Sfogliato da
Categoria: berlusconi

Una nuova stagione

Una nuova stagione

«Ci libereremo di Berlusconi come del vaiolo, con il vaccino. E l’unico vaccino è che provi a governare». Così disse Montanelli qualche tempo fa. Ci hanno impiegato 17 anni gli italiani a capire chi è berlusconi, soggiogati dal potere persuasivo dei suoi media. 17 anni per comprendere che esiste anche una politica delle persone oneste, un alternativa ferma che si oppone al potere arrogante, corrotto e corruttore, autoritario e mistificatore, populista ed eversivo, espresso nell’ultimo ventennio dal Cavaliere. Una vittoria, questa delle Amministrative, le cui dimensioni vanno oltre quelle di un semplice successo elettorale.

Berlusconi è sempre stato un perfetto interprete degli umori del popolo. Da magnifico piazzista ha saputo esaudire i desideri del pubblico televisivo prima, dei consumatori poi e degli elettori infine, dando sempre l’idea di relegare l’opposizione ad un semplice ruolo antiberlusconiano. Oggi invece questo meccanismo si è rotto e le posizioni sono più che ribaltate. E’ stato infatti il premier ad alimentare rozze e violente campagne denigratorie nei confronti dell’avversario politico di turno. Si veda Pisapia dipinto come leader degli zingari, degli estremisti islamici, degli omosessuali, oltre che ladro d’auto. Si veda i magistrati paragonati alle BR, portatori di una dittatura che intende sovvertire la volontà popolare [slogan recitato anche dinanzi ad Obama, in uno dei momenti più bassi di tutta la nostra storia repubblicana]. Il premier è ormai lontanissimo dai molti problemi concreti delle città e del Paese, arroccato in un palazzo dove si pensa esclusivamente a mantenere interessi, poteri e rendite. Ed è questo il motivo che ha portato non solo al tracollo del PdL, ma anche alla sconfitta della Lega, troppo compromessa dall’alleanza di Governo. Insomma, un terremoto che non potrà non avere serie ricadute politiche nell’immediato futuro e che oggi consegna il Paese alle possibilità di una nuova stagione.

Fare silenzio

Fare silenzio

In questi ultimi tempi la voglia di scrivere di politica è nulla. Anche perchè in Italia la politica non esiste. E’ forse politica sostenere che un proprio avversario “non si lava”, oppure che è un ladro, sapendo che non è vero? E’ politica quella che consente ad un plurimputato di insultare ogni giorno la magistratura che fa il proprio lavoro? E’ davvero politica quella che in televisione oscura le ragioni di chi porta avanti idee opposte a quelle del Governo? Ecco perchè mi taccio e faccio mia una riflessione di Concita De Gregorio.

«Ci sono giorni in cui si resta ammutoliti. Viene da ridere, poi da piangere, poi da non crederci. […] In fondo persino nel giorno in cui dice che vuole portare i sacchi di immondizia in procura, che vuole più poteri di Napolitano e che i leader della sinistra non si lavano – così, tutto insieme, in sequenza, la riforma costituzionale Bersani puzzolente i giudici che sono un cancro e la sapete l’ultima sui negri, mancano solo le corna le puzzette a ritmo di swing e una tarantella coi rutti – ecco persino in un giorno così, anzi soprattutto davanti all’evidenza patetica di una maschera grottesca, quello che davvero stringe il cuore e fa montare la rabbia non è lui, siamo noi. Sono gli italiani che ancora ci credono e quelli che non sono stati in grado di smascherarlo, di farsi alternativa, di ribellarsi al ridicolo dietro a cui cela i suoi interessi. […] Bisognerebbe fare silenzio, lasciare un momento che questo vergognoso frastuono risuonasse da solo. Sperare che la pornografia delle parole possa saturare e infine stancare anche gli insaziabili. Resta solo da stabilire quanto tempo ci vorrà ancora, perché non ne resta più molto. Per quante generazioni i figli dei figli saranno chiamati a ricostruire e a far dimenticare le macerie prodotte dall’inettitudine dei padri?»

La democrazia imbrogliata

La democrazia imbrogliata

«Se avessimo fatto il referendum avremmo rinunciato al nucleare per lungo tempo; invece io spero che tra 1 o 2 anni si potrà ritornare sulla scelta dopo che si sarà fatta chiarezza sulla tecnologia». Questa dichiarazione di silvio berlusconi, rilasciata ieri durante la conferenza stampa alla fine del vertice bilaterale Italia-Francia, nasconde molto di più che la semplice arroganza di un potere che non intende accettare limitazioni. C’è infatti anche la concezione di una democrazia che è tale solo nelle parole, mentre non esiste più nella realtà delle cose. E’ certamente vero che negli ultimi anni il referendum è diventato uno strumento di cui si è abusato, tuttavia tale istituto resta un momento alto di ogni democrazia che si rispetti: un’occasione con cui il popolo decide in prima persona, senza alcun filtro, di questioni importanti per la collettività. Boicottarlo in questo modo rappresenta un vero e proprio colpo di mano istituzionale [a cui spero la Cassazione possa porre rimedio] e dimostra che, al di là del becero populismo dei proclami per cui la volontà popolare è considerata al di sopra di ogni cosa, questo Governo mira esclusivamente a conservare il proprio potere fascista. Un potere che di fatto impedisce all’elettorato di esprimersi, se in contrasto con chi comanda.

Come non condividere allora le parole dell’intellettuale Asor Rosa che, a proposito di quanto sta accadendo, parla di  «uno snaturamento radicale delle regole in nome della cosiddetta “sovranità popolare”, la fine della separazione dei poteri, la mortificazione di ogni forma di “pubblico” [scuola, giustizia, forze armate, forze dell’ordine, apparati dello stato, ecc.], e in ultima analisi la creazione di un nuovo sistema populistico-autoritario, dal quale non sarà più possibile [o difficilissimo, ai limiti e oltre i confini della guerra civile] uscire?».

Scripta Manent

Scripta Manent

Siamo alle comiche finali. Il PdL è un partito confuso, allo sbando, dove berlusconi si occupa ormai solo della propria guerra personale contro i magistrati, ed i maggiorenti stanno lottando uno contro l’altro allo scopo di ereditarne la guida. Non si può spiegare altrimenti la vergognosa vicenda dei manifesti “Via le BR dalle Procure” con cui in queste settimane si è tappezzata Milano, e contro i quali ieri ha tuonato Napolitano. La responsabilità di questa ignobile operazione è stata assunta da Roberto Lassini, un candidato nella lista del Partito delle Libertà alle prossime elezioni comunali.

Oggi il PdL – Sindaco di Milano e Presidente del Senato in testa – pretende il ritiro della sua candidatura. Resta però da capire di cosa è colpevole Lassini, visto che i suoi manifesti riprendono dichiarazioni che il Presidente del Consiglio rilascia ormai da tempo. Solo 10 giorni fa, ad esempio, aveva affermato: «Devo liberare il paese dai giudici. La magistratura in Italia è un cancro, una metastasi. Abbiamo avuto le Brigate Rosse che usavano i mitra, ma certi pubblici ministeri sono peggiori perché usano il potere giudiziario, sono più pericolosi per la democrazia». E’ evidente allora che questi manifesti non sono altro che il frutto di un clima avvelenato di cui è responsabile il premier, quindi, quando Schifani chiede la testa di Lassini, non si vede perchè non debba fare altrettanto con berlusconi, a meno che certe cose sia possibile dirle ma non scriverle. Chissà.

Meglio coglione che puttaniere

Meglio coglione che puttaniere

Quanto successo martedì alla Camera rappresenta una delle pagine più umilianti della Storia della nostra Repubblica. Il Parlamento ha sentenziato che berlusconi credeva realmente che Ruby fosse la nipote di Mubarak [solo in questo caso infatti i reati di cui è accusato il premier sarebbero di competenza del Tribunale dei Ministri]. Come se essere guidati da un 75enne sprovveduto e boccalone che crede alle balle raccontategli da una ragazzina di 17 anni costituisca qualcosa di cui menar vanto, qualcosa che sia – perlomeno politicamente – meno devastante dell’avere un Presidente del Consiglio concussore e puttaniere. Ma il Cavaliere non può affrontare il processo dimostrando la sua innocenza, quindi gli va bene persino passare da coglione. Preferisce trascinare il Paese in un conflitto istituzionale senza precedenti e mettere a rischio migliaia di processi, pur di evitare il giudizio. Tanto il suo elettorato non sa o non capisce, avvelenato com’è dalla quotidiana disinformazione di regime.

Così Gad Lerner due giorni fa sul suo blog: «I 314 deputati che quest’oggi si sono dichiarati convinti Berlusconi abbia agito “nell’esercizio delle funzioni” di Presidente del Consiglio telefonando la notte del 27 maggio 2010 alla Questura di Milano per sollecitare il rilascio di Ruby, si sono ricoperti di vergogna e disonore. Sono protagonisti attivi del degrado morale di una nazione. Così i posteri li ricorderanno». Io aggiungo solo che tra i colpevoli di tale infamante degrado vi saranno anche coloro che alle prossime elezioni voteranno ancora per PdL e Lega.

Il Grande Carnevale

Il Grande Carnevale

Ho sempre più difficoltà a commentare i fatti della nostra politica, senza provare un forte senso di disgusto, rabbia, vergogna e stanchezza. Incapaci di pianificare alcunchè, viviamo come dentro un grande carnevale mediatico [il riferimento al capolavoro di Billy Wilder non è puramente casuale] in cui tutto è emergenza e tutto si strumentalizza. La grave crisi di Lampedusa in cui migliaia di migranti si trovano come animali ammassati l’uno sull’altro, ottiene da un lato la volgare risposta di Bossi “fuori dalle balle” e dall’altra la demogagica e cialtronesca trovata di berlusconi di candidare l’isola siciliana al Nobel per la Pace. La televisione è sempre più al centro del discorso politico. Si prova – fortunatamente senza al momento riuscirvi – ad imbavagliare le trasmissioni di approndimento politico ancora libere in vista delle prossime elezioni, si licenzia Masi perchè incapace di far chiudere Annozero, si specula persino sul sisma dell’Aquila, inventandosi una finta terremotata che a Forum ringrazia in diretta il Governo per quanto fatto dopo la catastrofe, si trasforma infine la presenza del Cavaliere al Palazzo di Giustizia in una furba mossa propagandistica da reiterare sui TG di regime per provare al popolino che lui ai processi ci và.

Tutto questo mentre il premier accelera senza la minima vergogna – nonostante le assicurazioni che non si sarebbe più ricorso a leggi ad personam – al fine di far approvare in tempi brevissimi la prescrizione breve, che oltre a presentare tratti di dubbia costituzionalità mette incidentalmente a rischio migliaia di processi.

Di leggi ad personam e claque in aula

Di leggi ad personam e claque in aula

Cosa c’è di più efficace di una guerra per distrarre l’opinione pubblica dalle misere questioni interne al nostro Governo? E si sa che in Italia quando si parla di questioni interne al Governo in realtà ci si riferisce ai tentativi del Premier di sfuggire ai procedimenti penali che lo riguardano. Ecco allora che ieri, in piena operazione “Odissea all’alba“, la Commissione Giustizia della Camera ha approvato la norma taglia-prescrizione per gli incensurati. L’emendamento, cucito con precisione sartoriale sulle esigenze processuali di berlusconi dall’onorevole [sic!] Maurizio Paniz, se approvato in modo definitivo fisserà la prescrizione del Processo Mills fra 3 mesi, invece che a febbraio dell’anno prossimo, con le logiche conseguenze che tutti possono immaginare.

Coincidenza vuole che il Processo Mills sia ripreso proprio due giorni fa, con la gustosa novità della presenza di  un gruppetto di sostenitori del PdL, in aula per applaudire gli avvocati del Premier. Così Michele Serra sull’accaduto: «L’Italia è un paese immerso nello show da parecchi anni, ma la scena che si è vista ieri al tribunale di Milano era ancora inedita: la claque in un aula di giustizia. […] Tifosi organizzati, con volti e linguaggio da studio televisivo del pomeriggio, hanno pensato che il processo fosse un ottima occasione per dare corpo, sia pure in miniatura, al loro amore per “Silvio”. L’idea di totale incongruenza politico-giuridica che eruttava dalle parole e dal comportamento dei Silvio-boys [and girls] rimanda direttamente allo sfascio strutturale del discorso pubblico di questo Paese, affidato alle viscere, ai moti affettuosi e/o ringhiosi, alle affermazioni più rudimentali [“io sto con lui qualunque cosa abbia fatto”, “lasciatelo lavorare”, “smettetela di prendervela con lui”]»Questo è il Paese che ci ritroviamo dopo un ventennio di berlusconismo. Su queste macerie toccherà lavorare per anni, al fine di riportare l’Italia sui livelli degli altri Stati democratici del mondo.

Lo specchio per le allodole

Lo specchio per le allodole

E’ finalmente chiara la strategia che berlusconi e i suoi hanno approntato per uscire politicamente illesi dai processi che attendono il premier. Tramonatata l’idea di adottare l’ennesima legge ad personam, per via della crescente indignazione di una larga fetta della pubblica opinione [del resto Ghedini l’ha affermato pubblicamente: «sarebbe un autogol» riferendosi alla proposta di legge sulla prescrizione breve presentata da un deputato del PdL], si punta tutto sulla riforma costituzionale della giustizia.

Una riforma epocale, come ha annunciato ieri il Presidente del Consiglio, che però difficilmente vedrà mai la luce, se non in tempi lunghissimi e con tutte le incognite che può presentare un’approvazione via referendum, vista l’impossibilità di raggiungere una maggioranza qualificata in Parlamento. Ecco quindi che il senso di quest’ipotetica riforma sta nell’uso che il premier ne farà di specchio per le allodole, nell’eventualità di una sua condanna. In quel momento infatti gli sarà fin troppo facile convincere il suo elettorato [che per una buona parte non brilla certo per intelligenza o cultura] d’essere vittima [ruolo berlusconiano per eccellenza] di una ritorsione da parte dei magistrati, colpiti nei propri interessi dalla formidabile e lungimirante riforma posta in essere dal suo Governo. Tutto ciò naturalmente senza neppure considerare la minuscola anomalia di una revisione del sistema giudiziario attuata da un pluri imputato! Nel resto del mondo sarebbe una barzelletta. In Italia è l’arrogante realtà.

Amicizie vere

Amicizie vere

A proposito della posizione italiana circa quanto sta succedendo nei Paesi del Maghreb, si fa un gran parlare di real politik e di rilevantissimi interessi economici. Credo però che l’Italia non sia l’unico Paese europeo ad avere rapporti commerciali in quella regione così nevralgica, eppure è il solo a mostrarsi tanto refrattario ad assumere una posizione di aperta critica verso quei regimi dittatoriali. Evidentemente c’è anche dell’altro. Lo scorso 23 dicembre, durante la consueta conferenza stampa di fine anno, berlusconi dichiara: «Io sono legato da un’amicizia vera con tutti i leader di questi paesi, col presidente Mubarak e la sua famiglia, col presidente Bouteflika, mio coetaneo, con il leader della Libia e con Ben Ali, presidente della Tunisia». E’ forse un caso che il nostro Presidente del Consiglio riesca a stringere rapporti privilegiati con personaggi discutibilissimi come questi 4 storici tiranni nordafricani?

In particolare col Colonnello Gheddafi berlusconi ha in comune la maschera patetica di chi cerca di sfuggire al tempo che passa con ogni mezzo: che sia la chirurgia estetica, la tintura dei capelli [finti], il rialzo dei tacchi o la compagnia di giovanissime ragazze. Entrambi hanno la medesima concezione del sesso femminile, visto come subalterno e decorativo, spesso comperato con il denaro. Ma le analogie purtroppo non si fermano qui. Berlusconi infatti ha più volte dimostrato di vagheggiare un Esecutivo che non tenga conto della Costituzione, delle funzioni degli organi istituzionali, della voce dell’opposizione, del ruolo delle parti sociali, dei diritti dell’informazione e così via. Comandare e non governare. E si dà il caso che questa cosa Gheddafi la conosca bene. Si chiama tirannia. La stessa che in Libia sta reprimendo nel sangue una grande rivolta popolare per la libertà.

Come Silvio nessuno

Come Silvio nessuno

Il 6 aprile il Presidente del Consiglio sarà processato per concussione e prostituzione minorile da un collegio tutto al femminile. E’ il primo caso al mondo, perlomeno tra i paesi a regime democratico. Se è per questo, non ha corrispettivi neppure il fatto che il capo di un governo occidentale fondi un partito insieme ad un uomo condannato a 7 anni per concorso in associazione mafiosa. Senza precedenti anche la circostanza che un premier sia al tempo stesso imputato in altri 3 processi, che peraltro riprenderanno a breve: Il 28 febbraio  il cosiddetto processo Mediaset, sul presunto uso di fondi neri nei diritti cinematografici. Il 5 marzo l’udienza preliminare del processo Mediatrade, in cui berlusconi è accusato di frode fiscale e appropriazione indebita. L’11 marzo il processo sulla presunta corruzione dell’avvocato Mills.Sgombriamo il campo dal benchè minimo dubbio: non c’è nessun politico nell’Occidente democratico – tantomeno  nel nostro Paese – assimilabile a berlusconi, e questo nonostante che il grossolano qualunquismo di Beppe Grillo e la violenta propaganda mediatica del premier tentino di far passare la mistificazione secondo cui la nostra classe politica sia omologabile. La casta più pericolosa in Italia è quella prodotta dall’ignoranza di coloro che continuano a votarlo e dalla sfacciata protervia di chi nel PdL e nella Lega ancora non rinuncia a difenderlo. Un analfabetismo sociale e culturale da una parte ed un potere corrotto dall’altra costituiscono le due facce della stessa terribile medaglia,  in opposizione alla quale nei prossimi mesi ognuno dovrà fare la sua parte, in Parlamento così come nelle piazze.