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Categoria: genova

Il PD non ci capisce niente (anche a Genova)

Il PD non ci capisce niente (anche a Genova)

Quanto accaduto nella mia città alle primarie del centro sinistra per la scelta del candidato sindaco si inserisce in un più ampio quadro nazionale, in cui il Partito Democratico ha più volte dimostrato una totale incapacità di ascoltare gli umori e le istanze di quella fetta di elettorato che dovrebbe rappresentare. Nel Paese esiste un enorme bisogno di recuperare una politica che sappia farsi interprete delle esigenze della gente comune. Invece il PD ormai viene percepito – analogamente al PdL – come un centro di potere autonomo, del tutto slegato dai problemi concreti della società reale.
 
A Genova la gente di sinistra chiedeva un forte segnale di cambiamento, dopo la disastrosa amministrazione di Marta Vincenzi. Il PD non ha avuto il coraggio di toglierle il suo appoggio, affiancandole invece un secondo candidato espressione del partito, la senatrice Roberta Pinotti. Così ha portato avanti una strabiliante strategia suicida, presentando 2 candidati che si son sostanzialmente divisi i voti che avrebbero dato la maggioranza assoluta ad un candidato unico. In questo contesto ha avuto la meglio l’indipendente Marco Doria, docente universitario di Storia economica,  vicino a Don Gallo e sostenuto da Sinistra e Libertà. Persona preparata, seria e per bene, sganciata dalle logiche partitiche di spartizione del potere, che – dopo aver trionfato con ben il 46% delle preferenze – ha dichiarato: «C’è una terza strada, tra l’antipolitica di Beppe Grillo e la voglia di lasciar perdere che emerge in settori della sinistra. E’ la voglia di cambiare da dentro, è la passione, l’entusiasmo della gente». Ed il PD? Come al solito non ci ha capito niente. Così, dopo aver perso le primarie a Milano e a Napoli, a beneficio rispettivamente di Pisapia e De Magistris, ha nuovamente confermato di non avere una classe dirigente all’altezza. Perlomeno però il segretario provinciale e quello regionale hanno avuto il buon senso politico di rassegnare le proprie dimissioni.
 
Alluvione!

Alluvione!

Sono morte 6 persone. Due bimbe e 4 donne. Tre di quest’ultime erano uscite per recuperare i figli e i fratellini a scuola. A poche ore dall’alluvione che ha messo in ginocchio la mia città, infuria la polemica nei confronti del Sindaco e dei suoi collaboratori, i quali, nonostante l’allerta fosse stata diramata già da diversi giorni, non hanno provveduto a proteggere la città in modo più opportuno. Non si comprende perchè, ad esempio, non si sia disposta la chiusura delle scuole. Il Primo Cittadino Marta Vincenzi ha rigettato ogni accusa, con dichiarazioni quantomeno discutibili: «La scelta di mandare i bambini a scuola è stata provvidenziale, immaginate cosa sarebbero stati 40mila bambini portati in macchina dai nonni, dai parenti o dagli amici in giro per la citta’ durante l’alluvione. Il preallarme è stato dato agli amministratori di condominio già a luglio 2011: sapevano che nelle zone esondabili, tra cui quella del Fereggiano, non ci si doveva muovere in caso di allerta meteo». Facile comprendere come, dopo affermazioni del genere, il Sindaco sia stato duramente contestato.

Gli esperti sottolineano che, a causa del cambiamento climatico in atto, fenomeni meteo così estremi sono ormai sempre più frequenti. Per questo motivo diventano fondamentali una politica di forte contrasto dell’abusivismo edilizio, e – naturalmente – operazioni più ordinarie di pulizia dell’alveo dei fiumi e di manutenzione dei tombini. Dopo due terribili disastri nell’arco di 10 giorni, la rabbia è tanta ed ora diventa necessario capire – come auspica il Presidente Napolitano – quali siano state le cause.

Di onde, città e funamboli

Di onde, città e funamboli

Stamane, profittando di una tregua che la pioggia ha concesso, ho deciso di fare due passi sul “mio” lungomare. Il mare in questa stagione ha il sapore delle cose che appartengono al passato, di quelle che come si facevano una volta, non si fanno più. Ma, allo stesso tempo, presenta la medesima forza e la medesima vitalità di chi, col presente, deve fare i conti tutti il giorni e sa che deve lottare con le ore e con i minuti, col prossimo ed anche con se stesso. La sua tenacia nell’aggredire la spiaggia rimanda a quella di chi si sveglia ogni mattino per tenere testa alla vita. Il mare oggi è cattivo ed indomito. Bello da guardare. Poter spaziare con lo sguardo fino all’orizzonte senza che niente si frapponga, consegnando ai tuoi pensieri lo spazio necessario perchè si sciolgano quieti, confusi nella prospettiva più ampia possibile, è un dono del quale non potrò mai smettere di esser grato.
 
Anche questo è Genova. La mia città è come una di quelle ragazze dalla bellezza non appariscente che a mano a mano che frequenti, ti avvicini e conosci, si svela in tutto il suo incanto. Nell’armonia nascosta di chi conquista giorno dopo giorno la sua personale strada fra ciò che è bello e ciò che è brutto, fra salite impegnative e discese vorticose. In equilibrio sul litorale, ad imparare la vita fra la concretezza della terra e l’istintività delle onde. La mia città è come mia moglie che domani compie un nuovo anno. Piccolo e prodigioso funambolosul filo dello stupore di un amore condiviso. Auguri!

L’amore, le prigioni e i tetti di Genova

L’amore, le prigioni e i tetti di Genova

Secondo voi, uno cosa può fare di più indicato il giorno di San Valentino, se non andare a visitare delle prigioni? Che – diciamocela tutta – l’associazione di idee talvolta arriva proprio da quelle parti! E così eccoci dentro la Torre Grimaldina, utilizzata come carcere dal Cinquecento sino ai primi decenni del secolo scorso, per detenuti politici o persone colpevoli di crimini particolarmente efferati. 

Le celle sono stanzette anguste, assai scarne, buie e gelide, dai soffitti molto bassi con travi di legno ad altezza testa. Per questo motivo i visitatori vengono dotati di simpatici elmetti arancioni. Simona ha subito avuto da ridere sul modo in cui ho infilato il suddetto copricapo, rimproverandomi che – cito testualmente – gli elmetti io non li so portare! Ora, non faccio fatica a credere che in tal guisa io possa ricordare un minatore belga, avvezzo più alle bottiglie di cognac che ai trattati filosofici, ma mi pare  curioso sostenere che il mio modo di indossare i caschi protettivi non tenga in considerazione le indicazioni delle ultime sfilate di Armani. Comunque, proseguendo la nostra visita, una volta dentro le celle, Simona non ha saputo resistere alla tentazione di rinchiudermici per sempre e filarsela via. Dopo un attimo di smarrimento, forte della ripetuta visione de La Grande Fuga, Fuga da Alcatraz e Papilllon, sono brillantemente riuscito ad evadere, scavando un cunicolo con un mestolo da cucina. Quindi, salite un paio di ripide rampe di scale in ardesia, ho potuto raggiungere la consorte, alla quale, per consolarsi del fallimento della sua impresa, non è restato nulla di meglio da fare che godersi lo straordinario panorama dei tetti di Genova, visti dalla cima della Torre.