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Categoria: merkel

OXI!

OXI!

E’ stata una straordinaria vittoria della democrazia. Ancora più bella ed importante perchè ottenuta nonostante il terrorismo mediatico e le ingerenze, squisitamente politiche, dell’establishment europeo che insieme avevano confezionato una narrativa apocalittica secondo cui, se avesse vinto il NO, Atene avrebbe dovuto necessariamente uscire dall’eurogruppo in un scenario intriso di sciagure, rovine, lacrime e sangue. Perchè – sia chiaro – la questione non era scegliere fra Euro e Dracma, come un improvvido tweet del nostro Presidente del Consiglio – sempre pronto a baciare l’anello della cancelliera tedesca – voleva far intendere, bensì opporsi in modo netto ed incontrovertibile al piano degli aguzzini…, oops dei creditori europei, consistente in un fatale mix di aumenti delle tasse e drastici tagli alla spesa pubblica, del tutto insostenibile per il popolo ellenico. Con il voto di ieri la Grecia ha dimostrato che esiste anche un altro modo di intendere l’Europa: quello per cui attraverso i mezzi democratici è possibile opporsi alle politiche di austerità e ai tagli ai diritti così fortemente voluti dalla Germania e dall’aristocrazia finanziaria, e battersi per un Continente inclusivo e solidale, portatore di pace ed eguaglianza.

Scrive oggi Lucia Annunziata: «È l’umiliazione della Merkel innanzitutto, che ha qui rivelato una straordinaria miopia e un eccesso di muscolarità (…). Sconfitti, insieme a lei i tanti funzionari europei mascherati da leader, di cui Juncker è oggi il perfetto stereotipo, anche loro tutti convinti che un ringhio di Bruxelles bastasse a rimettere a posto le cose. Sconfitti sono però anche i leader europei che avrebbero potuto avere, per tradizione e convinzioni, un ruolo di bilanciamento per evitare che si arrivasse a questo punto (…). L’Italia anche avrebbe potuto, voluto e dovuto fare da mediatore. Lo ha tentato all’inizio di questo scontro. Ma si è ritirata, e il perché ce lo spiegherà prima o poi Matteo Renzi. Certo è che il nostro paese che con il nuovo premier è entrato sulla scena europea solo pochi mesi fa con la ambizione di far “cambiar verso all’Europa” appare oggi fra gli spettatori più’ che fra i protagonisti». Ed è ovvio che quando si parla di protagonisti non si può non fare il nome di Alexis Tsipras, che in questo frangente così drammatico per lui ed il suo Paese ha dimostrato la giusta dose di fierezza ed un notevole coraggio personale, rischiando la propria leadership in un referendum dall’esito tutt’altro che scontato. Evidentemente esiste ancora qualche leader che piuttosto che mantenere la propria quota di prestigio e di potere, preferisce giocarsi il tutto per tutto in nome di un’idea di politica fatta di solidarietà, equità e giustizia sociale, a servizio delle fasce più deboli e povere della popolazione. E’ questa la vera Sinistra di cui ha così maledettamente bisogno l’Europa ma anche noi italiani! Che enorme differenza, che distanza siderale infatti con tanti politicanti nostrani, bravissimi a far proclami a favore dei media, ma ancor più bravi (e spregiudicati) poi nel disattenderli puntualmente con i fatti. Onore quindi a Tsipras che peraltro sa benissimo che la partita è ancora di là dall’essere terminata. Ieri si è vinto solo una battaglia, ma lo si è fatto nel miglior modo possibile.

Magna Grecia

Magna Grecia

Sono settimane di sfide queste ultime per l’Europa: questioni drammatiche e diverse che si chiamano terrorismo islamico, immigrazione e Grecia. Sono tutte sfide, però, che questa Europa a trazione tedesca ed in mano a burocrati e banchieri, non riesce a risolvere e – specie per le ultime due – dà l’impressione di affrontare in modo egoista, senza un’ identità riconosciuta e una reale visione politica. Per quanto riguarda la questione ellenica in particolare, Alessandro Gilioli sul suo blog pone una questione centrale: «’La non approvazione delle misure compensative non era mai accaduta prima. Né in Irlanda né in Portogallo, in nessun posto’, ha twittato ieri il premier greco Alexis Tsipras facendo un po’ il riassunto di quello che sta succedendo, secondo lui, a Bruxelles. Se provate a inerpicarvi nei contenuti della trattativa tra Atene e i suoi creditori (sostanzialmente, l’Europa e il Fmi) rischiate oggi di perdervi in una quantità di dettagli tecnici che rischiano di far perdere di vista il problema di fondo. Quello cioè posto da Tsipras nel suo tweet: alla fine, il saldo contabile per lo stato greco a cui arriva il piano del governo di Atene è uguale a quello richiesto dai creditori; solo che i creditori vogliono che la Grecia ci arrivi in un altro modo. I creditori non si accontentano che la Grecia raggiunga quegli obiettivi di bilancio che lo stesso governo Tsipras si impegna a raggiungere: vogliono stabilire loro come questi obiettivi devono essere raggiunti, indicando nei dettagli dove si tassa e dove no, dove si taglia e dove no. Ma al di là di questo, quello che ogni giorno emerge di più dalla trattativa è una domanda gigantesca che ci coinvolge tutti: fino a che punto può essere tirata l’asticella della cessione dei poteri democratici?». Ecco perchè la mossa di Tsipras di restituire ai cittadini greci una decisione così fondamentale per il proprio futuro è comunque dirompente e di per sè vincente, al di là del risultato finale. Una mossa che ci fa capire che esiste un’alternativa all’aristocrazia finanziaria della Troika ed è quella che prevede la libera espressione dei popoli. E’ inammissibile che tecnocrati destrorsi e reazionari, non eletti da nessuno, impongano ad una nazione sovrana di abbattere lo stato sociale e di far gravare l’austerità sulle fasce più deboli e povere della collettività. Occorrerebbe una mobilitazione di solidarietà che muovesse da tutti i Paesi europei, alcuni dei quali potrebbero trovarsi domani nelle condizioni in cui oggi è la Grecia. Ma si sa, la solidarietà non è più un termine a la page nel nostro Continente.

Sia ben chiaro: non esiste futuro senza l’Europa e ciò con buona pace di tutti i movimenti euroscettici che naturalmente stanno rafforzandosi un pò ovunque. Ma questa Europa disgregata ed inutile che non si pone come obiettivo l’uguaglianza e l’integrazione tra le persone, le culture e gli Stati, ma solo l’imposizione di misure economiche dirette a favorire certe nazioni a scapito di altre, incapace di dare una risposta ferma e lungimirante alla minaccia dell’ISIS, ostaggio dei nazionalismi più beceri rispetto all’emergenza immigrati ed indifferente alle sofferenze del popolo ellenico, va profondamente rifondata. Prima che sia troppo tardi.

Monti fra corruzione interna e crisi internazionale

Monti fra corruzione interna e crisi internazionale

Nei giorni in cui l‘Europa conosce la sua crisi più dirompente e da più parti si inizia a considerare come imminente l’uscita della Grecia dall’Euro, il Parlamento italiano si spacca intorno al decreto anticorruzione. Un contrasto assai stridente che getta l’ennesima sconfortante luce sul senso di responsabilità della nostra classe politica e del PdL in particolare. Il partito di berlusconi infatti è fortemente contrario all’inasprimento delle pene per il reato di corruzione [chissà poi perchè], e per questo motivo non esita a mettere il Governo in grande difficoltà, proprio nel momento in cui invece dovrebbe distinguersi in ambito europeo per compattezza, forza e credibilità.

La spaventosa situazione della Grecia, esacerbata dalla politica di ferreo rigore impostale dalla Germania – unico Paese europeo il cui PIL è in costante crescita – è una bomba prossima ad esplodere. La sua possibile uscita dall’eurozona, infatti, potrebbe portare ad un “effetto domino” che vedrebbe l’Italia come una delle prossime vittime. La Merkel sta conducendo tutti gli altri Paesi europei verso un baratro che sarà possibile evitare soltanto se ci si libererà dal giogo tedesco. Ed in questo, Monti e Hollande potranno sicuramente giocare un ruolo di primissimo piano.

Una risata ci seppellirà

Una risata ci seppellirà

Sarà capitato a tanti, durante un viaggio in Europa, di essere guardati con un misto di incredulità, scherno, commiserazione e preoccupazione, da chi, vivendo in un Paese “normale”, non riesce a comprendere come sia possibile che gli Italiani abbiano scelto di essere guidati da un personaggio come berlusconi. Quando questa situazione travalica la logica ipocrisia delle istituzioni internazionali, allora significa che la misura è davvero colma. Al vertice UE di sabato scorso, alla domanda di un giornalista sull’affidabilità di berlusconi, Sarkozy e la Merkel hanno abbandonato per un attimo ogni etichetta diplomatica e si sono lasciati andare ad un’occhiata complice e ad un sorrisetto ironico.

E’ sicuramente la prima volta nella Storia che la credibilità del nostro paese tocca questo minimo storico. Quanto accaduto a Bruxelles dà la misura esatta della considerazione di cui il Cavaliere gode oltre i confini nazionali, mentre invece qui può affidarsi ancora ai media di sua proprietà per manipolare la realtà dei fatti, e allo stuolo di politici comprati per restare aggrappato ad un potere che sta sempre più sfuggendogli di mano. Hanno un bel daffare i maggiorenti del Governo a rispondere piccati al Presidente francese e alla Cancelliera tedesca, così come hanno di che indignarsi i molti connazionali che dal 1994 hanno dato fiducia a questo imbonitore da strapazzo. Hanno semplicemente ciò che si meritano per aver portato l’Italia ad essere lo zimbello del mondo occidentale.