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Categoria: romani

Nucleare? No grazie!

Nucleare? No grazie!

La decisione italiana di andare avanti col nucleare dà la misura esatta della cieca ottusità di questa maggioranza, laddove invece in Paesi come la Germania, la Svizzera o la Francia – ma non solo – si è saggiamente deciso di frenare, sulla scorta dell’immane tragedia giapponese. Lo scorso lunedì il Ministro per l’Ambiente [sic!] Prestigiacomo si è spinta persino a parlare di  «sciacallaggio politico» e di «macabra speculazione», riferendosi a coloro che in questi giorni nel nostro Paese hanno chiesto al Governo un ripensamento sulla scelta nucleare.

Ancora una volta si deve segnalare il grande malcostume tutto italiano di fare di questi temi terreno politico, mentre ciò che in un modo o nel’altro ha impatto sulla salute e sull’ambiente dovrebbe essere considerato secondo una prospettiva diversa da quella dettata da cinici giochi di partito. Solo il mese scorso con il Decreto Romani il Governo aveva deciso, fra mille polemiche, la sospensione degli incentivi alle energie rinnovabili, impedendo di fatto la realizzazione di impianti fotovoltaici ed eolici, ed oggi – per evitare di perdere la faccia e per non andar contro gli interessi economici in ballo – preferisce affermare, come ha fatto l’onorevole [sic!!] Cicchitto, che «la posizione del governo italiano sul nucleare rimane quella che è, non è che si può cambiare idea ogni minuto». Tuttavia, in previsione del referendum del 12 giugno, questa posizione intransigente si smorzerà, nel tentativo – sempre strumentale – di non consegnare all’opposizione un motivo in più di presa presso la pubblica opinione, sempre più contraria alla costruzione di centrali nucleari sul territorio nazionale. L’obiettivo finale della maggioranza è quello di salvare almeno gli altri due quesiti referendari [legittimo impedimento e privatizzazione dell’acqua], evitando che si raggiunga il quorum necessario, traguardo che ora – sulla spinta psicologica dell’emergenza nucleare in Giappone – diventa decisamente più vicino.

Vox video, vox dei

Vox video, vox dei

Perchè la sinistra è fortemente responsabile dello sfacelo culturale, sociale e politico di questo Paese? Perchè non si è mai opposta con coraggio all’ingresso in politica di berlusconi prima, e ai suoi governi poi. Inizialmente si è trattato di un gigantesco errore di sottovalutazione del personaggio e della sua innegabile capacità di persuasione presso la pubblica opinione. Lo sbaglio successivo è avvenuto, quando – avendone la possibilità – si è preferito continuare a non regolamentare l’anomalia tutta italiana che consente ad un tycoon mediatico di ricoprire ruoli istituzionali. All’origine di questa sciagurata decisione ci sono stati degli inciuci e dei baratti, ma anche il timore che Berlusconi potesse vestire i panni della vittima e chiamare il popolo all’insurrezione contro lo stato illiberale.

Il risultato deflagrante è oggi sotto gli occhi di tutti. La società Vidierre, la prima società italiana nel monitoraggio dei media, ha recentemente verificato lo stato dell’informazione televisiva. Una situazione che riflette una condizione di completa sottomissione ad un regime videocratico in cui il proprietario di una concentrazione televisiva privata che già dispone di tre reti [e quindi di 3 telegiornali] è anche colui che nomina di fatto i dirigenti della tv pubblica e i direttori dei telegiornali pubblici. Non solo berlusconi con i suoi 997 minuti negli ultimi 9 mesi è il politico più presente nei principali TG, ma da solo ha ottenuto quasi lo stesso risultato di tutti i rappresentanti dell’intera opposizione, che messi insieme risultano presenti per 1052 minuti. Manco a dirlo tutti gli esponenti del centrodestra, ad eccezione – guarda un pò – dei finiani, si trovano ai primi posti, ivi compresi i direttori dei giornali di famiglia: Il Giornale e Libero. Se è vero, come è vero, che una larghissima fetta dell’elettorato italiano forma le proprie convinzioni attraverso i telegiornali più seguiti, è facile comprendere quale razza di violenta perversione si consuma sempre più sfacciatamente nel nostro Paese. Perversione a cui non è affatto estranea la nomina di ieri di Paolo Romani a Ministro dello Sviluppo Economico. Ex dirigente Fininvest [ma và?], Romani ha infatti tra i suoi compiti quello di stendere il contratto di servizio tra Stato e Rai.