Mai in vita mia avrei immaginato di lodare e parteggiare per Gianfranco Fini. Oggi in Italia l’autentica opposizione, l’unica che può fare davvero male al dittatorucolo di Arcore, è la sua. Il Presidente della Camera rappresenta l’unica speranza di avere in questo misero Paese una destra moderna e riformista, ben distante dalle spinte populiste e plebiscitarie di berlusconi o da quelle reazionarie e xenofobe di bossi. Due facce – queste ultime – del tracollo culturale e sociale che l’Italia ha subito in questi anni.
Anche se la sua iniziativa di istituire una “corrente interna” in seno al PDL verrà fatta naufragare dai berlusconiani, il progetto di isolare il premier ed i suoi fedelissimi è ormai iniziato. E nonostante l’informazione di regime abbia dipinto le recenti elezioni come un successo della maggioranza, le cose stanno diversamente: rispetto allo scorso anno il Popolo delle Libertà ha perso ben 2 milioni e mezzo di voti e la Lega 200.000. C’è una larga fetta di elettorato che si è astenuto e che non si sente rappresentato dall’attuale scenario politico, dalla quale Fini potrà attingere molti voti. E’ certamente un progetto difficile ma che ha una sua forza dirompente, perchè – come scrive oggi Curzio Maltese – risponde al vuoto programmatico del Governo berlusconi: «Il Pdl è un partito invecchiato, come il suo leader, e privo di progetti. La politica è delegata alla Lega. Le strombazzate riforme sono una panzana. Berlusconi quasi lo ammette e, dopo la vittoria, è tornato come sempre a occuparsi di giustizia e televisioni. Non esiste nel partitone di maggioranza relativa, sempre più relativa, uno straccio d’idea, a parte Silvio for President. Su tasse, immigrazione, temi etici, tutto il Pdl, da Berlusconi in giù, si limita a far l’eco agli slogan di Bossi. Quasi non avesse più una visione della società e del Paese. Fini invece ne ha una ed è assai diversa da quella della Lega». E per fortuna, aggiungo io.