T., Stand Bye Me e I Goonies, Super 8 mette in campo tutta la straordinaria capacità narrativa ed il senso dello spettacolo dell’autore di Lost. Anche qui, come nella serie che ha rivoluzionato il mondo della televisione, c’è un enigma inspiegabile, una “scatola dei misteri” – come l’ha definita lo stesso Abrams – il cui contenuto viene svelato soltanto nel finale, lasciando al pubblico per quasi tutta la durata del film il compito emozionante di trovare delle risposte. Ed è proprio in questa capacità di coinvolgere ed incantare – frullando abilmente elementi autobiografici, citazionismo, avventura, fantascienza, sentimentalismo, romanzo di formazione e soprattutto amore per il Cinema – che si trova il valore aggiunto di Super 8. Manipolare l’immaginario di un’epoca ben precisa – quella che a cavallo fra gli Anni 70 e gli 80 ha portato il Cinema ad essere meno aderente alla realtà per abbracciare piuttosto la dimensione del sogno – riuscendo comunque a realizzare un film che facesse parte del nostro presente, è una scommessa ampiamente vinta. C’è sicuramente un pizzico di retorica di troppo, ma è di quella a cui ci si consegna di buon grado, lieti di lasciarsi scaldare il cuore. Super 8, per quanto imperfetto, è un piccolo gioiello, impreziosito dalla sorprendente bravura della protagonista femminile, la tredicenne Elle Fanning.