Pensosamente leggero
Lo scorso mese ho avuto la fortuna di assistere ad uno show case che il cantante ha tenuto alla Fnac di Genova e ho scoperto oltre all’Artista sensibile e delicato, anche un uomo simpaticissimo e brillante. Alla fine del mini concerto si è intrattenuto con i fan e ha scambiato qualche battuta anche con me e Simona. Pochi minuti, ma sufficienti per apprezzarne la genuina naturalezza, tipica di chi fa della propria creatività ed espressività un momento di verità.
L’impotenza
E a proposito di legge, nello stesso giorno, l’avvocato Mills è stato condannato a 4 anni e 6 mesi per aver testimoniato il falso in due processi – tangenti alla Guardia di Finanza e All Iberian – che vedevano coimputato silvio berlusconi. La posizione del premier è stata stralciata in attesa della pronuncia della Corte Costituzionale sulla legittimita’ del Lodo Alfano. Nessun capo del Governo sospettato di corruzione, per evitare la condanna in due processi, sarebbe ancora al suo posto. In un Paese occidentale se non si fosse liberamente dimesso, sarebbe stato cacciato. Invece martedi sera questa notizia di enorme rilevanza era fra i titoli del solo TG3. Il giorno dopo, il maggior quotidiano d’Italia, Il Corriere della Sera, relegava la stessa notizia in un minuscolo riquadro, mentre l’articolo di approfondimento era a pagina 21, dopo la cronaca!
Si prova una terribile impotenza nel constatare che se si vuole un’informazione che non sia controllata dal premier, occorre rivolgersi alla stampa straniera, che – contrariamente alla nostra – dà un ampio risalto alla condanna dell’ex legale di berlusconi. Per fare solo un esempio, Le figaro scrive: “Lo scorso ottobre, Silvio Berlusconi si è messo al riparo della giustizia facendo approvare una legge che gli garantisce l’immunità penale durante il suo mandato alla guida del governo italiano. Immunità che non copre però il suo ex avvocato, condannato per falsa testimonianza in favore del Cavaliere”, si legge sul giornale, che sottolinea come Mills non sia l’unico avvocato del premier ad essere condannato al carcere e cita Cesare Previti, riconosciuto “colpevole di corruzione di magistrati nell’affare Fininvest”. Si prova una feroce impotenza nel rendersi conto di quanto impermeabile alle peggiori nefandezze sia la grande maggioranza dei nostri connazionali. E’ ormai evidente, anzi, che più berlusconi riesce a manipolare il sistema a suo vantaggio, più gli italiani lo apprezzano, in un gioco di specchi che sta conducendo allo spegnimento della coscienza civicadi un’intera nazione. Al modello devastante che il premier ha offerto in quasi venti anni, il paese risponde similmente a quei ragazzi che nelle province del sud ammirano il camorrista o il mafioso locale.
Ed il mio Oscar va a…
In ordine le mie preferenze vanno poi a:
Milk di Gus Van Sant, un film notevole, che possiede il grande pregio di raccontare senza compiacimenti, nè tantomeno giudizi. Capace di emozionare ed analizzare al tempo stesso, è impreziosito da un’eccellente ricostruzione storica e dalla splendida ed intensa performance di Sean Penn, nel ruolo del primo uomo politico americano dichiaratamente gay. Convincenti tutti gli attori comprimari, aderenti appieno ai personaggi reali. Una pellicola straordinariamente attuale, se si considerano le cattive acque in cui tuttora navigano molti diritti civili, e che serve a ribadire – se mai ve ne fosse bisogno – il valore dell’impegno personale.
Ambientato come il film precedente negli anni 70, Frost/Nixon Il duello di Ron Howard, ha dalla sua la formidabile interpretazione di Frank Langella nei panni di Richard Nixon. La storia dell’intervista televisiva che il presidente americano diede tre anni dopo essersi dimesso, a seguito dello scandalo Watergate, è avvincente, però risente, in taluni passaggi, dell’impianto teatrale. Appare poi troppo insistito il parallelo con un match di boxe e troppo abusata la proposizione del classico schema scontro/sconfitta/seconda opportunità/vittoria.
The millionaire di Danny Boyle gode di un’ottima regia: montaggio serrato, inquadrature studiate, bella fotografia, grande cura nella scelta delle musiche. Però l’operazione di raccontare una storia d’amore nell’India attuale, prendendo le mosse da un quiz televisivo, si rivela piuttosto artificiosa. Lo sfondo di emarginazione e soprusi fra le baraccopoli di Mombay, e le vicende del bravo ragazzo che sfugge ad una vita destinata alla delinquenza e che con la propria tenacia riesce a diventare milionario, finiscono con l’apparire uno stereotipo. La tensione ne soffre e scema progressivamente con lo svolgimento del film, che via via presenta aspetti e situazioni sempre meno convincenti.
L’amore, le prigioni e i tetti di Genova
Le celle sono stanzette anguste, assai scarne, buie e gelide, dai soffitti molto bassi con travi di legno ad altezza testa. Per questo motivo i visitatori vengono dotati di simpatici elmetti arancioni. Simona ha subito avuto da ridere sul modo in cui ho infilato il suddetto copricapo, rimproverandomi che – cito testualmente – gli elmetti io non li so portare! Ora, non faccio fatica a credere che in tal guisa io possa ricordare un minatore belga, avvezzo più alle bottiglie di cognac che ai trattati filosofici, ma mi pare curioso sostenere che il mio modo di indossare i caschi protettivi non tenga in considerazione le indicazioni delle ultime sfilate di Armani. Comunque, proseguendo la nostra visita, una volta dentro le celle, Simona non ha saputo resistere alla tentazione di rinchiudermici per sempre e filarsela via. Dopo un attimo di smarrimento, forte della ripetuta visione de La Grande Fuga, Fuga da Alcatraz e Papilllon, sono brillantemente riuscito ad evadere, scavando un cunicolo con un mestolo da cucina. Quindi, salite un paio di ripide rampe di scale in ardesia, ho potuto raggiungere la consorte, alla quale, per consolarsi del fallimento della sua impresa, non è restato nulla di meglio da fare che godersi lo straordinario panorama dei tetti di Genova, visti dalla cima della Torre.
Libertà e Giustizia
E’ uno stillicidio senza tonfi di motorette
Piove come se fosse la cosa più naturale che ci sia. Come se fossimo dentro un film ambientato in Cambogia o in Corea, durante la stagione delle piogge. E così l’acqua che scende diventa qualcosa di più che un mero agente atmosferico. Anche l’umore finisce con l’essere bagnaticcio e sgocciolante. Si ha bisogno di sole come di una ventata di allegria, come di una barzelletta stupida che, proprio perchè così stupida, ti fa ridere senza smettere.
E allora si prova a ribaltare la situazione e a considerare gli aspetti più creativi. Così la pioggia diventa ispirazione. Il mio concittadino Montale ha scritto: “Piove. È uno stillicidio senza tonfi di motorette o strilli di bambini”. Pablo Neruda ha confessato “Comincerò col dire, dei giorni e degli anni della mia infanzia, che il mio unico personaggio indimenticabile fu la pioggia”. Woody Allen, per far colpo su una ragazza, in Provaci ancora Sam declama “Io amo la pioggia: sciacqua via i ricordi dal marciapiede della vita.” Sono poi decine le canzoni sul tema che affiorano alla mente: dai Beatles di Rain ai Supertramp di It’s raining again, da Águas de Março di Carlos Jobim a Piove di Domenico Modugno, da Why does it always rain on me dei Travis fino a Raindrops keep fallin’ on my head di Bart Bacharach… e potrei continuare per ore ed ore, fino a quando – chissà – non rispunterà il sole.
Il pensiero unico
Ricomincio da due
Sono trascorsi esattamente 3 anni da quando decisi di aprire il mio primo blog. Una decisione dettata dalla necessità di distrarmi da una grossa delusione, che nel giro di pochi mesi si rivelò la decisione più sorprendente ed importante della mia vita. La Blogosfera è molto cambiata da allora. Si è passati da una eccitante fase di pionerismo, ad una di boom e crescita, ad un improvviso declino a beneficio di strumenti di condivisione più accessibili e quindi più superficiali: Facebook su tutti. Impossibile per chiunque ottenere adesso la stessa visibilità ed attenzione che si aveva solo un anno fa.
Anche la mia vita oggi è ben diversa ed è proprio per celebrare questa meravigliosa diversità che chiudo Rear Window, per aprire Rear Window 2.0. Intorno al 2 infatti si gioca questa nuova condizione. Mi sono sposato lo scorso 11 (1+1=2) dicembre e da allora le mie giornate vengono spese in 2. Una rivoluzione esultante, scoppiata grazie al WEB 2.0 e alla Finestra sul Cortile in particolare. E quando, pochi giorni prima di sposarci, abbiamo casualmente scoperto l’esistenza di un vicino ristorante con lo stesso nome del film di cui il mio blog è un reverente omaggio, abbiamo realizzato che il destino talvolta è un simpatico burlone. Così un pranzo di nozze a “La finestra sul Cortile” ci è parso il migliore inizio possibile per quella cosa che chiamano matrimonio e che altro non è che un’ineffabile modo per affrontare in due lacrime, risate ed agnolotti al brasato!