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Categoria: travaglio

Italia si, Italia no

Italia si, Italia no

Il calcio dei club non mi appassiona. Troppo facile allestire le squadre migliori per chi ha a disposizione più soldi degli altri. Le nazionali invece sono meno sottomesse al dio denaro ed il talento può nuovamente rivestire una dimensione importante. Quest’anno, oltre i soliti leghisti che da sempre si distinguono per sentimenti anti nazionalisti, anche Grillo e Travaglio hanno dichiaratamente tifato contro l’Italia, impegnata nel Campionato Europeo di Calcio, svoltosi recentemente in Polonia ed Ucraina.
 
Le motivazioni? Il leader del M5S, come spesso gli succede, ha messo nel calderone un sacco di cose diverse che poco c’entrano fra loro. Le banche spagnole, Timoshenko, i No Tav, i recenti scandali nel mondo del calcio. Travaglio quantomeno ha circostritto le proprie ragioni al timore – onestamente più che fondato – che i successi della squadra di Prandelli potessero mettere la sordina alle notizie riguardanti lo scandalo scommesse, che peraltro ha coinvolto anche alcuni calciatori della nazionale: «Io vorrei sapere, che si vinca o si perda, cos’è quel milione e mezzo di euro versato da capitan Buffon a un tabaccaio di Parma. Vorrei sapere quali e quanti calciatori coinvolti nell’inchiesta di Cremona per essersi venduti le partite in barba ai tifosi e alla lealtà sportiva, sono colpevoli o innocenti. Nessuna vittoria all’Europeo può cancellare lo scandalo». Indubbiamente un atteggiamento snob, pretestuoso ed antipatico, però come contestarne i motivi?
L’antitesi antropologica

L’antitesi antropologica

Alla domanda se sia finito il berlusconismo, Fini ha risposto «E’ finito il Governo Berlusconi. Accontentiamoci.» E come si fa a non esser contenti quando si pensa che i nostri ministri non sono più gente come Calderoli, Sacconi, Gelmini, Frattini, La Russa e Brunetta? Impossibile! E se Vendola ricorda che «se il ventennio fascista condusse nel baratro della guerra il Paese, il quasi ventennio del populismo berlusconiano ha prodotto macerie economiche e sociali che ci hanno condotto al disastroso rischio di default attuale», Travaglio scrive «la prima Liberazione, nel ’ 45, avvenne grazie alle truppe anglo-americane con qualche migliaio di partigiani. La seconda avviene grazie alle truppe franco-tedesche con qualche Carlucci e Pomicino di complemento». Dobbiamo infatti ringraziare i leader europei, i mercati e la stampa internazionale se oggi berlusconi ha rassegnato le dimissioni. Se avessimo fatto affidamento sulla reattività dell’opposizione o sull’intelligenza politica di molti nostri connazionali, ci saremmo dovuti tenere questo sciagurato Governo – il peggiore dal dopoguerra, espressione di un potere arrogante, corrotto e corruttore, autoritario e mistificatore, populista ed eversivo – ancora per un bel pò.

L’incarico sarà affidato a Mario Monti, un uomo che di berlusconi è «l’antitesi antropologica. Difficile immaginarlo con Mangano in giardino, Gelli e Craxi al piano di sopra, Tarantini dietro la porta, Ruby nel lettone e Lavitola al telefono». Ex Rettore e Presidente della Bocconi, ex Commissario Europeo, in qualità del quale inflisse una multa pesantissima a Microsoft per comportamenti contrari alle normative antitrust, è uomo che ha fatto del rigore [parola caduta in disgrazia durante il berlusconismo] la sua cifra personale e professionale. Come editorialista del Corsera è sempre lui, più recentemente, a criticare aspramente berlusconi all’indomani della sua dichiarazione sull’Euro che non avrebbe convinto nessuno: «A ogni rialzo dei tassi, dovuto alla scarsa fiducia nell’ Italia, Lei finisce per imporre sacrifici ancora maggiori agli italiani. Anche le parole non sorvegliate hanno un costo». Un bel segnale per un nome che rappresenta non solo competenza e serietà [altri termini desueti nell’Italia degli ultimi 20 anni], ma soprattutto la garanzia di un Paese credibile, capace di cambiare registro e politica.

Vacanze Interstellari

Vacanze Interstellari

Le mie ferie agostane le ho trascorse a Londra. Inutile decantare le mille e più meraviglie della città. Ho compreso d’essere su un altro pianeta poco dopo il mio arrivo, quando – sul treno che dall’Aeroporto di Gatwick mi portava a Victoria Station – al controllore che gli chiedeva il biglietto, un viaggiatore ha mostrato un SMS sul proprio cellulare. Sul messagino, inviato dal Sito delle Ferrovie Inglesi, c’era riportato il codice identificativo dell’acquisto online del biglietto.

Leggo oggi su Il Fatto Quotidiano un articolo di Travaglio che conferma che Londra appartiene ad una differente galassia rispetto alla nostra. «A proposito della portata eversiva delle cronache dall’estero, giunge notizia delle furibonde polemiche suscitate a Londra dalla visita di Mark Thompson, direttore generale della Bbc, al numero 10 di Downing Street per incontrare il portavoce del premier Cameron. La stampa britannica, alla vista della foto che immortala il numero uno della tv pubblica entrare nella residenza del primo ministro, fa notare che “l’appuntamento è del tutto irrituale, inedito e molto preoccupante”. Nessuno infatti è riuscito a trovare qualche precedente del genere. Il leader laburista Miliband chiede alla Bbc di “fugare anche il più piccolo dubbio che la sua indipendenza editoriale sia stata compromessa”. E Thompson replica che “nell’incontro non è avvenuto nulla di compromettente per l’indipendenza della testata”. Tutto questo a Londra. Ora fate un bel respiro, cercate di restare seri e pensate intensamente a Bruno Vespa e Augusto Minzolini, responsabili dell’informazione e approfondimento sulla prima rete della tv pubblica italiana. I due sono di casa a Palazzo Grazioli e nelle altre ville del Presidente del Consiglio, ma questo è l’aspetto meno rilevante, anche se a Londra basterebbe a dare scandalo.   Figurarsi che si direbbe di loro in un altro Paese se si sapesse che il primo pubblica i suoi libri per la casa editrice di B. [Mondadori] e il secondo ha tenuto per anni una rubrica su un settimanale edito da B. [Panorama] prima che B. lo nominasse direttore del Tg1 ad personam».

Una Repubblica fondata sulla propaganda

Una Repubblica fondata sulla propaganda

«Ci vorrebbe il candore di un bambino, come nella fiaba del re nudo, per strillare: “Che ce ne frega dell’alloggio di 65 metri quadri a Montecarlo venduto da An e abitato dal fratello della compagna di Fini?”. Non ce ne frega niente perché riguarda una bega privata tra gli eredi della contessa Annamaria Colleoni che lo donò ad An che lo vendette a due off-shore che lo affittarono a Giancarlo Tulliani [da privato a privato a privato a privato]. Perchè non investe un solo euro di denaro pubblico. E perchè a menarne scandalo sono il partito e i giornali di un tizio, incidentalmente Presidente del Consiglio, indagato per aver minacciato un organismo pubblico [l’Agcom] affinchè chiudesse trasmissioni a lui sgradite e imputato per gravissimi reati contro l’interesse pubblico: corruzione giudiziaria di un testimone, frode fiscale, falso in bilancio, appropriazione indebita».

Sta in queste righe di Marco Travaglio il senso di un’estate politicamente rovente e – al tempo stesso – grottesca. Possibile solo in uno Stato sottosviluppato come il nostro, letteralmente violentato dallo strapotere mediatico del Presidente del Consiglio. Una stagione che sarà forse ricordata come quella che ha dato il via alla fine del berlusconismo. Soltanto Bossi sorregge ancora quello che un tempo chiamava mafioso piduista, dimostrando in modo inequivocabile quanto il Carroccio sia in verità legato ai ladroni di quella stessa Roma che sbeffeggia a beneficio dei propri elettori più sprovveduti. Ed intanto il 14 dicembre – data in cui la Consulta dovrà decidere sulla costituzionalità del legittimo impedimento – si avvicina, ed il Premier ed il  suo MinCulPop dovranno inventarsi qualcosa di nuovo per evitare che il Cavaliere risponda finalmente dei suoi reati. I membri della Corte Costituzionale sono avvertiti: non comprino casa a Montecarlo, non indossino calzini turchesi e – almeno per un pò – si astengano da relazioni omosessuali!

Un sistema gelatinoso

Un sistema gelatinoso

Mi riesce difficile commentare l’ennesimo grave episodio di corruzione che sta occupando da giorni le prime pagine dei giornali. Appare ormai evidente che questo Paese è un sistema completamente da rifondare. A conferma di ciò, riporto uno stralcio dell’intervista che Giorgio Bocca ha rilasciato a Marco Travaglio.

Giorgio Bocca, lei ha appena scritto Annus Horribilis: ma si riferiva al 2009. Il 2010 si annuncia ancora più horribilis…
Vedremo. Il 2009 mi è sembrato il più orribile per una tendenza irresistibile alla democrazia autoritaria. Più Berlusconi ne combinava di cotte e di crude, più i sondaggi lo premiavano. Ora, con questi ultimi scandali, la gente potrebbe cominciare a stancarsi e capire qualcosa.
Che cosa la spaventa di più?
Il muro di gomma. Succedono cose terribili, o terribilmente ridicole, e nessuno reagisce. Lanci allarmi, provocazioni anche forti, e non risponde nessuno. Come dicono i giudici dello scandalo Bertolaso? “Sistema gelatinoso”. Ecco, è tutto gelatinoso. Non resta che sperare, come sempre nella nostra storia, in qualche minoranza coraggiosa che cambi la storia.
Anche Tangentopoli, 18 anni fa, partì da una mazzettina di 7 milioni a Mario Chiesa.
Andai a intervistare Borrelli e gli domandai perché i magistrati fossero riusciti a scardinare il sistema così tardi. Mi rispose che la magistratura in Italia riesce a incidere nel profondo solo quando nella società c’è un grande allarme, quando si accende una grande luce. Oggi la luce non si accende ancora.
Forse, con più informazione e più opposizione, sarebbe più facile ribellarsi.
La cosa più deprimente è la lettura dei giornali, per non parlare della televisione. La nostra democrazia diventa autoritaria anche perché ci sono giornalisti comprati con prebende e privilegi, ma soprattutto terrorizzati.
La beatificazione di Craxi, i dossier su Di Pietro e ora l’immunità parlamentare d’accordo col PD.
Beh, è tutto collegato. E’ la complicità fra colpevoli delle due parti. […] Craxi piace tanto a questa destra e a questa sinistra per due motivi: intanto perché era un corrotto, e poi perché, con l’idea della Repubblica presidenziale, ha dato un’ideologia alla democrazia autoritaria che questi selvaggi di oggi inseguono ma non riescono nemmeno a teorizzare. Questa democrazia malata la dobbiamo pure a questa sinistra alla D’Alema che collabora da 15 anni con Berlusconi.
Che speranza abbiamo?
Che la gente si accorga del suicidio di farsi governare da uno abilissimo a fare soldi: quello i soldi, invece di darteli, te li porta via. Che gli italiani si vergognino almeno per le sue cadute di stile, tipo gli sghignazzi sulle belle ragazze mentre parla del dramma degli immigrati col presidente albanese. Che capiscano come un minimo di decenza e legalità è meglio di questa anarchia lurida. Non dico la virtù, l’onestà: un po’ di normalità e di civiltà. L’unica bella notizia degli ultimi anni è il popolo viola, spero che le prossime manifestazioni siano ancora più massicce e visibili. Se si ribellano i ragazzi, non tutto è perduto.