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Categoria: cosentino

Gli impresentabili

Gli impresentabili

berlusconi ha spiegato che ha dovuto far a meno di uomini come Dell’Utri e Cosentino per avere più consenso. Quindi l’iniziativa del Cavaliere di liberarsi di alcuni personaggi discutibili non è dettata dalla volontà di dar seguito alle istanze di moralizzazione che arrivano sempre più forti dalla pubblica opinione, ma semplicemente da bieche logiche elettorali. Naturalmente non è stato fatto alcun cenno alle accuse gravissime di collusione con la camorra e concorso esterno in associazione mafiosa che gravano sugli uomini del PdL. La colpa è – tanto per cambiare – soltanto della magistratura politicizzata che ha deciso di perseguitare alcuni dei maggiorenti del partito. Insomma, la solita congiura bolscevica.
 
Inoltre per qualche impresentabile che se ne va, ve ne sono molti altri che restano: Verdini, Formigoni, Nitto, Cesaro solo per fare qualche piccolo esempio. Prova ulteriore che l’obiettivo dell’operazione non è certo quello di ripulire le liste poco virtuose del Popolo della Libertà. Per non parlare, ovviamente, del personaggio più impresentabile di tutti, il plurinquisito e condannato in primo grado silvio berlusconi.
Votare secondo incoscienza

Votare secondo incoscienza

Poco fa la Camera si è nuovamente espressa, dopo un anno e mezzo, contro l’arresto del deputato del PdL e coordinatore del partito in Campania, Nicola Cosentino. Il risultato è stato possibile anche grazie ai voti della Lega, che – seppur spaccata al suo interno – si è ancora una volta sottomessa ai diktat di berlusconi. Certo fa piacere che gli uomini vicino a Maroni abbiano assunto una posizione contraria alla linea dettata da Bossi, resta soltanto da domandarsi come può  il Senatur pensare di continuare a tuonare contro la mafia del Sud, e poi opporsi ogni volta alle richieste della Magistratura? Di quale credibilità ritiene possa ancora godere il suo partito? Quando si viene chiamati a decidere su questioni importanti come questa, si dovrebbe farlo indipendentemente dall’opportunità del momento. L’autorizzazione a procedere nei confronti di un politico di spicco, su cui pesano gravissime accuse di collusione con organizzazioni criminali, non può certo essere negata od accordata sulla base di alleanze o convenienze partitiche.

Così, il tentativo dei “maroniani” di smarcarsi da berlusconi sulla questione della legalità non è riuscito. La Lega continua ad andare a traino del PdL, che si configura sempre più come il partito dell’impunità, accampando l’abusato teorema dei complotti bolscevichi ad opera della Magistratura o, in alternativa, la solita panzana del fumus persecutionis. La scorsa settimana si è persino spinto a mettere in dubbio l’opportunità di operazioni di verifica fiscale come quella di Cortina. Evidentemente anche gli evasori fiscali sono perseguitati dalla legge! Fino a quando la maggioranza parlamentere sarà in mano al Partito della Libertà e ad uomini come Cicchitto, che aveva minacciato di compromettere il quadro politico nel caso Cosentino fosse stato arrestato, sarà difficile per questo Paese uscire dalle sacche del berlusconismo.

La convergenza fra mafia e politica

La convergenza fra mafia e politica

Oggi Barbara Spinelli ha scritto un illuminante articolo dal titolo: L’osceno normalizzato, in cui fra l’altro si afferma: «Ci fu un tempo, non lontano, in cui era vero scandalo, per un politico, dare a un uomo di mafia il bacio della complicità. Il solo sospetto frenò l’ascesa al Quirinale di Andreotti. Quel sospetto brucia, dopo anni, e anche se non è provato ha aperto uno spiraglio sulla verità di un lungo sodalizio con la Cupola. Chi legga oggi le motivazioni della condanna in secondo grado di Dell’Utri avrà una strana impressione: lo scandalo è divenuto normalità, il tremendo s’è fatto banale e scuote poco gli animi. Nella villa di Arcore e negli uffici di Edilnord che Berlusconi – futuro Premier – aveva a Milano, entravano e uscivano con massima disinvoltura Stefano Bontate, Gaetano Cinà, Mimmo Teresi, Vittorio Mangano, mafiosi di primo piano: per quasi vent’anni, almeno fino al ’92. Dell’Utri, suo braccio destro, era non solo il garante di tutti costoro ma il luogotenente-ambasciatore. Fu nell’incontro a Milano della primavera ’74 che venne deciso di mandare ad Arcore Mangano: che dovremmo smettere di chiamare stalliere perché fu il custode mafioso e il ricattatore del Cavaliere. Quest’ultimo lo sapeva, se è vero che fu Bontate in persona, nel vertice milanese, a promettergli il distaccamento a Arcore d’un “uomo di garanzia”. C’è dell’osceno in questo mondo parallelo, che non è nuovo ma oggi non è più relegato fuori scena, per prudenza o gusto. Oggi, il bacio lo si dà in Parlamento, come Alessandra Mussolini che bacia Cosentino indagato per camorra».

Com’è possibile che questo Parlamento abbia negato l’autorizzazione a procedere per un personaggio come Nicola Cosentino? Com’è possibile che in Italia nessuno chieda le dimissioni del senatore Marcello Dell’Utri, amico e stretto consigliere del premier, al quale suggerì la discesa in politica? Come può essere che berlusconi ricopra il ruolo di Presidente del Consiglio senza che ancora non abbia risposto dei reati di cui è accusato dalla Magistratura? Di chi è la colpa di tutto questo? Di tutti. Naturalmente del Cavaliere prima degli altri, il quale – grazie al suo impero mediatico – è riuscito nell’impresa di promuovere una condizione sociale di indifferenza ed ignoranza, ideale brodo di coltura perchè si sviluppasse il berlusconismo. Della sinistra che non ha mai saputo [e talvolta voluto] opporsi realmente a questo stato di cose. Di una buona parte della pubblica opinione che non ha saputo [e spesso voluto] impedire la degenerazione attuale della nostra democrazia, inquinata da un sistema autocratico e corrotto. Ecco perchè concordo con la Spinelli quando scrive «Il corpo elettorale non ha autonoma dignità, ma è sprezzato nel momento stesso in cui lo si esalta: è usato, umiliato, tramutato in palo di politici infettati dalla mafia». Negli ultimi mesi però vi sono stati diversi segnali di una rinnovata presa di coscienza da parte della gente e di mutati equilibri politici. E nel giorno delle proteste dei ricercatori e degli studenti universitari e della discesa in campo di Montezemolo, forse si avvicina una nuova stagione per questo Paese martoriato.

Il plotone della libertà

Il plotone della libertà

Dopo che per anni a sinistra si è denunciata l’illiberalità e la mancanza di senso dello Stato di berlusconi, anche il Presidente della Camera si accorge che il Premier ha un’idea della democrazia pericolosamente autoritaria: quella di un ordinamento in cui il dissenso – di qualsiasi natura questo sia – vada stroncato in tutti i modi. Ecco allora le reiterate aggressioni agli organi di garanzia istituzionali, ecco le campagne di deligittimazione nei confronti degli avversari politici, ecco poi il tentativo di imbavagliare e spegnere la libera informazione ed ancora la promozione di un clima di intolleranza ed ignoranza sociale, e via così in un crescendo di repressione e populismo che avrebbe fatto felice l’Argentina di Peron.

Quanto è successo giovedì all’interno del Plotone delle Libertà somiglia più ad un regolamento di conti di stampo nazista, piuttosto che un modo per sanare una divergenza politica. Fini ed i suoi uomini vengono epurati dal cosiddetto Partito dell’Amore perchè hanno osato onorare «il patto con milioni di elettori onesti, grati alla magistratura e alle forze dell’ordine, che non capiscono perché nel nostro partito il garantismo significhi troppo spesso pretesa di impunità». Non è un caso se  il PdL si sfalda su una questione ben precisa: quella della legalità. La prepotente alzata di scudi a beneficio dei vari Verdini, Cosentino e Dell’Utri altro non è che la difesa stessa del Caimano, leader di un partito personalistico, nato per evitare che i due fondatori finissero per rispondere alla Giustizia dei rispettivi reati e per poi consentire, nel corso del tempo, che i propri uomini di punta potessero mettere in piedi un sistema occulto e tentacolare, al fine di conservare e preservare il potere il più a lungo possibile. Si spiega così perchè chi si arrischia a mettere in discussione il nucleo, il fondamento, l’essenza stessa del partito di berlusconi, non possa più farne parte.

Meno extracomunitari, meno ciminalità

Meno extracomunitari, meno ciminalità

«Meno extracomunitari, meno ciminalità»: questa l’equazione dal tono apertamente razzista espressa ieri dal nostro beneamato premier. A parte che ero convinto che Arcore si trovasse in Europa ed invece evidentemente mi sbagliavo, non so bene come mai, ma l’affermazione del Cavaliere mi ha fatto venire alla mente, uno dietro l’altro, alcuni loschi figuri. Per esempio Marcello Dell’Utri: condannato a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, tutt’ora senatore pdl in carica. E poi Salvatore Cuffaro: condannato a 7 anni per favoreggiamento aggravato di mafiosi, tutt’ora senatore udc in carica. Nicola Cosentino: indagato per presunti contatti con il clan dei Casalesi, tutt’ora sottosegretario all’economia in carica. Raffaele Fitto: rinviato a giudizio per abuso d’ufficio, corruzione e finanziamento illecito ai partiti, tutt’ora ministro degli affari regionali in carica. Altero Mattioli: imputato per favoreggiamento, tutt’ora ministro dei trasporti in carica. E – last but not least – silvio berlusconi stesso, indagato nei processi compravendita diritti tv mediaset, per corruzione dell’avvocato Mills, e per appropriazione indebita e frode fiscale per l’affare Mediatrade, naturalmente ancora in carica. Parole volgari e superficiali che avranno fatto la felicità di Umberto Bossi, condannato per vilipendio alla bandiera italiana, tutt’ora ministro delle riforme per il federalismo in carica.

Attualmente i ministri e i parlamentari condannati, prescritti, indagati, imputati e rinviati a giudizio, sono più di settanta, ovviamente – ma non c’è neppure bisogno di precisarlo – tutti extracomunitari!